Il palio di Siena: cenni storici ed impressioni (1894)/Al Lettore

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Al Lettore

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Il palio di Siena: cenni storici ed impressioni (1894) Un po' di storia
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Al Lettore,

Nel breve giro di pochi anni è la terza edizione che vien pubblicata di questo mio modestissimo lavoretto. Segno che qualche cosa c’era dentro da interessare la curiosità di non pochi lettori.

Concedo che il merito è tutto del Palio; quando uno lo vede per la prima volta ne rimane sorpreso e si invoglia naturalmente di conoscerlo in tutti i suoi più minuti particolari caratteristici, e comprendo perfettamente la sua giusta sodisfazione unita ad un tantino di riconoscenza verso chi, senza tanta pompa di retoriche divagazioni e di fronzoli filologicamente peregrini lo ha messo in quattro balletti al corrente di tutto.

In questa nuova edizione ho rifatto quasi tutto da capo, ampliando in particolar modo la parte storica, correggendo le inesattezze e, tenendo conto dei desideri che volta a volta mi esprimevano forestieri cortesi, a cui qualche cosa rimaneva oscura o incompleta, l’ho corredata di abbondanti note esplicative, intercalando poi nel testo qualche disegno come porta il costume.

Del resto — ripeto quello che ebbi a dire in altra edizione — scrivendo del Palio di Siena non mi [p. - modifica]misi davvero la toga, come narrasi facesse Niccolò Macchiavelli per le Deche di Tito Livio, per la semplicissima ragione che la toga non l’avevo, come non ho avuta mai la pretesa di fare un’opera d’arte. Solo ebbi in animo di raccontare, come si farebbe in un’amichevole conversazione, le mie impressioni su questa festa singolarissima, procurando di essere più esatto di certi scrittori che vanno per la maggiore e che su per i giornali ed in qualche libro ne hanno dette del Palio di quelle che non hanno nè babbo nè mamma, e nel farlo non ebbi altro scopo all’infuori di quello di far conoscere lo spettacolo senese anche fuori di Siena per invogliare il maggior numero possibile di forestieri a venirlo a vedere.

Se debbo giudicare dal favore ottenuto, suppongo di esser riuscito nell’intento, e con ciò mi trovo più che compensato della mia povera fatica.

Siena — luglio 1894.