Il buon cuore - Anno XII, n. 45 - 8 novembre 1913/Religione

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Vangelo della domenica 3a dopo la Dedicazione

Testo del Vangelo.

In quel tempo, il Signore Gesù ricominciò a par lare ai Principi dei sacerdoti e ai Farisei per ria di parabole, dicendo: Il regno de’ cieli è simile ad un re, il quale fece lo sposalizio del suo figliuo?.o, mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, e non volevano andare. Mandò di nuovo altri s,rvi, dicendo: Dite agli invitati: Il mio desinare è già in ordine, si sono ammazzati i buoi e gli animali di serbatoio, e tutto è pronto, venite alle nozze. Ma quelli misero ciò in non cale, e se ne andarono chi ’alla sua villa, chi al suo negozio: altri poi presero i servi di lui, e trattaronli ignominiosamente e li itc-, risero. Udito ciò, il re si sdegnò; e mandate le.uc milizie, sterminò quegli omicidi, e diede alle fiamme la loro città. Allora disse ai suoi servi: Le nozze sono all’ordine, ma quelli che erano stati invitati, non ne furono degni. Andate dunque ai capi delle strade, è quanti incontrerete, chiamate tutti alle nozze. E andati i servitori di lui per le strade, radunarono quanti trovarono, e buoni e cattivi: e il banchetto In pieno di convitati. Ma entrato il re per vedere i con-, vitati, vi osservò un uomo che non era in abito da nozze. E diss’egli: Amico, come sei tu entralo qua, non avendo la veste nuziale? Ma quegli ammutolì. Allora il re disse a’ suoi ministri: Legatelo per le mani e pe’ piedi, e gittatelo nelle tenebre esteriori: ivi sarà pianto e stridore di denti. Imperocchè molti sono i chiamati e pochi gli eletti. S. MATTEO, Cap.

22.

Pensieri.

La parabola di S. Matteo è riferita pure da S. Luca ed assai più in breve dagli altri evangelisti. Pare adunque logico pensare, che ed a loro ed agli stessi ebrei uditori abbia fatto enorme impressione. Infatti deve essere così. La parabola parlava assai chiaro della nuova vocazione delle genti alla fede, al [p. 357 modifica]cristianesimo, ed era d’uopo disilludere — una volta per sempre — gli ebrei del grande pregiudizio, che Dio dovesse essere un loro privilegio: che tutti gli altri popoli dovessero rimanere per sempre esclusi da quel felicissimo banchetto, a cui Dio aveva primamente chiamati gli ebrei, ed al quale ormai dovevano assidersi pure — per somma bontà e degnazione di Dio — tutte le genti e nazioni fin allora assenti. A quei tempi questa parabola — meglio questa riassunto storico in modo d’allegoria — doveva sembrare impossibile, come anche oggidì ci pare incredibile, anche compiutisi quegli avvenimenti che la parabola adombrava. Invero incredibile la villania degli invitati alla cena che si rifiutano per quelle miserabili scuse: incredibile la ferocia di chi assassina gli inviati dal re: incredibile la bonomia del re e la sua ostinazione nel costringere tutti alla cena del Figlio suo: incredibile poi la severità sdegnosa verso lo sfacciato che s’assideva al banchetto senza aver preso — con minimo disturbo — la veste nuziale. Eppure ciò che era — per allora — impossibile, ed oggi ci pare incredibile fu e rimane un fatto storico. Non occorre fare i nomi dei servi che Dio mandò nel mondo: i profeti, il precursore, infine Cristo e gli Apostoli ed ancor oggi la Chiesa grida l’invito di Dio alle genti tutte, ma... Ma non ne furono degni,. Perchè? Perchè non estimavano giustamente l’invito lor fatto: non capirono l’importanza del banchetto: non misurarono l’onore che loro ne derivava: quei miserabili credevano far onore al re, non di riceverne... oh! il pregiudizio fatale! ohi la strana pretesa! oh! deplorevole cecità!

Eppure la faccenda non è così strana, ne è meno infrequente il ripetersi di tali scene. Quanti non sono che s’accomodano quasi di malavoglia agli inviti di Dio? quanti s’irritano innanzi alle esigenze della sua legge, della sua morale! Quanti non sono che regolano — e sanno farsi una ragione — le opere pie, i precetti della Chiesa, la S. Messa festiva, la Pasqua, ecc., alle donnette, ai poverini, ai cadenti, ma se ne guardano bene loro!... loro giovani, loro scienziati di tecnica o ginnasio, loro colti alla scienza d’un foglio quotidiano; loro, uomini d’affari, loro, impresari d’una partita di sport, d’un divertimento, d’una cena, ecc.; loro, ricchi ai quali ripugna, non la posa democratica sulla

piazza, ma ripugna l’accostarsi alla miseria, ai cenci della poveraglia?‘!... Ma sì! loro — questi tali — andranno anche alla chiesa, quando si tratta• d’una funzione con carattere nazionale, interverrano quando celebra un principe della S. Chiesa., quando un popolo s’agita, in occasione straordínaria. Allora, oh! allora, sanno degnarsi di ricevere l’omaggio del popolo buono, sanno anche adattarsi all’ossequio che loro viene da Dio!... Mi domando, fuor di celia: E’ Dio, che ci onora quando ci chiama al suo servizio, o -- alle volte -siamo noi che lo onoriamo?

  • • •

Ci muove a sdegno la futilità dei pretesti per assentarsi dall’invito del re. Nella loro vacuità sono superati solamente dalle piccinerie del rispetto umano: superbia ed ignoranza, empietà e sciocchezze ad un tempo solo. Dove fermare la nostra attenzione è. sull’invitato, che per non aver avuto la veste nuziale, fu buttato alle tenebre esteriori. ’ Come ha potuto assidersi così — contro l’uso ed il generale costume — al banchetto? Perchè non gli impedirono il passo i portieri? I. servi non lo potevano osservare durante il servizio, durante il lungo tempo della cena? Perchè fu il solo re ad accorgersi di quella stonatura? A questo risponde splendidamente S. Ilario, vescovo. a Non a tutti è dato il potere di conoscere i cattivi, gli indegni, e l’umana debolezza difficilmente sa scoprire le macchinazioni e le arti dell’ipocrisia e dell’impostura. Per questo Dio solo — al quale si riserva il solo giudizio -- spetta di trovare, conòscere questo indegno e cattivo di mezzo al banchetto nuziale». E di qui cento e cento sorgono pratiche osservazioni. La Chiesa a nome di Dio dà esempio d’infinita bontà e sollecitudine nell’invitare tutti alla divina mensa della verità, della bontà, dei sacramenti... La Chiesa alle volte spinge ed urge: a lei è detta una grande parola: a Compèlle intrare!» spingili ad entrare qualunque tu trovi e nelle piazze e nelle case, e nelle vie, e negli orti, e nelle campagne, deboli, storpi, ciechi, ricchi, poveri, tutti, tutti... ma alla Chiesa non è imputabile la cattiveria, l’iniquità degli invitati; dovevano questi rendersene degni dell’invito, del banchetto col sacrificio, l’abnegazione, la rinuncia alla vita passata... se nol fecero, se si camuffarono da santi, rimanendo lupi fra le pecora, se [p. 358 modifica]ingannarono passando per la finestra, introducen dosi nell’ovile come lupi, oh! la Chiesa non può tutto conoscere, non è opera umana il giudicare delle interne disposizioni di animo, di sincerità, di bontà... Verrà il di fatale... verrà il dì terribile in cui Dio — Dio solo — smaschererà pose ed atteggiamenti pii e santi, pose e monopolii, di ortodossia e moralità, di democrazia, di generosità... verrà! Dio dirà ai suoi servi: Legatelo e mettetelo nelle tenebre esteriori!... Strano, o signori! Fuor della sala, all’esterno c’é la luce, il sole, /la vita. E’ dall’esterno che noi la riceviamo la luce per le case nostre. Come va dunque la cosa?... E’ proprio vero che la luce -- vita, benessere, tranquillità, -- sia tutta nel mondo, nella materia, nei piaceri, nella gioventù, nella sanità, nell’essere lodato, corteggiato, adulato, nella carriera, nella fortuna, nella scienza mondana, nello sfruttamento, nel vincere, nell’umiliare il prossimo, nel... nelle cento cose che. sono esterne fuori, lontane da Dio? Quello che noi chiamiamo luce, che noi tanto desideriamo e cerchiamo, Dio lo chiama tenebre esteriori! Abbiamo perduto anche la vera nomenclatura! R. B..

PEREGRINAZIONI ESTIVE Cose - Uomini - Paesi

La notizia della publicazione di un nuovissimo libro di Mons. Bonomelli, l’illustre vescovo di Cremona, non può a meno di suscitare vivo interessamento. Il nuovo volume, modesto nella forma e ficco nella sostanza, porta il titolo di Peregrinazioni Estive e si riferisce agli ultimi tre anni, nei quali l’Autore, noncurante dei suoi sedici lustri, si recò a visitare gli operai italiani emigrati nei principali centri della Svizzera e della Germania. Mons. Bonomelli ha dedicato il suo lavoro alla Contessa Carla Visconti di Modrone, presidente benemerita dell’opera di assistenza dei nostri emigrati, e quella distinta signora rivolge una lettera aifettuosa, dicendole: a Questo lavoro, per comparire ’n pubblico con qualche fiducia, ha bisogno di un bel nome, e questo è il vostro, ottima contessa. L’opera di Assistenza conosce l’interesse vivissimo che voi

prendete alla sorte di questi nostri emigrati disseminati dovunque e ricorda con animo grato quinto faceste e fate per essi». Si tratta dunque di reminiscenze di viaggi compiuti col nobile obbiettivo di migliorare sempre più le condizioni dei nostri operai all’estero. Mons. Bonomelli ha scritto senza apparati, spontaneamente, semplicemente; non aveva pensato nemmeno di dare alle stampe le sue memorie, e si è risolto a farlo in seguito alle istanze degli amici, dei conoscenti, specie dei suoi collaboratori nell’opera di assistenza agli Emigrati. Una volta deciso, nostro Autore ha composto il libro in un periodo di tempo relativamente, breve, scrivendo rapidamente, tra un impegno e l’altro, negli intermezzi, come vuole il suo temperamento, che non tollera dilazioni nelle opere buone; quindi il lavoro è riuscito una esposizione agile e piena di santo entusiasmo, ricca di notizie interessanti, pregevoli per la specialità delle osservazioni, utile ed edificante per le considerazioni che sgorgano con affetto irresistibile da un cuore ricolmo. Il viaggiatore conversa e discute coi compagni di viaggio, con personaggi, con operai, con uí ficiali dell’esercito, con diplomatici, con grandi industriali, con agricoltori, con religiosi, perché tutti interroga - tore nelle sue peregrinazioni, dal milionario al modesto lavoratore, dal vescovo all’umile fraticello, dall’artista celebre al povero contadino, dal socialista militante all’angelica suora che fa le veci di madre ai bambini degli emigrati; sicchè si passa da un argomento all’altro rapidamente con discussioni interessanti e proficue. Nel primo capitolo si va dalla Dora Baltea a Domodossola e si fa pure una visita a Oropa e una sosta presso i Rosminiani di Stresa. La vista delle principali stazioni rosminiane spinge il cuore di Monsignor Bonomelli ad una leale confessione: a Questa mia simpatia per Rosmini — egli dice — non è antica, ma recente. Per me ora quell’uomo i appresenta la filosofia cattolica nel suo più alto grado, stupendamente congiunta alla virtù d’un santo, e ani resta il dolore di averlo conosciuto troppo tardi». Dal capitolo secondo al terzo e al quarto, si passa tra le Alpi Retiche, dalla Bernina al Lago 3odense e Stoccarda, a Lussemburgo-Lorena, e si procede poi per i più grandi centri della corrente emigratoria, con visite e scene commoventi, con aneddoti interessanti, con descrizioni di spettacoli pietosi, offerti dai nostri operai costretti a lavòri penosi. e pericolosissimi. E non manca mai la nota patriottica, che ri [p. 359 modifica]suona altamente, come risuonava tra i nostri emigrati durante la gloriosa guerra libica. Nei seguenti capitoli si va a Basilea, sulle rive del Lemano, al Loetschberg, a Handersteg, a Goppenstein e finalmente si ritorna in Italia per Chiasso. Molti e molti quadri si presentano nelle rapide descrizioni, e l’amor di patria fa sempre capolino, manifesta in mille guise con un sentimento di profonda carità, mentre dalle condizioni e dai bisogni dei nostri emigrati si passa ad altri importanti argomenti, ad altri problemi, alle diverse missioni dell’uomo e della donna e via dicendo. Così Mons. Bonomelli può dire di aver compiuto un libro, che, sotto ogni rapporto, è un’opera altamente buona e a tutti raccomandabile come interessante e utilissima. A. M. CORNELIO.

1.° Convegno naiionale dei Padri di, ’o,00 famiglia

Il Comitato ha diramato il seguente appello che sarà oggi affisso in vari punti della città: Ai padri e alle madri, Nei giorni 9, io e i i del corr. mese si terrà a Milano, nell’Aula Magna del R. Liceo Beccaria il Primo Convegno Nazionale dei Padri di Famiglia — promosso dall’Associazione per la scuola — inteso a far udire, colla publica discussione, la voce autorevole dei Padri e delle Madri intorno ai problemi che agitano la scuola e che interessano più direttamente la famiglia italiana. Lasciando la parte la tecnica ai tecnici, e senza entrare a discutere del problema economico e giuridico degli insegnanti, di cui si occupano altre Associazioni, il I. Convegno Nazionale dei Padri di Famiglia mira a ravvivare il sentimento dei genitori e dei tutori dei nostri giovani a pro della Scuola, affinchè questa possa compiere intieramente la sua missione. civile e riuscire effettivamente utile al progresso- sociale. Nesuna diffidenza deve esistere fra genitori e maestri, nesun dissidio fra l’autorità della scuola e quella della famiglia, ma facilità e cordialità di rapporti reciproci, ma cooperazione attiva e costante di entrambi alla grande opera di istruzione e di elevazione morale, che sono chiamati a compiere gli uni nella casa, gli altri nella scuola. Il nostro convegno intende di inaugurare un periodo di rinnovazione della scuola in tutti i suoi

gradi per mezzo dell’accordo sincero e completo delle famiglie con gli insegnanti. Tutte le funzioni sociali si compiono sotto la vigilanza del pubblico; la scuola essa pure non deve essere sottratta alla pubblica discussione, ma. sorretta dal consenso e dalla devozione di tutti gli ordini di cittadini. Padri e Madri! rispondete numerosi e con animo fidente nell’appello che il Comitato del Convegno lancia in mezzo alle vostre famiglie mirando esso al bene dei vostri figli, che si immedesima col bene della Nazione. Questo nostro appello vuole essere di una nuova vibrazione del sentimento nazionale di fronte al vitalissimo problema sociale della scuola, e il vostro intervento al Convegno avrà il significato di un’alta affermazione di civiltà e di concordia. Milano, i novembre i913. Comitato esecutivo pel convegno — Presidente onorario: sen. Emanuele Greppi, Sindaco di Milano. — Presidente effettivo: Prof. Pio Foà., senatore. — Per l’associazione Per la Scuola senatore Leopoldo Pullè, presidente. — Segretario generale Prof. Serafino Ricci -- Segretari: Oreste Cipriani, Paolo Ferrari. Il convegno sarà solennemente inaugurato domenica 9 novembre, alle ore io nell,Aula Magna del R. Liceo Beccaria (Piazza S.. Alessandro) gentilmente concessa. Il Ministro della Pubf5lica Istruzione vi sarà rappresentato dall’ispettore centrale comm. Luigi Frisio. Sono relatori sui vari temi proposti al Convegno: il sen. Pio Foà, il prof. Marchesini, membro del Consiglio Superiore dell’Istruzione;.i prof. Enriquez, E. A. Porro, Sciavo, Quintavalle, Piazza, Franzoni, Monti, S. Ricci, il dott. Ragazzi e il cav. Tedeschi del «Touring Club Italiano». I padri e le madri sono invitati ad intervenire al Convegno senza obbligo di versare alcuna quota di iscrizione, purchè indichino il loro nome e domicilio all’ingresso della sala. Per gli aderenti la quota di iscrizione è di L. 2; per i congressisti è di L. 5. La tessera, che è loro rilasciata, dà diritto alle riduzioni ferroviarie, di viaggio, al voto nelle diséussioni, ai ricevimenti e alle visite negli Istituti e Musei, oltre un concerto crganzzato dalla «Leonardo». Per iscrizioni e schiarimenti, rivolgersi alla sede del Comitato del Convegno, presso l’Associazione a Per la Scuola», in via Rossari 2 (scuola comunale) Milano.