Il buon cuore - Anno XIV, n. 15 - 10 aprile 1915/Educazione ed Istruzione

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Il buon cuore - Anno XIV, n. 15 - 10 aprile 1915 Religione

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I soprannomi politici.



Un vecchio proverbio francese, citato dal Littrè afferma che au surnon on cognoit l’homme, e poichè infatti i soprannomi ci indicano spesso e molto bene in quale conto sia tenuta dai più la persona a cui ne viene affibiato uno, ne consegue che essi diventano storicamente di non lieve importanza quando si riferiscono a personaggi politici che abbiano esercitato grande influenza sulle sorti del loro paese. Ognuno vede quanto solennemente sia rimasta suggellata nella storia la condotta di Ferdinando Il Re di Napoli dal soprannome, che non può negarsi egli abbia saputo meritarsi, di Re Bomba; mentre leggendo la vita del conte di Cavour, il carattere di questo grande uomo di Stato ci si presenta innanzi schietto e intiero con un semplice tratto, quando troviamo che Papà Camillo e non altrimenti veniva chiamato dai suoi concittadini che lo vedevano ogni giorno fare la consueta passeggiata, sotto i portici torinesi, colla più modesta e borghese bonomia.

Di solito, però, i soprannomi dati a uomini politici non vanno mai soli, ma accanto a quello ideato dai seguaci e dagli ammiratori per esaltare uno di essi, troviamo quello contrapposto dagli avversari per denigrarlo. Quello dei due, poi, che era stato esclusivamente ispirato dalle basse passioni di parte. finisce coll’essere sepolto nell’oblio. Garibaldi, dopo lo sbarco di Marsala, dai giornali dei nemici d’Italia venne chiamato il Filibustiere, e per un bel pezzo continuarono a qualificarlo con quel soprannome, ma nessuno adesso sotto questo epiteto lo ravvisereb-

be a prima giunta, mentre invece il soprannome dí Eroe dei due mondi, e più ancora quello di Cavaliere dell’Umanità, datigli dai suoi entusiasti ammiratori, sono ormai divenuti indivisibili dal suo nome.

Fra tutti i guidatori, agitatori e dominatori di genti, chi ebbe forse il maggior numero di soprannomi, estesi in tutta la gamma, dal vituperio all’apoteosi, fu il primo Napoleone.

Ancor fanciullo, alla Scuola militare di Brienne, era stato soprannominato dai suoi compagni La paille au nez, perchè sembra che parlasse allora con accento nasale, tanto che pronunciava il proprio nome Napoglionè. In Egitto, scrive il Thiers, on aveit appelé Bonaparte le Sultan Kébir, il Sultano di fuoco, tanto era il terrore che aveva suscitato.

In Ispagna veniva chiamato Napoladron, soprannome che ricorda i suoi furti, i quali, com’è ben noto, egli esercitò su larga scala anche in Italia, tanto che Marforio, avendo chiesto a Pasquino se tutti i francesi erano ladri, ne ebbe in, risposta: Tutti no, ma... bona parte!!

I soprannomi, invece, dati a Napoleone dai suoi soidati, hanno un’impronta di affettuosa camaraderie. Il più celebre di tutti, è quello di Petit caporal. Frima di questo soprannome, quando ancora usavano nell’esercito francese le lunghe treccie che al pari degli altri pennacchi e dei lucenti galloni formavane l’orgoglio del soldato, Napoleone, che a poco a poco quelle incomode treccie riuscì ad abolire, cominciando col sopprimerle dal proprio capo, era chiamato dai soldati Le petit tondu. Un altro dei Suoi più noti soprannomi fu quello di Père la violette. dovute alla sua predilezione per questo fiore che divenne in seguito emblema del bonapartismo. Per i suoi nemici, però, egli non fu mai altro che L'Ogre de Corse. In Italia era stato chiamato anche. l’Anticristo, la Bestia dell’Apocalisse. Dopo la Restaurazione in Francia non si accennò più a lui elle col prannome di Nicolas, uno dei tanti soprannomi dati dal popolo al diavolo, e Nicolas, abbreviato dagli inglesi secondo l’indole della loro lingua, divenne di là della Manica semplicemente Nic. Infine l’Audebrand nel giornale l’Evénement del 14 febbraio 1894 ha dedicato a Napoleone un lungo articolò in [p. 114 modifica]titolato: L’homme au 35 noms, tra i quali si possone scegliere, secondo i gusti, quelli, per esempio, di: Monsieur Bonattrape, Bonnaberdì, 1Wsurpateur, le Corse, L’homme du destin, L’homme gioire, Nouvel Attila, Nouveau Cromzvell, César de Paris. Le fils de la Mère la Joie, ecc. Per chi noi sapesse, La Mère la Joie era il soprannome con cui veniva chiamata in Francia la signora Letizia Ramorino Bonaparte, madre di Napolecne. Anche Napoleone III ebbe vari soprannomi, tra i quali il più comune, durante il suo impero, fu quello. di Badinguet, che era il cognome di un soldato da lui ucciso con un colpo di pistola nel disgraziato tentativo che nel 1840, quando era ancora Luigi Bonaparte, aveva fatto a Boulogne, per conquistare la corona imperiale. L’imperatrice Eugenia era quindi diventata Madama Ba. Clingue, il principe imperiale, le Cosse à Badingue, e i partigiani bonapartisti, che, dopo il colpo di Stato del-2 dicembre, dai giornali avversari erano stati battezzati col soprannome di Líeembraillards, con eleganza giornalistica tradotto da quelli italiani in Décembrizzatori, nella furia delle politiche passioni finirono coll’essere Chiamati Badinguistes, Badingueux, Badingouins, Badinguelards, Baiiingueusards, formano poi tutti insieme, dall’Imperatore all’ultimo dei gregari, la Badingaille. Napoleone III era spesso chiamato altresì César de pacotille, eNapoléon le Petit, dopo che venne così definito da Victor Hugo, nel suo celebre paniphlet con questo titolo. Ma, dopo la sconfitta di Sedan, per i francesi amanti dei calembours, egli non fu più che 1Vapoléon. le Sedentaire. Al suo ministro Emilio Olivier, che aveva trascinato la Francia nella guerra contro i Prussiani, rimase il nomignolo di C oeur léger; e al maresciallo Le l3oeuf, il quale, ministro della guerra, aveva fatto in piena Camera la famosa dichiarazione che l’esercito francese era pronte e non mancava neppure un bottone alle uose dei soldati, rimase per tutta la vita quello assai caratteristico di Bouton de guétre. Di questi soprannomi che ripetono la loro origine da passioni politiche in generale tutti gli uomini di Stato, per poco che si elevino ed acquistino fama, sono ben tosto forniti, ricorrendosi per coniarli. quando non vi siano nel soggetto qualità morali o fisiche in particolar modo rilevanti, a circostanze affatto accessorie e inconcludenti. e così. a Giolitti, venne affibiato quello di Palamidone, a cagione sempiicemente della particolare foggia di vestiario da lui preferita. Degli uomini politici italiani quello che ebbe maggiore abbondanza di soprannomi, credo sia stato Agostino Depretis, il quale per varie calamità nazionali a cui presiedette, tra cui, essendo egli ministro della marina, la sconfitta di Lissa, fu detto da Garibaldi, l’Uomo fatale. Pel suo aspetto fisico fu chiamato Il Mago, e pel dovizioso candido onore del suo mento: Barbabianca. Per molto tempo venne anche chiamato dai giornali avversari il Vinattiere di Stra della, perchè così era stato qualificato dal Carducci, e infine, e più comunemente, il Vecchio. Dei soprannomi dati ai Sovrani, ecco un aneddoto storico che può dimostrare quanta importanza, in altri tempi almeno, veniva loro attribuita.. Il Re di Francia Luigi XIII era balbuziente, e il suo ministro, ìl celebre Richelieu, temendo assai che per tale cagione gli- restasse il soprannome di Luigi i! Balbo — ve n’era già uno nella storia di Francia, (Luigi II) e bastava — era in continua attesa di qualche circostanza che gli permettesse di fargli invece conquistare quello onorifico di Luigi il Giusto, soprannome che sopra ogni altro desiderava pel suo Sovrano. I cortigiani intesero di mettere in circolazione questo soprannome, ma la storia non lo accettò. I grandi personaggi poi debbono riflettere che mentre, nonostante tutta la loro potenza, non possono riuscire a frodare dei meriti immaginari, basta viceversa una minima circostanza, poco decorosa per essi,.a infliggere loro in.perpetuo uno stigma di vituperio. Ferdinando IV di Borbone fuggito in Sicilia quando i francesi nel 1298 invasero il suo regno, essendo rimasto re soltanto di quell’isola, si fece colà dichiarare Ferdinando III ma poi, tornato a Napoli, quasi volendo cancellare il passato e rinnovare la dinastia, si fece proclamare Ferdinando I. Sintesi del s’Io regno è rimasto il soprannome che gli derivò da un cpigrantrna anonimo e profetico che su di lui era stato fatto durante la sua dimora in Sicilia: Fosti quarto ed or sei terzo, Ma, se seguita lo scherzo, Poi secondo, poi primiero, Sin che alfin rimarrai zero. Tra questi soprannomi politici si potrebbero pgrre anche certi titoli che i sovrani di ogni paese si afibiavano essi stessi appunto per ragione politica, 2 Ci(,è per ’farsi credere dai propri sudditi degli esseri infinitamente superiori al volgo dei mortali. L’uso di onesti titoli dura tuttora in Oriente, ed eccone breve saggio. Il Sultano continua a firmarsi, come i suoi predecessori, con settantun titoli, tra i quali quello di Ombra di Dio sul trono della terra, e, nonostante Lepanto, nonostante Vienna, malgrado Plevna, e malgrado Lule Burgas, il Sempre vittorioso e SemPre invincibile, e anche con tutti i frequenti grattacapi. il Sempre sorridente. Lo Scià di Persia, meno modesto, se è possibile, s’intitola fra l’altre cose: Astro rischiarante il pianeta terrestre e centro magnetico del globo. Il sultano dell’Ara, piccolissimo reame ai confini dell’Alfaganistan, fa seguire anche lui la SUa firma da un interminabile numero di Re dei Re a cui tutto il mondo deve ubbidire. e questi altri abbastanza umoristici di Padre del Sole, di Re dei 24 om1w/il, e di Regolatore delle stagioni! Una Maestà igrometrica addirittura!