Il mio delitto/All'avvocato Enrico Anselmi
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IL MIO DELITTO
manoscritti trovati
fra le carte del defunto avvocato Enrico Anselmi
Dal carcere cellulare di Milano.
All’avvocato Enrico Anselmi.
- “Mio ottimo amico,
Quel giorno che la mia mamma mi mostrò a voi per la prima volta, addormentata tranquillamente in una culla adorna di trine, non avreste certo pensato che la figlia della vostra amica d’infanzia e del prode generale di San Martino, incolpata d’un orribile delitto, si sarebbe quest’oggi rivolta a voi, per implorare il vostro patrocinio.
Capisco che nel tempo febbrile in cui viviamo, non possiamo dominare nè dirigere gli avvenimenti, ma sono essi che s’impongono a noi con una fatalità inesorabile. In queste eterno ore di prigionia, desiderosa di dimenticare l’orribile presente e tremando per l’avvenire, ho rifatta passo passo la mia vita passata e scrissi le memorie che vi unisco, affinché possiate conoscere tutto intero il mio cuore e la mia vita di questi ultimi anni.
Ed ora vi supplico, per l’affetto che avete sempre avuto per la mia famiglia, per la santa memoria della mia povera mamma, di rinunciare per qualche giorno alla vita tranquilla, alla solitudine dei campi per venire a difendermi colla vostra eloquenza.
Ho bisogno più d’un amico che d’un avvocato, ed ho fede che la vostra presenza mi darà coraggio quando sarò là, dove non avrei mai creduto di metter piede, sul banco degli accusati, alla presenza dei giudici, dardeggiata dagli sguardi dei curiosi, fatta segno a mille commenti da una folla avida d’emozioni e di scandali.
Leggete le pagine che vi unisco e ricordatevi che affido a voi la mia salvezza e quella di mia figlia. Pensate alla nostra vecchia amicizia e non rifiutatemi quest’ultimo favore.
Ormai non spera che in voi la vostra
Ilda Manfredi di San Martino„.