Il buon cuore - Anno XIV, n. 42 - 16 ottobre 1915/Religione

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Vangelo della domenica della dedicazione

Testo del Vangelo.

Si faceva in Gerusalemme la festa della Sagra; ed era d’inverno e Gesù passeggiava pel Tempio nel portico di Salomone. Se gli affollarono perciò d’intorno i Giudei, e gli dicevano: «Fino a quando terrai tu sospesi gli animi nostri? Se tu sei il Cristo. dillo a noi apertamente». Rispose loro Gesù: «Ve l’ho detto e voi [p. 285 modifica]non credete: Le opere che io faccio nel nome del Padre mio, queste rendono testimonianza di me. Ma voi non credete, perchè non siete del numero delle mie pecorelle. Le mie pecorelle ascoltano la mia voce, e io le conosco, ed elleno mi tengon dietro. Ed io dò loro la vita eterna, e non periranno in eterno, e nessuno le strapperà a me di mano. Quello che il Padre ha dato a me, sorpassa ogni cosa, e niuno può rapirlo di mano al Padre mio. Io e il Padre siamo una cosa sola)). (S. GIOVANNI Cap. 10).

Pensieri.

L’ufficio ecclesiastico della presente domenica è tutto ordinato a riCordare la magnificenza, la santità della casa che Dio ha voluto scegliere per sè in mezzo alle umili case nostre. La Chiesa, casa di Dio, casa di orazione, tanto nei grandi come nei piccoli centri, s’innalza quasi sempre per l’iniziativa e il concorso di tutto un popolo: siano semplici ovvero siano grandiose le sue linee il Tempio sta ad attestare la fede, la riconoscenza di Migliaia di creature al Padre che è nei cieli. E Dio non sdegna l’omaggio: quando l’opera è condotta a termine i suoi ministri, a suo nome, ne prendono possesso e lo Spirito discende entro quelle mura e le riempie della sua gloria: il Tempio vien dedicato a Dio Ottimo e Massimo e diventa cosa sacra. Per collegare le feste nostre alle feste antiche e farci notare la continuità dei disegni di Dio nella storia dei popoli, oggi nella Messa è inserito un tratto di Vangelo che parla della dedicazione del gran Tempio israelitico: si faceva in Gerusalemme la festa della Sagra. Così noi apprendiamo che coloro che amano Iddio e ne sentono la presenza in mezzo al suo popolo, hanno sempre professato venerazione per quel luogo ove Dio, in modo tutto particolare, si manifesta alle coscienze che lo cercano e lo invocano. Egli riempie di Sè l’immensità dei Cieli: la sua potenza, la sua misericordia seguono la creatura ovunque essa si rifugi: ma pure nella Chiesa a Lui consacrata l’anima si sente più vicina al Santo, le confidenze sono più spontanee, la fiamma della carità si sente meglio al riparo contro le sorprese del freddo egoismo. In quella casa santa Dio ha voluto rivelarci la sua vita divina e su quel modello plasmare la nostra vita: così come nella casa paterna noi, quasi senza avvedercene, siamo venuti a conoscere e abbiamo poi riprodotto in noi la fisionomia particolare di nostra famiglia.

Gesù camminava nel Tempio, pel portico di Salomone. I Giudei allora lo attorniarono. Pei Giudei nel Tempio e attorno al Tempio si svolgeva gran parte della vita: quivi si agitavano le questioni del più alto interesse sociale, morale e religioso: l’ebreo nel suo Tempio si sentiva quasi un re nella reggia; la mente si inebriava di memorie gloriose, le speranze si rinfocolavano e là, nel Tempio di Jehova, il figlio di A

bramo si rammentava di essere rampollo di una stirpe di forti e di santi. Anche per noi redenti da Cristo la chiesa è il santuario ove l’uomo sente di più la sua dignità, la sua grandezza: sente di essere il re della creazione. Nell’officina, nei campi, nelle scuole, nel foro l’uomo non può spogliarsi del suo carattere di creatura che deve lottare contro le esigenze della vita fisica, contro il servaggio della carne. Nella Chiesa invece la terra si slontana, la scena del mondo si scolora: l’uomo si trova faccia a faccia con Dio e non quale servo di fronte al padrone, ma quale amico davanti all’amico, il figlio al cospetto del padre. L’uomo riceve da questo contatto colla divinità qualche cosa di ieratico, di sacro. Difatti le cerimonie del culto sono compiute da uno salo, dal sacerdote: ma mentre da un lato esso si identifica colla persona di Gesù Cristo che, è il sacerdote eterno, d’altra parte il ministro sa di essere moralmente unito al popolo nel cui nome e alla cui presenza offre il sacrifizio: il popolo, a sua volta unito al sacerdote, sente sopra le miserie della sua umanità brillare viva viva la luce della grandezza immensurabile di Dio. Il reale salmista, com’è ricordato da Gesù, aveva chiamato Dei coloro che nella terra di Giuda amministravano in nome di Dio la giustizia, perchè partecipavano per ciò stesso della sua autorità, del suo potere. L’uomo che crede, che è ammesso nella Chiesa ai Sacramenti, ha ben in sè qualche cosa di sublime, di divino. E dopo aver partecipato alle ricchezze della mensa che il Padre celeste tiene imbandita nella sua casa, può di certo il credente t ipetere le parole di Paolo: non sono io che vivò, è Cristo che vive ed opera nella mia anima! Nelle competizioni della vita quotidiana spesso ci tocca abbassare la fronte, vinti dal rossore e dalla indignazione, perchè la sognata unità della grande famiglia umana è lacerata da rivalità, da odii di classe, da vergogne sociali: la vita in comune, che potrebbe essere il più poetico degli idilii in pratica non è che una triste sequela di puntigli, di odii, di vendette o di malintesi per lo meno. Nella Chiesa invece le distinzioni scompaiono, una medesima fede ci unisce, le stesse ansie ci travagliano e le stesse preoccupazioni; una comune speranza ci sostiene, tutti avviati verso un’unica meta che sta ascosa nel mistero dell’eternità. E mentre fuori del Tempio anche le gioie hanno alcunchè di dubbio, di amaro, nella Chiesa, ove si sono svolte le scene più trepide tra l’anima e Dio, i dolori stessi non sono privi di conforto, perchè sappiamo che le nostre lagrime non vanno perdute e c’è chi le conta. Nella Chiesa adunque l’uomo assurge in tutta la sua grandezza — la Chiesa è la patria dell’anima nostra. E così come dell’individuo, la Chiesa è la patria delle grandi società. E’ attorno alla Chiesa che si sviluppa tutta la nostra vita civile, intellettuale e religiosa; ed è riguardando ai loro duomi, alle loro chiese monumentali, che le città più progredite rileggono la storia la [p. 286 modifica]boriosa e gloriosa insieme delle loro ascensioni sulla via del progresso, della libertà, della opulenza.

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I Giudei allora lo attorniarono e gli dicevano: Fino a quando tu terrai sospeso l’animo nostro? Se tu sei il Cristo dicoelo chiaro. Eppure Gesù aveva già parlato chiaro tante - volte: non si stanca dell’insistenza, parla chiarissimo una volta ancora, ma con ciò non riesce a vincere l’ostinazione di quei caparbi che non si arrendono alla. testimonianza della verità, anzi irritati ricorrono alla violenza. Che iattura per gli Ebrei non aver creduto, alla’ parola, di Cristo! quale sorte avrebbe sorriso a quel popolo se avesse seguito fedelmente la voce del pastore che voleva adunare attorno a sè tutta la gente ebrea, come la gallina protegge sotto l’ala i suoi. pulcini! Nella febbrile attività della vita odierna, noi pure siamo esposti a malintesi, e disgraziati se la sbagliamo! Le nuove condizioni di vita hanno aumentato i pericoli per la nostra fede. La libertà di discussione, la rapidità con cui le obbiezioni alla fede sono divulgate, l’arte con cui gli avversari presentano le loro concezioni sociali e religiose; le preoccupazioni per il benessere materiale che’ ci fanno perdere di vista gli interessi superiori; l’ombradel.dubbio e della, diffidenza gettati su criteri di morale, una volta certi’ ed indiscussi: l’insieme in ultimo di questa vita nuova che, quasi per incanto si è sovrapposta alla: nostra vita tradizionale, tutto crea un pericolo per le. coscienze che ora si vengon formando. Menti superficiali possono constatare senza brividi che delle incognite paurose si affacciano ai nuovi orizzonti della vita, ma che disillusione anche per noi, se attraverso a tanto fervore di opere e di pensiero, non sappiamo discernere e ascoltare- la voce della verità! Seguire o non seguire Cristo, oggi come ieri, è sempre questione di vita o di morte. Giacchè è unicamente da Lui che dobbiamo attendere luce e conforto; Egli ce lo ha promesso: alle pecorelle’ che• ascoltano la mia. voce, io dò la vita eterna; e in eterno non periranno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date’è più* grande di tUtti.; e nessuno può rapirle al Padre mio. Non c’è lusinga di errore, non c’è violenza di passione, non c’è potere alcuno del male che ci possa nuocere se noi. seguiamo Lui e ascoltiamo, la sua voce. Il nostro Duce - saprà vincere se pur contro di noi si collegassero le potenze tutte del mondo: cgo vici mundum. Ka è la Chiesa che ci deve guidare a Gesù; è nella Chiesa che noi lo troviamo. Infatti se noi siamo de’ suoi, se ascoltiamo la sua voce lo dobbiamo alla -Chiesa: -è essa, la madre amorosa, che ci sorregge tra le sue braccia e così ci avvicina a Gesù, lo Sposo deli suo, cuore!

O Signore, prega quest’oggi la santa Chiesa, che con pietre vive e scelte hai’ innalzato alla tua maestà un Tempio, santo e imperituro, conduci a condegna

perfezione l’opera delle tue mani, e fa che provino la dolcezza della tua assistenza tutti coloro che in questa tua casa t’invocheranno!» Oh sentano il’bisogno dell’aiuto divino tanti poveri fratelli, che fatalmente strappati all’amore della Chiesa, ora illusi da lusinghieri miraggi si affannano a raggiungere, nella incertezza dell’oggi, quella pace che non. è possibile rintracciare quaggiù! Tornino alla Chiesa, nella Chiesa sentiranno la voce di Gesù e alla scuola di Gesù impareranno la bellezze e la santità di questa vita che è peso per gli inetti, ma è lotta pregna di’ intime soddisfazioni per chi combatte sorretto da promesse che norytemono smentita. G. G.

La malattia del Ceeeo-Bepp

Se dis ch’el car Peppin el sia malaa, E ch’el se sia malaa tant’senament, De fa còr al so lett tutti parent, Con la’ faccia tra el rid e’l spaventaa. Se mi ve devi dì la veritaa, Dequest mi me rincress sincerament; Perchè l’è minga adess el bon rizoment Ch’el ne scappa de man beli, e crepaa. L’è mei ch’el spetta on poo, ch’el tira là, Fina quand podaremm andà a trovali E ciapall viv vivent, per fagh provà, Con quatter bastonad sora ai so spali, El gust ch’el gh’avuu lu de bastonà E quel de fa impiccà... coll’impiccall. FEDERICO BUSSI

L’azione svolta Ball’Opera Bonomelii anche durante la guerra.

Tornati gli emigrati dalle colonie europee in conszguenza della guerra, era apparso a taluni che gli enti i quali assistevano gli emigrati stessi avessero sensibilmente ridotto il loro compito. Viceversa tutta una attività nuova, urgefite, irta di difficoltà essi hanno dovuto creare. Le esigenze nuove alle quali fu ed è ancora necessario provvedere, sono principalmente sei: 1.o — ricuperare i crediti spettanti agli operai, costretti a tornare improvvisamente in patria: 2.o — provvedere di cucine economiche e di viveri a buon mercato le colonie nostre rimaste in Svizzera; [p. 287 modifica]3.o — coadiuvare i nostri Consolati in Isvizzera lire centomila, derrate così ripartite: riso, quintali e in Francia per la compilazione delle liste dei richia580, lardo, quint. 41, fagioli, quint. 45, pasta, quinmati e per la distribuzione dei sussidi; tali,295, patate quintali 19, salame e formaggio, quin4.o — assistere gli espulsi dall’Austria durante tali 12.500, farina quintali 15, olio, ettolitri 18. il viaggio di ritorno; Il Governo, in seguito a pratiche dell’Opera Bono5.o — facilitare, coordinare le relazioni•tra gl’imelli e della Società Umanitaria, concesse il permestaliani rimasti in Germania e gl’italiani internAi o priso di esportazione su queste derrate. I Missionari, rigionieri in Austria con le rispettive famiglie, coni ricevutele merci,.agirono quali-intermediari perchè esspettivi conoscenti; se fossero equamente distribuite alle nostre colonie. 6.o — segnalare le rappresaglie, le insidie cui Ne usufruirono in gran parte le colonie di Basilea, vanno soggetti gl’italiani rimasti in Germaria o nei Ginevra, Montr;.ux, San Gallo, Uster, Bulle, Cretaterritori attualmente occupati dalla Germania. chen ed Arbon. Per il ricupero dei crediti spettanti agli operai, torAltro lavoro al quale furono chiamati i Missionari, nati in Italia, le pratiche furono laboriosissime. Si fu quello di. aiutare i nostri consoli nelle pratiche per trattava di riscuotere parecchi milioni in Francia, in l’accertamento delle famiglie dei richiamati, per quelGermania, in Austria, in Isvizzera e nel Lussemburlo dei nazionali soggetti alla leva e per la distribuziogo. Per ciascuno di questi paesi avvennero riunioni ne dei sussidi. Il personale ch’era divenuto esuberantra i rappresentanti del Governo nostro, del Governo te in Germania potè così compiere, un lavoro preziodel luogo, delle ditte interessate e dell’Opera Bonoso in Francia e in Isvizzera. Scoppiato il conflitto con melli. Per il maggior numero dei casi — specialmenl’Austria, ed anche, qualche giorno prima, I’ Opera te per il bacino della Meurthe et Moselle -- si addiBonomelli, sotto la direzione di funzionari governativenne alla conclusione che l’Opera Bonomelli avrebvi, provvidetad assistere l’esodo dei connazionali ebe provveduto alla ricerca dei creditori e delle prove spulsi. I Missionari accompagnarono le varie impodei loro crediti, e che in base alle sue indicazioni le nenti schiere dal confine svizzero-ustriaco a Milano, ditte avrebbero soddisfatto i loro impegni consegnanistituirono, posti di soccorso in numerosi punti e spedo le somme reclamate dai loro ex-dipendenti ai rapcialmente 2 Chiasso e a Milano, ospitarono a Milano presentanti del, R. Ufficio di Emigrazione o a quelli i profughi durante la loro sosta. Il Governo rimborsò dell’Opera Bonomelli. l’Opera. delle spese sostenute per il vitto agli ospiti. Quest’ultima potè procurarsi i nomi dei creditori La chiusura delle frontiere austriache e germanirimpatriati mercè la diffusione in tutti i Comuni del che non..arrestò l’attività dell’Opera a pro degli itaRegno, pel tramite delle proprie sezioni e dei propri,liani rimasti, oltre ’quellet per la tutela, dei loro intecorrispondenti, di numeri del giornale Patria — pubressi. ’ Il segretario generale dell’Opera, prof. Giublicazione della Bonomelli — contenenti gli elenchi seppe Gallavresi, fu incaricato dal’Ministero degli Edei creditori stessi. Il segretariato generale dell’Opera,sterk’di coadiuvare in proposito la Legazione italiana Bonomelli: ha incassate.sino, ad:oggi lire 41118, alle a’Berna. Egli si è,stabilito a Berna, da.slove manda quali devonsi aggiungere altre 80.009 lire riscosse in ogni giorno alla sede-dell’Opera Bonomelli a Milano seguito a pratiche affidate direttamente ai s:gretariati per-mezzo ’di corrieri del ’Governo le pratiche a cui di Basilea, Iselle, Ginevra e Lione. Accanto a questi.dare sviluppo. Le pratiche esperite ammontano per il ricuperi altri se ne chieseroili depositi p_-,esso Bansalo segretariato generale a 7900, per le quali occorche, Casse di risparmio,,.di masserizie e d’indumenti.. se un lavoro di corrispondenza concretato • in 8700 Il lavoro s’intensificò, ’durante’ l’inverno per la. ne,lettere-In esse vennero e vengono, trattati gli oggetti cessità di provvedere alle colonie stabili della, nostra piùtdiversi: ricerca di, persane o di bagagli;, pratiche emigrazione, specialmente in: (svizzera, dove la cessacoi proprietari di casa per evitare il sequestro dei mozione dei lavori, a cui erano adibiti quasi totalmente bili; spedizioni di denari, di italiani residenti in. Geri nóstri operai, portò l’indigenza nelle loro famiglie. mania alle loro famiglie e di famiglie residentiin ItaI funzionari dell’Opera Bonomelli: impiantarono culia a prigionieri o ad internati in Austria; scambio recine economiche, grazie allequali la popolazione itaciproco di notizie personali; inoltro di atti, di do,- uliana, specialmente le donne ed i bambini, potè supementi per cause giudiziarie, -per matrimoni,. ecc. rare la cattiva stagione. Le pratiche per il ricupero I rappresentanti dell’O.perat Bonomelli; hanno avuto dei salari e le spese per l’impianto ed il funzionamenoccasione di segnalaregravi anomalie’ riguardo al. tratto delle cucine economiche, nonchè per la distributamento che la Germania usa agli italiani residenti zione degli indumenti, comportarono una spesa di nei territori da essa occupati nonostante la conven58,400 lire, alla quale l’Opera Bonomelli provvide zione ’firmata dalle autorità tedesche e dal nostro amcon sottoscrizioni private. basciatore a Berlino alla, vigilia della, nostra.,dichiaraQuando cominciò a difettare l’approvvigionamento zione di guerra all’Austria; da quando, la nostra neualimentare dei paesi neutri, e specialmente della Sviztralità è cessata, le ditte francesi residenti nei dipartizera, in conseguenza della guerra, l’Opera Bonomelli menti invasi dall’Impero, hanno ricevuto ordine di iniziò pratiche con l’Unione Cooperativa di Milano non pagare più gli operai italiani; così pure talune perchè spedisse ai Missionari bonomelliani delle derBanche, talune Casse di’ Risparmio tedesche e parecrate alimentari per una somma che oggidì supera le [p. 288 modifica]chie società d’assicurazione per infortuni — quelle che hanno il maggior numero di assimrati italiani — non soddisfano più i loro obblighi assunti presso i ncstri connazionali, benchè da un’inchiesta fatta fare dalle autorità tedesche risulti che le Banche. le Casse di risparmio e le Società d’assicurazione in Italia continuino a compiere il dover loro anche di fronte, ai clienti tedeschi. Nel Lussemburgo 5000 operai italiani non possono partire. In Germania è stata messa in vigore una legge secondo la quale i sudditi stranieri non possono citare in Tribunale debitori tedeschi, mentre creditori tedeschi possono citare in Tribunale sudditi stranieri e mentre in Italia nessuna legge del genere esiste con tro- i tedeschi. In ’svizzera circolano agenti tedeschi, i quali hanno l’incarico di ingaggiare operai italiani per occuparli in lavori nel Belgio. Il caso più recente è costituito dall’ingaggio di venti con razionali che dovevano recarsi a lavorare nella galleria belga di Hornburg. Questo dunque il lavoro compiuto dall’Opera,Bonomelli durante il periodo della guerra. Le economie per la chiusura dei Segretariati in Austria e Germa

nia furono limitate, perdurando gli aggravi degli affitti continuativi ed anche perchè i funzionari dell’Opera, che vennero in parte destinati ai nuovi servizi e in parte chiamati sotto le armi, conservano una notevole porzione del loro stipendio. Per l’avvenire l’Opera Bonomelli dovrà esercitare un’azione non meno intensa. Tornata la pace si determinerà un grande, immediato, impetuoso afflusso di emigratori verso i paesi più percossi dalla guerra. L’azione del Governo, dell’Opera,Bonomelli e di tutti gli enti che dedicano la loro attività agli emigranti dovranno svilupparsi in modo che gl’imprenditori della mano d’opera dirigano la corrente emigratoria con un scrupoloso senso di responsabilità. Perchè quest’opera di tutela dia risultati soddisfacenti basterà che, le varie forze ad essa destinate agiscano in armonia tra loro non col fine di farsi reciprocamente del male ma con quello di volere ciascuna il bene. L’Opera Bonomelli per procedere alla rapida riorganizzazione dei suoi Segretariati e ad un maggiore sviluppo di attività avrà bisogno di non meno di 100,000 lire. Ma su questo argomento torneremo in un’ora migliore, quando la pace sarà vicina.

FRANCOBOLLI USATI

Signor Federico’ Bussi... N. 2.500