Il milione (Laterza,1912)/CVI

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CVI. Della provincia di Mie (Mien)

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CVI. Della provincia di Mie (Mien)
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Della provincia di Mie (Mien).

Sappiate che quando l’uomo ha cavalcate quindici giornate per questo cosí diverso luogo, l’uomo truova una cittá c’ ha nome Mien (Amien), molto grande e nobile1; e la gente è d’idoli, e sono al Gran Cane, e hanno linguaggio per loro. E in questa cittá hae una molto ricca2 casa. Che anticamente fu in questa cittá un molto ricco re; e, quando venne a morte, lasciò che da ogni capo della sua sepoltura si dovesse fare una torre, l’una d’oro e l’altra d’ariento. E queste torre sono fatte com’io vi dirò: ch’elle sono alte bene dieci passi, e grosse come si conviene a quella altezza; la torre si è di pietre, tutta coperta d’oro di fuori, ed èvvi grosso bene un dito, sí che vedendola pare pure d’oro. E di sopra è tonda, e quel tondo è tutto pieno di campanelle, e sono dorate,3 che suonano tutte le volte che ’l vento vi percuote. L’altra è d’ariento, ed è fatta nè piú nè meno che quella d’oro. E questo re le fece fare per sua grandezza e per sua anima; e dicovi che gli è la piú bella cosa del mondo a vedere e di maggiore valuta. E ’l Gran Cane conquistò questa provincia, com’io vi dirò.4 Il Gran Cane disse a tutti i giullari, che avea in sua corte, che voleva ch’andassero a conquistare la provincia de Mia (Mien), e darebbe in loro compagnia quegli d’Aide e quegli di Caveita. Li giullari dissoro che volentieri. Vennoro qui5 con questa gente i giullari e presono questa provincia. Quando furono a questa cittá, viddono cosí bella cosa di queste torri, mandarono a dire al Gran Cane la bellezza di queste torri, e la richezza e ’l modo come furono [p. 150 modifica]fatte, e ov’elle erano, e se voleva che le disfacessono e mandassongli l’oro e l’ariento. E lo Gran Cane, udendo che quello re l’avea fatte fare per la sua anima e per ricordanza di lui, mandò comandando che non fossono guaste, anzi vi stessono per cului che l’avea fatte fare, cioè il re che fu di quella terra. E di cioè non fue maraviglia, perciò che niuno tartero non tocca cosa di niuno uomo morto. Egli hanno leonfanti assai e buoi salvatichi grandi e belli, e di tutte bestie in grande abbondanza. Ora abbiamo detto di questa provincia, e dirovvi d’un’altra e’ ha nome Gangala.

  1. Berl. * e (cavo) dele (altre) zente.
  2. Fr. couse.
  3. Pad. che sonava...
  4. 'Pad. Ala corte... era una gran moltitudine de zugolari e de strazatori (Fr, tregiteor). El signor i disse ch’el voleva che i andasseno a conquistar la provinzia de Miem, e ’l ghe darave bon capetanio e grande altorio (Fr. cheveitain et aide).
  5. Pad. con el capitanio e con...