Il buon cuore - Anno XIV, n. 15 - 10 aprile 1915/Religione

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[p. 115 modifica]Religione


Vangelo della prima Domenica dopo Pasqua

Testo del Vangelo.

Giunta la sera di quel giorno, il primo della settimana, ed essendo chiuse le porte, dove erano congrrgati i discepoli per paura dei Giudei, venne Gesù e s stette in mezzo, e disse loro: Pace a voi, e detto (iuesto, mostrò loro le sue mani e il costato. Si rallegrarono pertanto i discepoli al vedere il Signore. Disse loro di nuovo Gesù: Pace a-voi.: come mandò me il Padre, anch’io mando voi. E detto questo, soffiò sopra di essi, e disse: Ricevete lo Spirito Santo; scranno riniessi i peccati a chi li rimetterete: e saranno ritenuti a chi li riterrete. Ma Tommaso, uno dci dodici soprannominato Didimo, non si trovò con essi al venir di Gesù. Gli dissero però gli altri discepoli: Abbiamo veduto il Signore. Ma egli disjc loro: Se non veggo nelle mani di lui’ la fessura dei chiodi, e non metto il mio dito nel luogo dei chiodi, e non metto la mia mano nel suo costato, non credo. atto giorni dopo di nuovo erano i discepoli in casa, e Tommaso con essi, ed entrò Gesù, essendo chiuse le porte, e si pose in mezzo e disse loro: Pace a voi. Quindi disse. a Tommaso: Metti qua il tuo dito ed osserva le mani mie, accosta la tua mano e mettila nel mio costato; e non essere incredulo, ma fedele. Rispose Tommaso e dissegli: Signore mio, e Dio idio. Gli disse Gesù:. Perchè tu hai veduto, o Tom;naso. hai creduto: beati coloro che non hanno;,eduto, e hanno creduto. Gesù fece poi molti altri mi’.-oli in presenza dei suoi discepoli, che non sono registrati, affinchè crediate che Gesù è il Cristo Figliuolo di Dio, e affinchè credendo ottenghiate la vitn nel nome di Lui. (S. GIOVANNI Cap. 201 Pensieri. Vi ha un uomo che in mezzo alla Chiesa Cattolica occupa un posto di privilegio; egli entra nelle nostre famiglie, è presente al principio, è alla fine delle nostre esistenze, benedice le culle, benedice le tombe gli è il maestro della verità, è il ministro del perdono; egli fa discendere dal Cielo Iddio sulla terra, egli sulla terra fa l’uomo partecipe della unione ce n Dio; egli è il consolatore di tutte le umane miserie,’ miserie dell’animo, miserie del corpo; in una parola egli è in mezzo di noi il rappresentante di Dio, ir inistro delle sue grazie, depositario delle sue speranze... Quest’uomo è il sacerdote. L’autorità straordinaria della quale è investito è un diritto o è un’usurpazione? La -risposta all’odierno Vangelo.

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Il fine di tutte le opere di Dio è la sua gloria; il mezzo principale della sua gloria è la salute dell’uoniu: unire l’uomo a sè, far che l’uomo in questa ti 115

nione partecipi nella proporzione-.maggiore alle sue perfezioni ed alla sua felicità, è il trionfo maggiore della sua sapienza e della sua bontà. male maggiore nell’uomo è ciò che contrasta il compimento di questa sua unione con Dio; il peccato: il peccato è ad un tempo il nemico dell’uomo e il nemico di Dio. Per cancellare il peccato, Iddio all’opera della creazione ha fatto seguire l’opera della redenzione: la redentone, cancellando il peccato, ripristina l’opera della creazione; è la seconda creazione. Cristo è il redentore; Cristo, colla sua passione e colla sua morte, ha soddisfatto i diritti offesi dalla divina giustizia, e ha acquistato il dirtto della remissione dei peccati. Lo Spirito Santo, che partecipò all’opera della creazione, spiritus ferebatur super acquas, partecipa pure all’opera della redenzione, attuate nella remissione dei peccati. Due grandi verità ci ricorda l’odierno Vangelo: io Spirito Santo è l’autore della remissione dei peccati; il sacerdote, ricevendo lo Spirito Santo, è il ministro di questa remissione. E’ grande o non è grande la condizione del sacerdote? Nella remissione dei peccati, egli ripristina. applicando i meriti della redenzione, l’opera della creazione. Egli è al posto di Dìo, nel compiere l’opera più grande di Dio.

Era la sera del primo giorno della resurrezione di Cristo. Gli Apostoli trovavansi radunati nel Cena«..lo, sotto l’impressione dei grandi fatti avvenuti ivi passati giorni e nell’ansia di altri grandi fatti pes::bili nell’avvenire. Maddalena e le altre pie donne erano venute nel Cenacolo, e ansanti per la meraviglia e per la gioia avevano annunciato la risur. rezic ne del Maestro: l’avevano veduto, gli avevano p:«l to. Gli Apostoli vorrebbero poter credere, ma non credono: presero le parole delle donne come l’espr essione di un grande esaltamento, di una allucìliazione, prodotta dal dolore e dall’amore. Quando, a un tratto, senza alcun preparamento, se’ za alcun rumore, senza che neppur la porta dei Ccr.acolo venisse aperta, ecco che dinnanzi ad essi appare Cristo, sta in mezzo di loro, e dice: Pace a voi! Mostra.ad essi le mani e il costato, ond’essi lieti ha; no la prova che è veramente il Maestro che sta loro dinanzi, il quale, ripetendo di nuovo, Pace a voi, prosegue solenne con queste altre: Come mandò me i! Padre, anch’io mando voi. E detto questo soffio sopra di essi, e disse: Ricevete o Spirito Santo: saran rimessi i peccati a chi li rmetterete, saranno ritenuti a chi i riterrete. Le parole sono chiare, il senso è esplicito. Cristo è il redentore del genere umano: coll’infusione detto Spirito sopra gli Apostoli, affida l’esercizio della sua redenzione, la remissione dei peccati, agli Apostoli, e in essi ai loro successori, i vescovi, i sacerdetr. [p. 116 modifica]E’ grande l’autorità, la dignità del sacerdote? la parola di Cristo non l’affermasse non sarebbe da credervi. E il primo a non credervi sarebbe il sacerdote. Se quando il sacerdote, assiso nel tribunale di penitenza, mentre da una parte ascolta l’accusa del penitente, non sentisse dall’altra una voce divina che gli dice perdona, e pronunciando la parola: ti assolvo.... non sentisse di pronunciarla in nome e nell’autorità di Dio, il tipo del malfattore non cercatelo negli ergastoli; l’avreste dinnanzi a voi. Per non inorridire della conseguenza, bisogna accettare la premessa: il sacerdote, nella remissione dei peccati, nell’applicazione pratica dell’opera della redenzione, è stato da Cristo messo al posto di Dio; è il rappresentante di Dio.

L’autorità del sacerdote nel sacramento della Confessione si completa con un’altra autorità: l’autorità dell’insegnamento. L’autorità della remissione dei peccati, è un’autorità di discernimento, di criterio: l’autorità è doppia; rimettere e ritenere; bisogna riflettere, controllare; confrontare gli atti del penitente colle esigenze della legge; il penitente conosce e rivelerà gli atti; tocca al sacerdote conoscere bene la legge, la legge che abbraccia il doppio campo, le verità da credere, i predetti da adempire. L’esercizio delle assoluzioni suppone il dovere della scienza. Cristo che ha dato il potere della prima, ha imposto il dovere della seconda; e col dovere di insegnare, il diritto di insegnare. Euntes, docete omnes gentes.... andate, istruite utte le genti, è un’altra frase di Cristo, che dichiara con ferisce agli Apostoli il supremo ufficio di magistero in mezzo ai popoli. Questo magistero, per essere autorevole e obbligatorio per gli altri, include una condizione assoluta, che sia veritiero. Traducete questa frase in un’altra di uso tradizionale e dogmatico. questo magistero deve essere, è infallibile. E’ piena la nostra sicurezza nel seguire questo ministero: ascoltando la parola di magistero del sacerdote, riguardo alle verità da credersi, riguardo ai precetti da praticarsi, noi siamo certi di ascoltare la N erità. Io sono la verità... ha proclamato Cristo. Insegnate quanto io vi ho detto, ha detto altra volta Cristo agli Apostoli. Il sacerdote nelr insegnamento religioso è al posto di Cristo. Dio è infallibile: il sacerdote nella Chiesa, in unione colla Chiesa, in dipendenza del Sommo Pontefize, che riunisce in sè il doppio primato di magistero e di giurisdizibne, il sacerdote nel suo insegnamento è infallibile. Quale autorità, quale dignità!!

Un’altra dignità non meno grande. L’unione dell’uomo con Dio in cielo è il fine dell’opera della eazione e della redenzione. Cristo, trasportato dal desiderio" del suo Padre divino, che è un desiderio

solo col suo, ha voluto anticipare questa unione sulla terra. Momento sublime dell’ultima cena! La p’, ssione è imminente; Cristo morirà, e poi dovrà ascendere al cielo; egli dovrà separarsi, sebbene a loro vantaggio, dagli Apostoli, e da tutti gli uomini che ascolteranno la loro parola; sa che un giorno li riceverà tutti con sè nel cielo; ma intanto essi restano sulla terra; egli deve separarsi da essi, da essi che ha tanto amati; deve abbandonarli e vorrebbe rimanere... Oh, di che non è capace un amore infinito servito da una potenza infinita! Andrà.... rimarrà Andrà in cielo col suo Corpo, -imarrà in terra col suo Corpo, sotto la forma mistica, spirituale, ma reale di un Sacramento. Prese il pane, lo benedisse, lo spezzò, lo distribuì, ai suoi Apostoli, dicendo: prendete, mangiate; questo.è il mio corpo. Poi prese il calice con vino, li. benedisse, lo fece passare agli Apostoli dicendo rendete, bevete, questo è il mio sangue. Poi aggiun ge con ’una formola complessiva che abbracciava tute ta la funzione, formola che esprimeva un diritto e un dovere, una potestà e un ufficio: Fate questo in memoria di me. Sì, Tu scendi ancor dal cielo Sì, Tu vivi ancor tra noi, Solo appar, non è quel velo, Tu l’hai detto; il credo, il so. Come so che tutto puoi, Che ami ognora i tuoi redenti, Che s’addicono i portenti A un amor che tutto può. Qui c’è il fatto, qui c’è la ragione del fatto; qui c’e il poeta, qui c’è il teologo. Cristo consacra se stesso; Cristo trasmette l’autorità e il dovere di ~sacrario perpetuamente sulla terra al sacerdote. I! sacerdote, consacrando Cristo, è al posto di Cristo! Agostino ha detto: Maria è grande perchè fu scelta ad essere madre di Cristo: Maria ha generato Cristo una volta sola. E il sacerdote? La consacrazione è una specie di generazione: il sacerdote genera Cristo quante volte lo consacra: a provare la dignità del sacerdote si potrebbe dire di più? Il sacerdote, sotto questo speciale rapporto, è più grande di Maria! Ministro dell’Eucaristia, il sacerdote ha tre moiner.0 solenni nella sua vita. Il primo è quando egli consacra per la prima volta Gesù Cristo, nella sua P"ima Messa; il secondo è quando ammette per la prima volta i giovanetti a ricevere l’Eucaristia nella rima Comunione; il terzo è quando porta per l’ultima volta l’Eucaristia come Viatico agli infermi. In tutti e tre i casi, è il pegno sulla terra della gloria del cielo et futurae gloriae nobis pignus datar.

Ultimo quadro della grandezza del sacerdote. In un altro rapporto il sacerdote è al posto di Cristo: non è più tanto al posto della sua autorità, quanto del suo amore. Cristo passò sulla terra facendo del bene: pertransiit benefaciendo. [p. 117 modifica]Nel fare il bene, ogni specie di bene, sempre, ad ogni classe di persone, il sacerdote deve ripetere Cristo attraverso i secoli, su tutta la faccia della terra. il sacerdote ha compiuto nel passato, compi:, sotto i nostri stessi occhi, questo molteplice ufficio di universale carità. Ogni miseria si può dire che abbia una istituzione per soccorrerla, ogni istituzione per fondatore o continuatore un sacerdote. Quae (mica manus, esclama un pio autore, alligare vulnus»opulz. Dei poterit? Nulla nisi manus sacerdotalis. sedenti nell’ombre dell’errore e della morte, ecco vola a voi la immensa, la generosa schiera dei Missionari, Agostino, Cirillo, Bonifacio, S. Francesco Zaverio. poveri bambini esposti, ecco Dateo a Milano, ecco Vincenzo in Francia, chiamare delle madri di adozione a sostituire le madri di natura. poveri schiavi, vittime della barbarie antica della barbarie moderna, ecco S. Felice, S. Giovanni di Mata, Las Casas, sostenere i vostri diritti, obbligando a mutarsi in vostro favore la pubblica legislazione. Orfanelli, giovinetti, ecco Gerolamo ’Emiliani raccogliervi negli orfanotrofi, ecco San Filippo radunarvi negli oratori, ecco Don Bosco chiamarvi -la tutte le parti del mondo nelle sue case di educazione di lavoro. poveri pazzi, puniti, martoriati, ecco S. Giovanni di Dio, insieme alle difese del corpo, preparare il vostro sollievo nelle ricreazioni dello spirito. poveri infermi, appestati, abbandonati, ecco Camillo De Lellis e il Cottolengo formare un voto speciale per la vostra assistenza. Ecco Vincenzo de’ Paoli non contento di aver raccolto gli orfanelli, pensare ad ogni sorta di sventure morali e materiali, e slanciare in mezzo al inondo quel nembo alato delle Suore di Carità, che sono, sotto la forma di donna, la beneficenza divina sulla terra.

Noi non conosciamo sulla terra nessuna grandezza che sia maggiore di quella del sacerdote. Uno solo la può diminuire, la può togliere, lui stesso. Cristo ha chiamato gli Apostoli suoi amici. Una santa, pensando al complesso delle dignità del sacerdote, formanti una sola dignità, dimentica dei possibili difetti dell’uomo, assorta nel solo pensiero del ministro di Dio, si chinava a baciare la terra, dove era Passato un sacerdote. Noi non facciamo quell’atto col corpo; lo facciamo collo spirito. L. V.

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Pastorale del Card. Maffi Tutti gli anni, all’apprssimarsi del tempo quaresimale, i fedeli in mezzo alle molte partorali dei Vescovi, raccoglievano la loro attenzione specialmente sopra di una che non mancava mai, la pastorale del Vescovo Bonomelli. L’argomento della pastorale cambiava, ma erano sempre argomenti importanti, spese volte di attualità, che interessavano il pubblico per la profondità della dottrina, la chiarezza e la fluidità della forma, lo slancio di un animo ardente, aperto a tutte le cause buone. Le sue pasto-. rati erano un pasto desiderato in tutte le famiglie cristiane, rendendo illuminata, gradita la parola della fede, e riunite spesso in un volume, andavano a crescere il deposito delle buone letture, in vantaggio della religione e della patria. Bonomelli era ascoltato da tutti. Bonomelli è morto. Bonomelli non ha avuto un successore? L’ha avuto, e qual.successore, il cani. Maffi, il quale pel suo incontestato sapere, e la sua parola dotta, pronta, smagliante, già noto a molti, guadagnò la stima dei Vescovi raccolti nell’ultimo conclave e fu sul punto di essere eletto Pontefice. il cardinal Maffi segue la consuetudine dei suoi compagni nell’episcopato, e in occasione della quaresima pubblica una pastorale che partecipa dei meriti eccezionali della persona. La pastorale di quest’anno ha per titolo: Due righe di catechismo. Il titolo è breve, ma il conterrai., i è vasto, anzi questo titolo è già una caratteristica dell’ingegno del card. Maffi, che è di dire molto in poco. I lettori del Buon Cuiire ci saranno grati nel riportare che noi facciamo, per mettere sotto i loro occhi, alcuni dei brani più salienti. «Avete escluso dalle scuole, egli dice, il Catechismo. Cosa avete fatto? Avete escluso la somma di tutto il sapere. Ricordate le prime due righe del. Catechismo: Chi vi ha creato? Dio. — Perchè mi ha creato? Per conoscerlo, amarlo, servirlo in questo vita, e poi andare a goderlo per sempre nell’altra. Due righe semplici, che le intende il bambino; due righe profonde, da far smarrire le menti dei pili grandi pensatori.» E qui risponde subito a quelli che escludono il catechismo dalle scuole perchè lo temono un limite dell’umano sapere, mostrando come nelle prime due righe del catechismo, è espresso e comandato ciò che oggi vantasi conquista e gloria dei tempi moderni della rivoluzione, la scienza, la fratellanza, la libertà.

ll catechismo e la scienza.

«Il catechismo dice che siamo creati per ’conoscere Dio, Dio in sè e nelle sue opere, nella creazione e nel governo delle sue creature, nella sua provvidenza e nel coordinamento dei secoli e del mondo: -- qual Ministero della Pubblica Istruzione, quale Università ha mai fatto o s’è mai imposto un.programma di studi più esteso e profondo? A quale scoglio urtano, urtando nelle prime righe del cate [p. 118 modifica]chismo, quegli arretrati, che, ancora griclano la fede e la Chiesa nemiche della scienza! E non vedete, calunniatori insipienti, che la scienza, lungi dall’esserci vietata, ci è imposta per primo dovere e ci è esplicitamente dichiarata parte del nostro fine e scopo della nostra esistenza, e che poi il campo delle ricerche e del sapere per noi non ha angustie di confine, re,-:n. limitazioni di nessuna sorta, tanto che, piccolo per noi e poca cosa, l’universo, innanzi ci si apre e.ci si propone, ad argomento di studio e di scienza, l’infinito, Dio? E che sono gli stessi misteri, contro i quali stridono i miopi profani, che sono se non la evidente dimostrazione della vastità immensurabile del campo aperto agli studi nostri, ai quali, appunto coi misteri, è detto che, per quanto si spingano innanzi, per ogni via, con ogni sforzo, ai confini non arriveranno mai? Chi dice che la fede vieta la scievza. dica il nome di una scienza vietata dalla fede; non la troverà, mentre noi, su qualunque ramo del sapere, gli additeremo le protezioni ed i conforti della. Chiesa e della fede. Dagli abissi della terra e del mare alle inconcepibili profondità dei cieli, dal palpito della materia ai moti dello spirito, dalle leggi dei pensiero alla storia della parola e delle lingue, dalla vita dell’individuo allo svolgersi della intera umanità, tutto è campo di studio, di ricerche, di conquiste per noi, campo, nel quale non soltanto possiamo, Ma nel quale dobbiamo entrare per comando’ c colla benedizione e colla guida della nostra fede, che, colle prime righe del catechismo, a ciascuno di noi lo dichiara e intima: Tu sei fatito per conoscere Iddio! Il calechismo e la libertà. Nè si giudichi poi offuscata la corona nostra dal terzo fine, che ci è stabilito, di servire il Signore: in questa servitù anzi è proclamata ed assicurata la nostra e l’altrui dignità e libertà. «Servire il Signore! Dunque nessuna creatura, nessun uomo, per quanto in alto nel potere e nella società, può imporsi a me, nè ad altri io mi posso imporre — ed affermata così la libertà mia e la libertà che in altri io debbo rispettare, eccoci tutti condotti a far norma delle nostre azioni la bontà, la santità, i voleri di Lui, cui servire regnare est, nel servire cl Quale sentiremo di essere sovrani, perchè sentiremo — sotto di noi, frenate ed impotenti, le passioni, le cupidigie, la corruzione, la colpa — di fronte e pari a noi i fratelli, non tiranni, non padroni, e, se con una parola e con un raggio di autorità, con una parola e con un’autorità mutuate da Dio — e sopra di. nei Dio solo, alla sua volta così geloso del maggior dono, della libertà di che le creature intelligenti e tutte e sole furo e son dotate, da non gradire, in omaggio, degli atti nostri, che quelli sorti liberi e spontanei dalla nostra volontà! Martiri santi, che davanti ai tiranni avete proclamata la inviolabilità della vostra coscienza e dai carnefici vì siete lasciata strappar la vita, non l’anima; anaco reti penitenti, che ai corrotti del mondo, se.hiavi deVe riù basse ambizioni e delle turpitudini, gettate in faccia, a rimprovero e sconfitta, l’eroismo della vostra virtù, che a niuno si prostra, che tutto domina e così sublime si leva, al gregge amorfo dei vili, prono ai pregiudizi, alle mode, alle passioni, alle tirannidi della mala popolarità, ditelo, ditelo voi, liberi qua libertate Christus nos liberavit (Gal. IV, 31) neri della libertà, per la quale noi signoreggiamo i tempi e Io spazio, i secoli e l’universo, e siamo non i servi, non gli schiavi di nessuno, ed invece siamo i liberi figli di Dio.» Il catechismo e l’ordine della vita. «Ma non tutte uguali le creature; chè se la gloria di Colui che tutto move Per l’universo penetra e risplende, penetra però e risplende in una parte più, e meno altrove. Di qui un ordine, che, come dev’essere ed è tra le cose, così, e tale, deve riflettersi nel loro uso, per non sovvertir natura e sviare le creature dal fine loro; di qui, per chi ben le stima, l’uso delle creature come di scala al Creatore e non l’abuso di imporsele so’rane: di qui, anche nella nostra persona, il dovere di nulla trascurare, nè del corpo, nè dell’anima, ma in pari tempo il precetto e la regola di non permettere alla materia di soverchiare lo spirito, al corpo di avvilir l’anima, e la norma fondamentale e gene ala di coordinare ogni atto al nostro fine supremo di bontà, di virtù, di santità! Chi ha d’etto che la dottrina cattolica avvilisce la scienza; chi ha detto che la morale cattolica uccide il corpo ed intristisce l’ejistenza; chi ha detto che l’ascetismo cattolico fa squallida la vita e fa dal mondo un cimitero, ha detto falso ed ha calunniato: secondo la nostra dottrina noi nulla possiamo, nulla dobbiamo trascurare: soltanto dobbiamo e le scienze e le cose, e il corpo e l’anima. e la materia e lo spirito, e i piaceri leciti del senso e i godimenti della ntelligenza tra di loro confrontare, ed, a seconda del rispettivo e relativo valore, apprezzare, coordinare ed usare.» E qui il dotto Cardinale dopo aver ricordato con quale arte sottile ma persistente siasi lavorato per escludere il catechismo dal vivo insegnamento della scuola e dai libri, prosegue. Col catechismo escluso dalla vita Dio. «E non bastò aver cacciato il libro di Dio dalla scuola e Dio dai libri di scuola; Dio lo si volle cacciare — sempre col pretesto, colle attinenze e col mezzo delle scuole — anche dalle pratiche della vita, e dalle case e dagli istituti di educazione, che proprio al catechismo dovevano e devono la loro origine e la loro ragione! — Così sono nate le passeggiate scolastiche, ottime in se e che anche nelle scuole di catechismo si concedono a premio e ristoro, ma che diventano una propaganda antireligiosa se fatte nelle ore che impediscono ai bambini di -andare alla messa ed ai doveri religiosi! Così sono nati dei pa [p. 119 modifica]Conati, dei dopo scuola, dei ricreatori, che, sotto mentite somiglianze con altre istituzioni suggerite e create.dalla vera carità, della carità nulla seppero e molla sanno e le elargizioni ed i favori vendono a cari prezzi di apostasie! Così dovunque, al di qua e al di là delle Alpi e del mare, a cento a cento gli educandati, i ricoveri, gli orfanotrofi — che pur oggi ancora vivono del pane di monache e -di preti e di lasciti suggeriti od anche imposti dalla Chiesa e dalla fede — si sono laicizzati, d’una cosa sola facei’) gelosi i nuovi amministratori, più che della disciplina, di tener lontano Dio! Persino sui fondatori e sui benefattori si passò in molti luoghi con non nuova ingratitudine; e, con novissima pedagogia, ai bambini si lasciarono dimenticare quanti per essi avevano avuto un cuore ed una carità, per non ricordarli loro) con una messa, con una preghiera, con un anniversano pietoso di funzione religiosa!» Avendo esclusa la scienza del catechismo, per miei bisogno irresistibile che ha l’anima umana di trovare una causa alle cose che ha d’intorno, il mondo, l’uomo, la vita, il Cardinale ricorda tutte le ipotesi messe innanzi per spiegare il mistero che ne circonda: con qual frutto? Ge scienze senza il catechismo. «Avete creduto, (dirò con una frase triste, non autentica ma celebre) di spiegare il sistema del mondo senza bisogno dell’ipotesi di un Dio, ed eccovi a mendicar dottrine, sistemi, fantasie, che nulla spiegano, che moltiplicano le incognite e fanno torto anche a voi. — Voi alzate le pupille al cielo e vi state in ascolto, ed il cielo è tenebre ed è muto perchè vi si è nascosto e vi tace Dio. — Chinate le pupille a terra. Come ho potuto (e lo dico per esprimere la mia ammirazione a quanti scrutano natura) anch’io ho cercato di seguire le conquiste della scienza, e mi sono prostrato ai risultati delle indagini moderne, che — sulle costituzioni e sulle forze della materia, sulle Correlazioni degli esseri e dei fenomeni, sui rapporti che associano il palpito dell’aria e il vagar lieve di un granellino di polline, il profumo di un fiore e il colorirsi di un’ala, le dimensioni di un pistillo e la lunghezza di una tromba di farfalla, il reeitiarsi d’uno stelo ed il peso della terra — hanno svelato armonie sublimi; ma dietro ogni scoperta, ma sopra ogni conquista ho sempre visto più grande, più maestoso, più necessario alzarsi ed imporsi Dio! «Senza Dio, le stesse vostre scoperte non sono state forse un nuovo enigma che s’aggiungeva agli 21tri enigmi, ed una confusione più umiliante per voi? Moltiplicando i fatti, e respinta dai fatti la causa prima e la suprema interpretazione, avete moltiplicate e rese più complesse le incognite: — tolta ogni dottrina teologica ed una mente preordinatrice, e ridotti i fatti acquisiti alla scienza, non più che al risultato fatale di lotte violenti per l’esistenza e di sopraffazioni crudeli, di conati ciechi, di incontri fortuiti e di casi imprevisti, siete arrivati a conseguenze, che sono inconcepibili ed inesplicabili in un mon

do, nel quale tutto è ordine, peso e misura: — ribellandosi i fatti veri a dar base alle concezioni atee del, cosmo, di altri siete andati in cerca, e non vi peritaste di presentarne dei supposti ed inventati, che han condotto e costretto poi l’Haeckel a discendere dalla cattedra di maestro per andarsi a sedere sul banco degli accusati ad esservi sentenziato di mentitore e di falsario; — ed i fatti più semplici e più ovvii, davanti ai quali per secoli era passato tranquillo il buon senso, colle nuove dottrine eccoli sollevati a misteri, che vi fanno smarriti, collo sguardo sul deserto, come la sfinge egiziaca, invano in attesa di spiegazioni e di risposte.» «E del catechismo viviamo. Le prime due righe, ameremmo vedere nelle mani di tutti, con questa ardente esortazione, colla quale chiudiamo noi pure: Torniamo, torniamo al catechismo. «Ritorniamo adunque tutti, figli e fratelli carissimi, al nostro catechismo, ed amiamolo luce e guida nostra, e non crediamo, anche uomini fatti, non crediamo inutile lo studio di quelle piccole pagine, semplici sì, ma divinamente sapienti e sublimi e che vincono e confondono ogni incertezza e falsità di mentite scienze umane. E del catechismo viviamo. Le prime due righe, che vi ho richiamate, dovrebbero sempre starci palpitanti sull’anima, e basterebbero, esse sole, a reggerci e santificarci. Dai nostri bambini non domandiamo appena che le ripetano, domandiamo che le vivano, e le vivano in ogni atto, in ogni luogo, in ogni circostanza della vita. «Questa è la prma e suprema rivendicazione del catechismo, che s’impone. Domandiamo — ed è nostro diritto e dovere il domandarlo — che il catechismo non esca o, se uscito, rientri nelle scuole, e protestiamo contro chi dalle scuole lo esclude o nelle scuole l’offende; ma poi sopratutto badiamo di non essere noi i colpevoli e gli incoerenti, che, gridando contro chi lo caccia dalla scuola, commettiamo il de litto di cacciarlo — forse di averlo già cacciato! — nalla nostra famiglia, dalla nostra coscienza, dalla nostra vita! Il catechismo studiato, compreso e vissuto — ecco la interpretazione della nostra fede e del libro della nostra fede, dal quale voglia Dio che continui la patria nostra a bevere la dottrina della vera educazione, la sola che salverà.»

L.

VITALI.

Don Giuseppe Civelli e Don Giosuè Barzaghi Due distinti sacerdoti milanesi, che occupavano in diocesi due posti importanti, sono mancati ai vivi nella passata settimana,. il M. R. D. Giuseppe Civelli, Prevosto della SS. Trinità, nei Córpi Santi di Milano, e il M. R. D. Giosuè Barzaghi, Prevosto Vicario foraneo di Varese. [p. 120 modifica]Don Giuseppe Civelli aveva raggiunto la invidiata.età di quasi novant’anni: era fra i decani dei sacerdoti della Diocesi milanese: da oltre trent’anni dirigeva la Parrocchia della SS. Trinità, che aveva veduto a crescere smisuratamente in quest’ultimo periodo di prodigioso incremento della città, fino a contare più di 50.000. Ebbe il merito distinto ai corrispondere convenientemente ai bisogni religiosi di tanta popolazione, in un momento su cui l’opera del clero, specialmente reclamata era anche specialmente contrastata.

Don Giosuè Barzaghi, univa all’ingegno una non comune coltura acquistata nei corsi degli studi superiori, ottenendo più di una laurea: coadiutore titolare a Seregno, in un momento in cui l’opera del Cero era poco benevisa, specialmente nelle scuole pubbliche, egli venne dall’autorità municipale nominato sopraintendente scolastico. La nomina a Prevosto di Varese, uno dei posti più importanti e difficili della Diocesi, manifesta a un tempo la realtà ed il riconoscimento de’ suoi meriti; e l’opera sua, nei

molti anni che resse la Prepositura di Varese, fu veramente illuminata ed efficace, dando inizio e sostegno a tutte le istituzioni dell’azione cattolica. Non ancora settantenne, muore, si può dire, sulla breccia, vivamente rimpianto. Avendogli alcuni anni or sono, fatto dono del mio opuscolo di attualità, La campagna anticlericale. egli mi ringraziò con un biglietto, che ho trovato ancora fra le mie carte, e che, data la ltittuosa circostanza, mi compiaccio di riportare, come prova dei suoi sentimenti:e dei suoi voti: «Le sono oltremodo grato del dono fattomi del suo pregiato opuscolo. L’ho letto con sommo piacere. Faccio voti che sia conosciuto e letto da tutti: dai buoni, che ne avrebbero conforto e stimolo a continuare nel bene, dai cattivi, dai tristi, dei nemici del clero, che sentirebbero tutta la vergogna e la ignominia della loro condotta». Ai due colleghi e amici mando il tributo del mio rimpianto e l’augurio di trovarci un giorno in luogo migliore. L. VITALI.

FRANCOBOLLI USATI

Dott. Bassi.... N! l000