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Il buon cuore - Anno XII, n. 37 - 13 settembre 1913/Religione

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Vangelo della domenica 3a dopo la Decollazione

Testo del Vangelo.

Allora alzatosi un certo dottor della legge per tentarlo gli disse: Maestro, che debbo io fare per possedere la vita eterna? Ma Egli rispose a lui: Che.è quello che sta scritto nella legge? Come leggi tu? Quegli rispose, e disse: Amerai il signore Dio tuo con tutto il cuor tuo, e con tutta l’anima tua, e con tutte le tue forze, e con tutto il tuo spirito, e il prossimo tuo come te stesso. E Gesù gli disse: Bene hai risposto; fa questo e vivrai. Ma quegli volendo giustificare sè stesso, disse a Gesù: E chi è mio prossimo? E Gesù prese la parola e disse: Un uomo andava da Gerusalemme a Gerico, e diede negli assassini, i quali ancor lo spogliarono, e avendogli dato delle ferite se n’andarono, lasciandolo mezzo morto.

Or avvenne che passò per l’istessa strada un sacerdote, il quale, vedutolo, passò oltre. Similmente anche un levita, arrivato vicino a quel luogo e veduto colui, tirò innanzi. Ma un Samaritano, che faceva il suo viaggio, giunse presso di lui, e.vedutolo, si mosse a compassione, e se gli accostò, e fasciò te ferite di lui, spargendovi sopra olio e vino; e messolo sul suo giumento, lo condusse all’albergo ed ebbe cura di esso. E il dì seguente tirò fuori due denari, e li diede all’oste e dissegli: Abbi cura di lui, e tutto quello che spenderai di più, te lo restituirò al mio ritorno. Chi di questi tre ti pare egli essere stato prossimo per colui che incappò negli assassini? E quegli rispose: Colui che usò ad esso misericordia. E Gesù gli disse: Va, e fa anche tu lo stesso. S. LUCA. cap. Io.

Pensieri. Colui che l’Evangelista S. Luca chiama a dottore della legge» era uno studioso, ed a volta sua commentatore della legge. Fra i giudei un tale officio unitamente a quello di trascrivere e conservare il codice sacro, apparteneva agli scribi, che, fin dall’inizio — credo perchè col cadere in minor stima il loro ufficio vedevano pericolare la loro posizione economica — fin dall’inizio si mostrarono nemici del Salvatore. Siccome però ogni regola soffre eccezione, così io credo eccezione questo dottore, giacchè lo.vedo avvicinarsi a Cristo, interrogarlo e vedo Gesù benignamente ascoltarlo e rispondergli. Perchè dovrei pensarlo a lui nemico, solo perchè scriba? Gli altri lo fuggivano; se lo assalivano gli tendevanci domande insidiose, mentre questi — forse turbato dalle novità cristiane, lusingato anche dall’onore di una parola di lui — gli domanda cosa utile, anzi necessaria, cosa egli debba fare per ottenere quella salute eterna, caposaldo delle parole di Gesù. La forma stessa della domanda rivolta a Cristo molto rispettosamente può spiegare la parola mettere alla prova Gesù poichè qui non è già in senso di tentare un tranello, bensì esperimentare se in realtà il valore di Gesù sia o no superiore alla sua fama, a-quanto se ne dice, per quanto egli ne sia già fortemente impressionato da rivolgergli una domanda strana per un giiideo, in quel tempo, data la sua mente, quando ancora si attribuiva tanta importanza ai sacrifici, alle purificazioni, all’osservanza del sabato, del digiuno, alle cerimonie legali, alle esteriorità o formalismo, diremmo oggi. Contrariamente Gesù — a quanto aspettava il dottore — non impone -nè un’opera nuova, nè meno un’opera difficile: nella sua risposta invita il dottore, non a stabilire il testo materiale della legge, ma bensì il valore pratico, per concludere come la conoscenza della legge o non giova o giova assai poco fino a che non venga effettivamente praticata. Se la fede è un lavoro della mente, la salute ci deriva dalla volontà: se la fede ci dice dell’esistenza di Dio e dei suoi attributi, la volontà ne deve rico [p. 293 modifica]noscere in pratica il volere suo nei dettami della sua, legge: se la mente ci scopre che gli uomini sono ad immagine di Dio, sono i fratelli di Cristo, la volontà deve imporsi quegli obblighi, quei sacrfizi, quelle abnegazioni idell’egoismo che foiimano appunto la carità.

  • * *

Il buon dottore della legge — che trovasi sbalzato da esaminatore in esaminato — trova la risposta alla sua domanda, chi sia il prossimo, nella parabola limpidissima del viandante di Gerico. GeSù fa passare innanzi al dottore varie classi di persone. Tralasciamo le conclusioni dolorose: l’esempio del sacerdote, che passa oltre — esempio cattivo! — trova subito uno sgraziato imitatore; un,levita. Oh! religione!... Il testo invece si ferma al samaritano: E’ noto l’odio fortissimo, incancellabile, che divideva il viandante ferito ed il pietoso infermiere: nulla di comune fra di loro, nè il vincolo politico, nè il religioso, nè il sociale: la terra che li costringeva ad un’abborrita unione, mostrava il loro odio inestinguibile. Umanamente, non doveva nascere fra di loro alcun sentimento d’umanità o rapporto di bene: Gesù li sceglie come «tipi del" prossimo». Non senza un altissimo fine così fece Gesù, che non solo attribuisce al Samaritano una pura manifestazione di pietà (che dopo tutto era anch’essa una certa consolazione) ma gli attribuisce un’opera di pietà maggiore nell’aiuto del momento, nella cura delle ferite, nel sorreggerlo fino all’albergo, nello sborsare la somma, e prometterne una maggiore per’la guarigione. Lettori amici, fra i due primi — religiosissimi, a loro modo — ed il terzo — eretico — chi, fu prossimo? Chi è caritatevole? Chi è... come Cristo?

Lo studio della legge di Dio dovrebbe formare la prima e principale occupazione d’ogni cristiano: se si ferma allo stato di studio, avrete un colto di più, un cristiano di meno. E’ un errore pensare che nella religione cristiana non vi sia altra virtù che la carità. Errore perniciosissimo. Tuttavia se non è la sola, è la prima, ed essa, se c’è, presuppone tutte le altre. E’ il complemento della legge: la risultanza delle virtù; se essa manca, le altre virtù non sono che pose od affettazioni: nuociono, non giovano. La carità viene da Dio, a Dio tende, a Dio ritorna. Ogni altra fonte è inquinata: ogni altra via disperde: ogni altro fine perverte ed avvelena. L’amor di Dio e quello del prossimo s’incontrano nell’amor del... sacrificio, dell’abnegazione, della lotta contro ciascheduno di noi. Alla carità — espressione assolutamente altruistica — s’oppone l’egoismo, la nostra adorazione, l’io personale!... Ed allora? E l’espressioni tenere? e i ricordi agli amici? e le simpatie? e... l’antipatie? Non è carità... cristiana. B. R.

ASSOCIAZIONE " PER LA SCUOLA „ tra le Famiglie e gli insegnanti COMITATO PATRONESSE della Scuola all’aperto alla Bicocca RELAZIONE DELLA PRESIDENZA.

Nel ritrovarci per la prima volta dopo l’inaugurazione della Scuola, dopo quella semplice festa campestre, in cui si af fermava l’opera che dobbiamo a poche, ma solerti attività, ci è caro rivolgere un saluto ed un ringraziamento al Présidente, al Consiglio e a tutte le signore Patronesse che con lo zelo la generosità loro facilitarono assai l’opera di questa Presidenza nei momenti complessi or ora trascorsi. La nostra vita, vita di comune lavoro inteso a un’opera di previdenza sociale, si inizia ora, e quindi breve è la sua storia. Certo i momenti più difficili di qualsiasi opera si riscontrano al suo apparire in cui essa abbisogna e di energie e di sacrifici. Ma forti dell’efficacia della causa nostra, a conforto nelle fatiche dell’oggi, miriamo fiduciose alla riuscita del domani. Nei giorni antecedenti all’apertura della scuola, la Presidenza e alcune signore Patronesse compirono vari turni di visita alla Bicocca, e la Presidenza potè constatare quanto ancora mancava all’arredamento necessario alla piccola scolaresca, composta per ora di 25 bambini e 25 bambine. Questa minuscola rappresentanza della fanciullezza gracile e bisognosa della nostra Milano, passò gli altri mesi dell’annata ’scolastica nella Scuola Comasina, sotto la sorveglianza dei medici, e si trasportò per la prima volta alla Bicocca il i maggio, giovedì, in due omnibus -- non essendo ancor pronta la linea tramviaria — sotto la guida del Direttore della Scuola, signor De Alberti, delle maestre, signore Vecchio e Ciboldi. Nella vecchia storica Bicocca si diffuse un’onda di, poesia, e fu tutto un sorriso gentile! Ai bambini, alle bambine furono provati e numerizzati capo per capo gli indumenti loro assegnati, non poche furono le fatture necessarie. A tutti fu dato un bianco fazzolettino e alle bambine un nastro bianco per annodare i capelli. Fu provvista la biancheria da tavola: 126 tovaglioli; la biancheria per la pulizia personale: 123 asciugamani; le tavole pei pasti ricoperte di tela cerata; provvisti i 6o bicchieri, le 15 spazzole per gli abiti, i 1 20 pettini e spazzole, racchiusi in ispeciali borsette. Anche i. cappelli di "tela furono acquistati e donati dalla Presidente; alle 6o sedie a sdraio pel riposo dei bambini ai medicinali, a qualche utensile di cucina, alla borsa di gomma per l’acqua calda, e persino ai giochi e all’abbellimento del piccolo teatro: a tutto fu provveduto! D’ogni oggetto si tiene regolare inventario, di accordo col Direttore della Scuola. [p. 294 modifica]Sabato 17, un nuovo sopraluogo alla Bicocea, coll’intervento della’ Contessa Visconti, che aveva accettato la nomina a Presidente onoraria, e del Presidente. Una definitiva prova d’abiti, e l’organizzazione della festa dell’indomani. La Bicocca era tutta ornata, rallegrata da bellissime piante verdi! L’inaugurazione coll’intervento del Conte di Torino e delle Autorità cittadine, fu solenne e tranquilla, corrispondente alla serietà della Festa. Intervenne anche il senatore prof. De Giovanni, dell’Università di Padova. I discorsi del Vice Presidente dell’Associazione, commendatore prof. Virgilio Colombo, e del Ministro on. Credaro rivelarono l’importanza dell’opera. I bambini, colle bandierine svolazzanti, nei loro costumi, offrivano una chiara testimonianza di quanto si possa ottenere, anche in pochi o con poco, quando tenacemente si vuole. Alla Regina fu spedito un telegramma (di cui si darà relazione) e uno pure all’egregio dott. Bertarelli, rimpiangendone l’assenza dovuta a grave lutto. Intanto of fette generose pervenivano al nostro Comitato Patronesse, oltre quelle dirette all’Associazione, fra cui una di L. woo della Contessa Carla Visconti. Il cav. Gustavo Hermann offerse lire lobo, e L. ioo Donna Emy Majnoni. Vada un grazie sentito ai gentili oblatori. All’indomani della Festa, i piccini ripresero la loro vita di studio all’aria aperta, e le patronesse iniziarono i turni, principiando l’opera loro di sorveglianza e di appoggio morale. Ma quanto manca, ancora affinché tutto sia in ordine alla Scuola! Il venerdì successivo, altro ritrovo alla Bicocca, che fu pur visitata dalla Marchesa Litta Cicogna, dietro invito della Presidenza. La signora Della Vedova offrì in quel giorno l’armadio farmaceutico. Col Presidente si discussero varie questioni, fra cui l’assistenza medica ai bambini. A proposito: segnialiamo come il piccolo allievo Danesi, d’anni io, affetto da osteoperiostite del mascellare inferiore, grazie all’opera del Prof. Ronzoni e alla gentilezza del Dott. Banfi, direttore della Scuola Iniermiere Victor De Marchi, fu ricoverato l’indomani stesso dell’inaugurazione in quel nuovo Ospedale, dove si tratterrà ancora qualche giorno. Curatovi ad arte, le sue condizioni sono assai migliorate. Il piccolo malato fu visitato più volte oltre che dai medici nostri, dalla Presidenza. Due altri maschietti furono inviati, invece, all’Istituto Stomatologico. Nello stesso ritrovo di venerdì, si discusse pure circa l’opportunità di una Garden Party alla Bicocca, sempre a scopo di propaganda e finanziario; circa l’applicazione del telefono diretto con Milano, di tende o ripari sull’altana,, dell’aumento del servizio dei robinetti, ecc. Si parlò della quota annua da fissarsi per ogni patronessa, e dell’adesione di esse a membri dell’a Associazione per la Scuola a, come di una sottoscrizione a io centesimi. Alla Garden Party fu rinunciato, data la stagione inoltrata. La quota annua fu stabilita in L. w

per ogni Patronessa — gennaio 1914 — , e le signore furono e sono invitate a diventar membri della Associazione per cui ci si adopera, versando una tenue rata annua di L. i in più. La sottoscrizione a io centesimi fu approvata. In mancanza di armadii, promessi daltomune, la Presidenza dispose — interinalmente il riparo degli indumenti in apposite casse, e fu deciso l’acquisto di una bilancia per pesare i bambini alla Bicocca, prevalendone l’importo dal piccolo nostro fondo. Non potendosi mettere infissi alla Bicocca, essendo essa monumento nazionale, la Presidenza sta escogitando altri mezzi per riparare opportunamente gli scolari dal sole cocente, e, eventualmente, anche dal vento, lasciandoli, pur sempre, il più possibile all’aria. A nuove Patronesse, la cui nomina deve essere sanzionata dal Consiglio, furono proposte e vennero accettate le signore: Bognetti Frova, Emanueli Giuseppina e Maria e Silvestri Bianca Maria.. Mercoledì mattina, 28, altro sopraluogo alla Bicocca, presenti il Presidente, i medici, il comm. Lanzi e una parte delle Signore, le quali ebbero la compiacenza di assistere al pasto dei piccini: risotto, pane, ecc. I bambini lasciano la Comasina alle 8,30 e rimangono alla Bicocca fino alle 17,30; hanno due pasti quotidianamente; la doccia tiepida una volta la settimana; il sonno tutti i giorni; 3 ore di studio, seguendo il programma comunale, classe 3a. I piccoli abitatori della Bicocca sono /entusiasti della loro nuova Scuola, della pace, del verde che li circonda. Sia la loro schietta allegria lieto pronostico all’opera nostra! Compiuto il breve rendiconto, còmpito gradito della Presidenza, che desidera che le Patronesse- tutte seguano in ogni particolare lo svolgersi della Istituzione, ora — secondo l’ordine del giorno — studieremo concordi quanto le attuali circostanze ci suggeriscono pel vantaggio della nostra scuola; affronteremo le questioni più urgenti con calma e serenità, guidate dall’esperienza di chi, da lungo tempo, si interessa al grave problema di redenzione fisica e morale. Il compito delle Patronesse deve avere ed avrà i suoi limiti ben delineati. Ed è peccato che la lontananza dalla Bicocca e la mancanza di mezzi di trasporto non ci permetta di dare alla scuola ed ai bambini cari tutta quella amorosa sorveglianza che noi tanto vorremmo! Sorrette da un ideale comune, non mirando a personali compiacenze, ma animate da un alto spirito di bene, proseguiamo ora con coraggio nella via volonterosamente intrapresa, sperando che il Comune, la Società che ci ospita, e la cittadinanza tutta, compresi dai grandi bisogni dei nostri scolari deboli, poveri, e delle forti spese che son richieste da buone scuole all’aperto, ci confortino ed aiutino con larghi soccorsi. La PresidenteMARIA PIRELLI SORMANI La Segretaria NINNINA FACCHI. [p. 295 modifica]Presidente Onoraria: Contessa Carla Visconti di Modrone — Presidente: Maria Pirelli Sormani — Vice-Presidenti: Emilia Della Vedova; Carolina Hermann — Segretaria: Ninina Facchi — Vice Segretaria: Giulietta Valerio — Patronesse: Rosa Gìanzana; Giulia Gatti; Paola Ronzoni; Antonietta Breda Manzoni; Maddalena Riva Grandi,. Marchesa Emy Mainoni Arcellazzi; Rina Gallavresi Facchi; Nob. Lima De Vecchi; Maria Dall’Acqua; Yosy Queirazza Bodrero; Luigia Sormani; Leopolda Zambelletti; Sera fina Moiana Tagliabue; Giovanna Castellini; Giuseppina Scavini Emanueli; Maria Emanueli Calcagni; Rita Bognetti Frova; Bianca Maria Silvestri Volpi; Lodovica Zambelletti; Teresa Pirelli; Margherita Pirelli; Piera Albertini Giacosa; Contessa Ernestina Durini; Virginia Brambilla.

Chicago e la sua Colonia Italiana Continuazione del numero 34.

Gli Stati Uniti stanno studiando ora il mezzo per frenare l’immigrazione di questa massa composta di più o meno a indesiderabili». I rimedi sono vari, ma il primo è la proposta di respingere gli analfabeti. Il famoso Dillingham-Bill che, per precauzione certamente, non venne presentato al parlamento prima delle elezioni presidenziali, fu approvato con un emendamento del deputato Burnett a grande maggioranza di voti. Per esso tutti gli immigranti oltre i 16 anni di età che non sanno leggere e scrivere nella propria lingua non possono venir ammessi nel territorio degli Stati Uniti. La legge non è ancora passata al Senato, ma si vocifera che presto o tardi passerà Tutte le proposte per mitigare il rigore della legge vennero respinte. Così per esempio, il deputato Hampton Moore propose che gli immigranti forniti dei documenti del comune di origine, che testificassero come il titolare è un uomo d’ordine di buona condotta, non venissero esclusi dagli Stati Uniti. Proposta respinta. Il Barthold di origine tedesca, deputato di Saint Louis, propose che la legge non venisse applicata alle donne di servizio, giacchè negli Stati Uniti ve ne è urgente bisogno. Proposta respinta. Sabath fece la proposta che — perchè i figli non venissero separati dai genitori — non si applicasse la legge nel caso che qualcheduno dei genitori o dei figli non sapesse leggere. Ma anche questa proposta venne respinta. Questa legge colpisce in piena faccia noi italiani; infatti più volte durante la serie di dibattiti sulla legge Billingham-Burnett si accennò alla «mano nera» e che adoperano il coltello. Da una statistica che ho qui davanti rilevo che

del totale degli immigrati dal 1 luglio 1911 al i luglio 1912, 24 % non sapevano leggere e scrivere. Le nazioni che hanno dato maggior numero di immigranti sono: Austria-Ungheria con 178.882 Russia» 162.390 Italia» 157.134 In detto spazio di tempo furono ammessi negli Stati Uniti 878.587 persone, di cui 182.273 analfabeti. Noi eravamo rappresentati in questo numero con la desolante cifra di 68.311. Coll’applicazione della nuova legge si calcola che un buon terzo degli immigranti verrebbe escluso dagli Stati Uniti, cioè entrerebbero da 200.000 a 250.000 immigranti di meno per anno negli Stati Uniti. Non avremmo potuto evitare noi uno schiaffo tale semplicemente prevenendo l’America col fare una legge simile? Le misure prese dal Governo contro l’Argentina hanno fdrse causato alla Nazione gravi perdite? Non tutti i mali vengono per nuocere, quindi probabilmente questa legge servirà a scuotere l’apatia e l’indifferenza anche dei più renitenti all’istruzione popolare, e forse contribuirà a causare un rialzo del salario degli operai degli Stati Uniti, senza parlare del vantaggio morale e materiale che ne deriverebbe all’Italia, fornendo all’America miglior elemento che rappresenti degriamente la patria.

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Prima di chiudere voglio accennare brevemente ad un altro fatto che mi sembra porti seco la necessità urgente di efficaci provvedimenti. A New York vi sono parecchie istituzioni benefiche per assistere gli immigrati italiani appena questi arrivano agli Stati Uniti, ma si può dire che la loro benefica azione termina quando hanno consegnato all’immigrato il biglietto del treno per il punto della sua destinazione. Nessuna istituzione vi ha per assisterlo efficacemente durante il viaggio e all’arrivo a destinazione. Non converrebbe destinare maggiori fondi per creare e favorire le opere di tutela per gli immigranti almeno nei principali centri degli Stati Uniti? L’Italica Gens ha cominciato il suo lavoro a New York, Chicago e New Orleans ma si è appena al principio e molto rimane da fare. Speriamo che non le mancheranno i mezzi per seguire il suo programma a beneficio degli emigrati italiani. Sopratutto ci sembra che sia ormai necessario di pensare a dar miglior indirizzo ai nostri connazionali ché arrivano negli Stati Uniti, indicando loro i vantaggi immensi che avrebbero dedicandosi alla coltivazione della terra, piut tosto che al lavoro delle fabbriche. Chicago, Febbraio 1913. L. VA LETTO. Il libro più bello, più completo, più divertente che possiate regalare è l’Enciclopedia dei Ragazzi.