Il buon cuore - Anno XII, n. 22 - 31 maggio 1913/Educazione ed Istruzione

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Il buon cuore - Anno XII, n. 22 - 31 maggio 1913 Religione

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II Congresso per l’Assistenza all’Emigrazione



Nel salone di via Vivaio, con un largo concorso di aderenti e di autorità, si è inaugurato il primo Congresso Italiano della Assistenza alla emigrazione continentale. Sul banco della presidenza era stato esposto il ritratto del Re: di fronte dalla loggia, figurava il ritratto del Papa.

Alle 10, accolto dalla marcia reale, eseguita dall’orchestra dei ciechi, giunse il Conte di Torino. Ai suoi. lati presero posto il prefetto, sen. Panizzardi; il conte Oldofredi, in rappresentanza della Regina Margherita; il tenente generale Di Majo, comandante la divisione, e le dame patronesse dell’Opera di assistenza. Sono pure presenti il generale Porro, i senatori Facheris, Pirelli, Gavazzi, Mangiagalli, Celoria, Majnoni d’Intignano, Ponti, Arnaboldi, Pippo Vigoni, Bettoni; i deputati on. Cornaggia, Della Porta, ed Elia Morpurgo. Erano pure presenti alcuni consoli.

Prese per primo la parola il sindaco on. Greppi, che nobilmente portò il saluto di Milano ai congressisti e a mons. Bonomelli il cui nome è indissolubilmente legato all’Opera degli emigranti.

La sua voce — egli disse — è la voce della simpatia più disinteressata per chiunque lavori, per chiunque soffra; è il monito più alto e severo a chiunque abbia autorità, ingegno e ricchezza affinchè rivolga l’opera sua a favore dei meno fortunati.

L’oratore accennò poi brevemente alla grande importanza dei problemi che il Congresso deve discutere e concluse: Probabilmente in questo Congresso determinerete le condizioni sotto le quali l’emigrazione può essere consigliata e favorita; e, se queste condizioni porteranno il nome di Statuto di Milano, questo statuto sarà degno di fare riscontro all’Editto di Costantino.

Grandi applausi salutarono l’oratore. Seguì il senatore ambasciatore conte Gallina, R. Commissario della emigrazione e rappresentante del Ministro degli Esteri. Egli affermò di aver avuto ampio campo di apprezzare l’attività ognora crescente dell’Opera bonomelliana: e all’illustre prelatome tributò viva lode.

— Dal presente Congresso il commissariato della emigrazione attende di conoscere i nuovi bisogni e le nuove aspirazioni di questi forti figli dell’Italia nostra che portano attraverso tutta Europa la vigoria infaticata delle loro braccia, affine di additare alla vigile costante sollecitudine del Governo del Re i provvedimenti più atti a migliorare le loro condizioni.

— L’interessamento vostro, o signori, è indice che una sola grande idealità prevale ed anima gli sforzi comuni, idealità della grandezza e della dignità della Patria che sono’trettamente collegate al benessere morale e materiale dei suoi figli all’estero. Vivi applausi, che si ripetono poi entusiasticamente quando si alzò


Monsignor Bonomelli.


Il Vescovo illustre rivolse il suo primo pensiero a Dio che egli fervorosamente ringraziò per avergli concesso di assistere alla realizzazione del suo antico sogno: vedere nelle masse emigranti riaffermata e profonda la coscienza della Patria, nella Patria vigile ed amorosa la cura pei suoi figli lontani.

Dimostrò poi ricordando anche la loro mirabile condotta durante la guerra libica, come brilli ora di luce fervida fra gli operai la fiamma dell’amore all’Italia. E ’questa è ora vigile ed amorosa pei suoi figli che tutela con provvide leggi e con il fiorire delle grandi opere di patronato. Affermò che di [p. 170 modifica]sta mirabile rispondenza d’affetti e d’opere tra la Patria e gli emigranti è necessario coefficiente la fede dei nostri padri, quella fede che rende meno aspra la vita dell’esilio, fra le giogaie dei monti o presso i pozzi delle miniere, ai missionari ed alle suore, questi religiosi pionieri dell’emigrazione. In così vasto lavoro è necessario di scrutare innanzi a sè il cammino lungo ed aspro che rimane ancora da percorrere. Occorre esaminare quali nuove forme di assistenza esigano le mutate condizioni della massa emigratrice, quali miglioramenti sí possano introdurre nei servizi ufficiali e nell’attività dei patronati, quali opportune integrazioni e modifiche suggerisca la esperienza nel campo della coltura popolare, ’della tutela igienica e morale, della stani, pa, ecc. Ringraziò poi la Regina Madre che concesse il suo alto patrocinio, la Duchessa Madre d’Aosta, il Duca di Genova che accettava la presidenza dei comitati d’onore, il Conte di Torino che a con la sua ambita presenza suggella l’alto carattere nazionale di questa manifestazione». Ringraziò ’anche il cardinale Ferrari, i cardinali Agliardi e Lualdi, il conte Gallina; porse un saluto ed un ringraziamento infine alle autorità cittadine ed in particolare al Sindaco ed al Prefetto. Grato ai congressisti del loro intervento, concluse: «Ci rifulga innanzi agli occhi la bandiera d’Italia e ricordiamo che nel cuore di essa campeggia, simbolo venerato, la Croce». E così si chiuse la seduta inaugurale. In seguito si tennero sedute laboriose per la trattazione d’importanti problemi, come l’assistenza legislativa e scolastica, ecc., ecc. Nel palazzo della Presidente dell’Opera, contessa Carla Visconti di Modrone, i congressisti ebbero un ricevimento priRcipesco. Altro ricevimento grandioso fu quello del Sindaco On. Greppi al Castello Sforzesco.