Il buon cuore - Anno IX, n. 50 - 10 dicembre 1910/Religione

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Educazione ed Istruzione Società Amici del bene

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Vangelo della domenica quinta d'Avvento


Testo del Vangelo.


Giovanni rende testimonianza di Lui, e grida dicendo: Questi è colai del quale io diceva: Quegli che verrà dopo di me è da più di me perchè era prima di me. E della pienezza di Lui noi tutti abbiamo ricevuto una grazia in cambio di un’altra: perchè da Mosè fu data la legge: la grazia e la verità per Gesù Cristo fu fatta. Nessuno ha mai veduto Dio: l’Unigenito Figliuolo, che è nel seno del Padre, Egli ce lo ha rivelato. Ed ecco la testimonianza che rende Giovanni, quando i Giudei mandarono a Gerusalemme i sacerdoti e leviti a lui, per domandargli: Chi sei tu! Ed ei confessò, e non negò; e confessò: Non sono io il Cristo. Ed essi gli domandarono: E che adunque: Sei tu Elia? Ed ei rispose: Nol sono. Sei tu il Profeta? Ed ei rispose: No. Gli dissero pertanto: Chi sei tu, affinché possiamo rendere risposta a chi ci ha mandato? Che dici di te stesso? Io sono, disse, la voce di colui che grida nel deserto: Raddrizzate le vie del Signore, come ha detto il profeta Isaia. E questi messi eran della setta dei Farisei, e lo interrogarono dicendogli: Come adunque battezzi tu, se non sei il Cristo, nè Elia, nè il profeta? Giovanni rispose loro e disse: Io battezzo nell’acqua; ma v’ha in mezzo a voi uno, che voi non conoscete: questi è quegli che verrà dopo di me, a cui io non son degno di slegare i legaccioli delle scarpe. Queste cose successero a Betania al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

S. GIOVANNI, Cap.

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Pensieri.


«....Da Gesù Cristo è venuta la grazia e la verità. n E la testimonianza che ogni anima cristiana, veramente tocca e convinta della rivelazione di Gesù, dovrebbe rendere: è la testimonianza che dovremmo rendere anche noi: la rendiamo? Sentiamo noi, nel profondo della nostra coscienza, la grazia che vien da Gesù, la verità che emana da Lui? È grazia solenne, è verità austera: i Vangeli ce ne conservano, con l’espressione letterale, il soffio potente e vivificatore: l’accogliamo? Da Gesù Cristo è venuta la verità, non la verità scientifica, frutto di indagine e di studio dell’universo, ma la verità che salva, che è frutto di profonde esperienze divine.

Da Gesù è venuta la luce che rischiara l’intimo valore delle cose tutte, è venuta la grazia che stimola a non apprezzar che ciò che dura oltre la vita, oltre la morte e a profittar di quelle che cadono, solo in quanto sono scala, son mezzo per arrivare alle prime. In Gesù è la grazia e la luce: in esso è ciò che può saziare uno spirito: ci basta Gesù e la sua rivelazione? Oh, noi avremmo orrore a rispondere di no! Ma che risposta diamo praticamente con la nostra vita? Se ci basta la grazia di Gesù, perchè diam tanta parte del nostro affetto e delle nostre cure alle cose che passano, peggio, alle vanità del mondo e alle sue consuetudini? Se ci basta la luce di Gesù, perchè non la ricerchiamo non ce ne abbeveriamo, attingendola alla sua fonte, al suo Vangelo?

I Giudei interrogano Giovanni per chiedergli perchè egli battezza, non essendo nè il Cristo, nè Elia, nè un profeta.

Pare che essi lo considerino quasi un intruso.... pare non abbian capita la sua precedente profonda risposta: «io son voce che grida nel deserto: appianate le vie del Signore.»

I Giudei chiedono un incarico ufficiale: Giovanni s’appella alla sua chiamata interiore.... a quel che è essenziale e senza cui poco fa anche la veste ufficiale. Ogni anima profondamente religiosa è, senza volerlo, un apostolo: tutta la sua vita è un’efficace predicazione! Per di più, dilatata dall’amore, essa si sente irresistibilmente portata a dire ai fratelli dove essa stessa trovò vita e pace, a dire, basata sulla propria esperienza, dove sono le difficoltà da superare e quali gli ostacoli da vincere per poter arrivare alla meta. Anzi solo queste anime esperte delle cose del Signore sono i veri apostoli dello spirito.... Beate le anime che trovano simili guide per portarle al Signore.


Giovanni dà un’altra risposta umile e grande a’ suoi interrogatori: Egli non è che l’araldo di Colui che verrà, al quale non è pur degno di sciogliere il legaccio dei calzari. Egli prepara la via, ma poi si ritrarrà.... a chi verrà spetta l’onore dell’operare, dell’edificare, del salvare.

Ogni vero ministro dello spirito è umile e riguardoso così. Preparar le anime a udire la voce di Dio, ma non riempirle della propria....; sgombrare un campo, non assediarlo; appianare una via, non invaderla.... Quando noi vogliamo avvicinare qualcuno a Dio operiamo umilmente, prudentemente così? O non cerchiamo piuttosto di dar del nostro, di imporre qualcosa di noi alle anime che ci stanno intorno? Non è vero che ci pare che proprio il nostro tipo di spiritualità sia il migliore e che esso si debba raccomandare anche altrui, senza badare se esso limita la sacra libertà degli spiriti, se non risponde alle loro inclinazioni particolari?.... Io rammento sempre le parole di un prete santo e sapiente, parole udite da tanti e tanti anni, ma che ora mi tornano alla mente: Ho così paura di parlar troppo io alle anime e di impedire con ciò che direttamente intendano la voce di Dio!

Abbiamo anche noi paura così: rispettiamo la libertà degli spiriti; prepariamo la via, ma poi teniamoci in disparte.... i miracoli della grazia e della salvazione non posson esser l’opera dell’uomo, ma son quella dell’onnipotente e misericordioso Signore.


Don RODOLFO DOSSI


Aveva celebrato messa solenne la mattina di S. Ambrogio allo splendido altare della sua chiesa prepositurale di S. Francesco da Paola e a tutti era poi apparso come sempre col suo sorriso buono, colla barzelletta sempre pronta, colla espressione caratteristica del suo animo sereno. Nelle ore pomeridiane aveva fatto riudire a’ suoi fedeli la sua voce tenorile nelle sacre funzioni, poi aveva confessato in preparazione della festa dell’Immacolata, quando un male fulmineo lo colse alla testa, e vane riuscirono tutte le cure affettuose dei famigliari, di medici, amici, degli affezionati coadiutori. Così, colla rapidità della folgore, l’amato proposto Don Rodolfo Dossi, proprio quando si credeva di vederlo presto elevato all’ufficio vescovile, è scomparso dalla faccia della terra, lasciando parenti, superiori, colleghi, dipendenti, parrocchiani e amici nel più profondo dolore.

Era nato a Monza il 9 febbraio 1854 e negli studi si era manifestato degno nipote dell’esimio Monsignor Annoni, Arciprete di quell’insigne Basilica. Ordinato nel. 1876, fu per due anni coadiutore a Inzago, indi cappellano al Riformatorio della Pace, poi per tredici anni coadiutore a S. Francesco da Paola, e più tardi proposto di S. Maria Segreta. Nel giugno del 1901 il Dossi ritornò come proposto nella Parrocchia di S. Francesco da Paola, ove fu accolto come cara conoscenza. Stimato ed amato da tutti, fu prediletto specialmente da S. Em. il Cardinale Arcivescovo, che gli affidò importanti e delicati uffici.

Dio ha voluto chiamare a sè — ahi, troppo presto! — l’anima serena del pio sacerdote!