Il ghetto di Firenze/La città di Bagdad

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La città di Bagdad

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L'interno del ghetto Conclusione

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LA CITTÀ DI BAGDAD



a
circostanza del tempo in cui questa modesto ricordo vede la luce, m’impone l’obbligo di tener conto anche del nome... carnevalesco toccato a questo quartiere.

Sarà l’ultima delle sue vicende; ma non sarà certo delle ultime per l’importanza sua.

Il talento, il gusto, la fantasia di un gruppo elettissimo dei nostri artisti1 ha saputo completamente trasformare l’interno di questo ampio rettangolo di fabbriche, e sulle vecchie magioni dell’estinta nobiltà fiorentina, sulle torri che furono spettatrici di tanti avvenimenti compiutisi [p. 76 modifica]nello svolgere di tanti secoli, rimarranno fino al giorno non lontano della distruzione, le tracce dell’opera degli artisti fiorentini.

Nulla di più grazioso, nulla di più singolare, nulla di più elegante e di più gaio di questa fantastica e singolare trasformazione!

L’architettura araba così ricca e così splendida d’ornati e di colori, è stata imitata in ogni particolare con una accuratezza straordinaria, e bisogna aggiungerlo, anche la località coi suoi cortili, i suoi voltoni, le straducole strette, irregolari, buie, s’è prestata moltissimo a favorire l’illusione. È un lembo d’oriente trasportato a Firenze, anzi proprio nel cuore della vecchia Firenze, nel centro delle sue memorie più antiche e più insigni.

Piazza della Fraternità è ora un cortile arabo con un bel porticato all’intorno con negozi elegantissimi, con un corpo di guardia araba che è un portento di gusto artistico ed un caffè arabo sfolgorante di adornamenti e di pitture.

Piazza della Fonte è un cortile sul genere di quelli dell’Alhambra, gaio, sfarzoso, adorno di bazar, di magazzini. Tutto il resto è addirittura un quartiere arabo in festa, tutto agghindato e ripulito ch’è un amore a vederlo. Qual singolare contrasto fra questo sfarzo di luce di colori, di eleganza, colla triste e monotona massa di tinte [p. 77 modifica] nere e grige che dominavano in questo luogo, prima che l’opera degli artisti venisse ad operare questo miracolo!

I ricordi storici del vecchio Ghetto non potrebbero esser chiusi meglio che con due memorie moderne.

Le visite fattevi a beneficio delle Case dei poveri e la sua trasformazione in quartiere arabo.

La beneficenza e l’arte che hanno lasciato le traccie del loro passaggio, accanto al cumolo di memorie raccolte in oltre dieci secoli di vicende.



Note

  1. I pittori Prof. Francesco Vinea e Pietro Torrini hanno fatto i disegni e diretti i lavori generali. Con loro hanno pure lavorato i pittori: Massani, Prof. Bianchi, Landi, Barducci e gli scultori Baccetti e Fazzi.