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Il milione (Laterza,1912)/XXVI

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XXVI. Di Camadi

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XXVI (xxxvi)

Di Camadi.

Alla discesa della detta montagna ha un bel piano, e nel cominciamento hae una cittá c’ha nome Camadi. Questa solea essere migliore terra che non è ora, che tarteri d’altra parte l’hanno fatto danno piú volte. Questo piano è molto 1 cavo, e questo reame ha nome Reobales (Reobarles).2 Suoi frutti sono datteri, pistacchi, frutto di paradiso e altri frutti che non sono di qua. Hanno buoi grandi e bianchi come neve, col pelo piano per lo caldo luogo, le corna corte e grosse e non acute, fra le spalle hanno un gobbo alto due palmi, e sono la piú bella cosa del mondo a vedere. Quando si vogliono caricare, si coricano come camelli; e caricati cosí, si levano, che sono forti oltra misura. E v’ha montoni come asini, che pesa loro la coda bene trenta libbre, e sono bianchi e belli e buoni da mangiarne. In questo piano ha cittá e castella e ville murate di terra da difendersi dagl’ischerani,3 che vanno rubando. E questa gente che corrono il paese per rincantamento fanno parere notte sette giornate alla lunga, perchè altri non si possa guardare. Quando hanno fatto questo, vanno per lo paese, che [p. 30 modifica] bene lo sanno; e sono bene diecimila talvolta, e piú e meno. Sicchè per quel piano non campa loro nè uomo nè bestia: gli vecchi uccidono, gli giovani menano a vendere per ischiavi. Lo loro re ha nome Nogodar, e sono gente rea e malvagia e crudele.4 E si vi dico che messer Marco vi fu quasí che preso in quella iscuritade, ma scampò ad uno castello e’ ha nome Canosalmi (Conosalmi), e di suoi compagni vi furono presi assai, e venduti e morti.

  1. Berl. caldo.
  2. Pad. In questo piano è una zenerazion d’oxelli che sono apellati «francolini», ch’è molto divixati dali falconi nostri e d’altra parte: egli sono negri e bianchi mesedatamente, e ano rossi li pie e ’l beco. Le bestie de quella contrá altrosi sono molto devisati dali nostri; e diròve deli boi imprimamente.
  3. Berl. li quali score tuta la patria, e questi vien chiamati «caraunas» (caraonas), perchè le madre fo d’India, e li suo’ padri fo tartari.
  4. Pad. Ricc. Questo Nogodar andò alla corte de Ciagati(-tai) ch’era fradel carnal del gran Caan. E andò ben con diexemilia omeni de soa zente, e stete uno tempo in sua corte, perchè quello era tropo grande segnore et era so barba. E quando elio fo stato in corte de Ciagatai uno tempo, che se n’andò con grande zente de quello re, lo quale era andato in Armenia mazore; e quelli chi andono con lui era crudelisimi e felloni. E andò in Armenia mazior; e passò questo Nogodar con quella mala zente per Baldasia(Badascian) e per on’altra provinzia che a nome Fasciai (Fasciai Dir) e per (un’altra) che è apellata Arion (Ariora) Chesciemur. Egli perse molto de soa zente e de suo’ bestie, perchè le vie erano strete e malvaxie. Quando che ave prese tute queste provinzie, el intrò in India, in confine d’una provinzia ch’è apellata Dilvar (Dalivar), e prese una bona cita che a nome Dalivar, e demora in quella zita. E per lo regname ch’el tolse a uno re chi avea nome Asidi (Asedin) Soldan, lo quale era molto rico, è in sí forte contrá ch’el non a pagura de neguno, ni lu ni soa zente. E fa guera a tuti gli altri tartari che abitano di torno lui. Or ve ò contado de quel piano e de quella zente che fa vegnir la oscuritá per robar.