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Il buon cuore - Anno X, n. 02 - 7 gennaio 1911/Religione

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Religione

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Educazione ed Istruzione Società Amici del bene

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Vangelo della domenica prima dopo l’Epifania


Testo del Vangelo.

E quando Egli fu arrivato all’età di dodici anni, essendo essi andati a Gerusalemme, secondo il solito di quella solennità, allorchè passati quei giorni, se ne ritornarono, rimase il fanciullo Gesù in Gerusalemme e non se ne accorsero i suoi genitori. E pensandosi, che Egli fosse coi compagni, camminarono una giornata, e lo andavano cercando tra i parenti e conoscenti. Nè avendolo trovato, tornarono a Gerusalemme a ricercarlo. [p. 15 modifica]E avvenne che dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, che sedeva in mezzo ai dottori, e gli ascoltava e gl’interrogava. E tutti quei che l’udivano, restavano attoniti della sua sapienza e delle sue risposte. E vedendolo (i genitori) ne fecero le meraviglie. E la madre sua gli disse: Figlio, perchè ci hai tu fatto questo? Ecco che il padre ed io addolorati andavamo di te in cerca. Ed Egli disse loro: Perché mi cercavate voi? Non sapevate, come nelle cose spettanti al Padre mio devo occuparmi? Ed eglino non compresero quel che Egli aveva lor detto. E se ne andò con essi, e fe’ ritorno a Nazareth, ed era ad essi soggetto. E la Madre sua di tutte queste cose faceva conserva in cuor suo. E Gesù avanzava in sapienza, in età e in grazia appresso a Dio e appresso gli uomini.

Pensieri.

Dieci versetti, quelli che la Chiesa oggi ci invita a leggere, che contengono ammaestramenti per tutti, per chi dirige e per chi è diretto, per chi governa e per chi è governato, per chi sta in alto e per chi sta in basso.

Noi ci troviamo ora da un lato, ora da altro; ora soggetti nonostante l’età o la coltura; ora avendo missione educatrice. Avviciniamoci dunque con animo aperto e cuore docile alla parola pel Vangelo che risponde ai nostri bisogni, che ci indica i nostri doveri, che in Gesù ci mostra come essi devono essere attuati.

Gesù è con i suoi parenti, con essi compie il pellegrinaggio tradizionale e poi, mentre essi tornano al loro paese, Egli, senza dir nulla, rimane nella città santa, nel tempio.

Spauriti Maria e Giuseppe tornano sui loro passi, cercano del fanciullo, lo ritrovano, lo riconducono con sè. Gesù ubbidisce allo spirito e ubbidisce a sua madre. Spinto della sua vocazione resta nel tempio a disputar coi dottori; chiamato dalla voce materna torna alla famiglia, alla casa.

La voce divina che risuona nel cuore, che assume il tono di un comando, di un invito contro cui non si può resistere deve essere ascoltata, deve essere seguita.... C’è però il tempo d’operare e c’è quello d’attendere, d’aspettare.

Dio he ci chiama a lavorare in un dato modo, che ha messo una speciale inclinazione nei nostri cuori, ci ha pur messo, per legge di natura, il rispetto e l’amore.... Si può, si deve seguir l’impulso interiore senza urtare, senza scuotere gli affetti o le conclusioni che formano la nostra vita sociale. Un equilibrio perfetto nel compimento di questi due doveri è difficile trovarlo e, a volte, quando gli ostacoli umani si impongono troppo e giganteggia la pressione dello spirito, possono venire momenti dolorosi e gravi...: nella pratica è così, ma non dobbiamo mai dimenticare che ogni affetto, ogni autorità ha un limite; e che anche il sacrificio alle inclinazioni nostre non può. spingersi fino a disconoscere in esse quel che è chiamata dello spirito.

Vediamo la risposta di Gesù a Maria, meditiamola «Non sapevate come io devo essere in quel che spetta al Padre mio?» e, insieme, vediamo la seguente parola dell’evangelista: — E se ne andò con essi e fu ad essi soggetto. — Sono i limiti fra i quali- deve aggirarsi la nostra libertà e la nostra ubbidienza: in che grado? Ce lo suggerirà il Signore ogni volta che, nel bisogno, noi lo imploreremo.

La parola a coloro che devono ubbidire è forse più facile che non quella a coloro che devono guidare.

Anche sacrificandosi finchè non giunga l’ora della piena attuazione dei propri ideali, chi si piega, non s’oppone allo spirito, anzi, nella mortificazione e nell’attesa può anche meglio disporsi a lavorare per esso.

Non è più così, invece, quando non si tratta che di guidare, di limitare. Con che timore e tremore ognuno di noi dovrebbe assumere il compito arduo e grave! E invece con che leggerezza, con che disinvoltura, con che alterigia, a volte, noi ci si accinge a comandare, a dirigere!

Oh, specialmente quando si tratta dell’educazione morale, della scelta della via da prendere, di ciò: che deciderà dell’avvenire, specialmente quando si tratta di intralciare, di rompere moti che possono essere espressione di una chiamata interiore, di una voce divina, badiamo bene a quel che facciamo, riflettiamo al pericolo che corriamo di legare un’anima, di costringerla a seguire il pensiero nostro invece di quello di Dio. Vorremo crederci noi più spirituali, più illuminati, infallibili, quasi, per la funzione nostra sociale? E non abbiamo mai dovuto rimproverarci d’aver abusato o usato male d’una superiorità, che, nell’ideale non dovrebbe essere che un servizio per i più deboli, per i più giovini? E se chi è più giovane di noi nella compagine sociale avesse più luce divina, fosse più pronto di noi ad accoglierla?... Se il suo occhio vedesse ciò che noi non vediamo?...

Oh, preghiamo, preghiamo assai prima di usare della nostra autorità, specialmente se si deve usare come comando, come coercizione.... Le nostre rette intenzioni e la nostra buona fede possono giustificarci davanti a Dio e lasciarci senza colpa.... ma le conseguenze, se noi operiamo senza prudente sapienza, nessuno potrà toglierle mai.... E chi le misura le conseguenze di dolore e di affanno che posson venire da un atto di autorità usato male? Ripeto, preghiamo e supplichiamo con umiltà somma prima di accingerci a sì difficile dovere.

Io penso che Maria se avesse compreso le parole del suo divino figliolo non l’avrebbe ricercato nè richiamato mai più I Ma, dice il Vangelo, essi, Maria e Giuseppe, non compresero ciò che aveva lor detto.

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