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Il rapimento d'Elena e altre opere/Dedica

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Dedica

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Il rapimento d'Elena e altre opere A chi legge
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A SUA ECCELLENZA

il signor conte

DON CARLO

PERTUSATI

reggente , e presidente del senato
di milano,

consigliere intimo, ed attuale
di stato

PER S. MAESTÀ L’IMPERATRICE,

reina d’ongheria, e di boemia

Angelo Teodoro Villa.

VAntaggiosa è senza dubito la condizione, o Eccellentissimo Signore, e di chiunque vuol opera al vostro nome sacrare, che può [p. 14 modifica]securamente nell’immenso campo di vostre lodi introdursi, senza sospetto d’incontrar quella taccia, che a’ più de’ Letterati s’attribuisce, d’essere per la disavventura de’ nostri secoli divenuti servili, e insipidi adulatori. Basta egli per concepire del vostro gran merito convenevoli idee, tutto innamorato vedervi della più pulita letteratura nel tempo stesso, che alla testa vi ritrovate di sì decoroso Senato; sentirvi con maraviglia di vostra profonda memoria fornir tratto tratto di sode erudizioni i discorsi, allorchè sappiamo, quanto Voi siete ne’ pubblici, ed importanti affari della nostra Insubria continovamente adoperato. Io non ho più lungamente dovuto all’antico mio desiderio por freno, da cui gagliardamente stimolato sentivami ad offerirvi qualche fatica mia, non tanto perchè restasse dal vostro solo [p. 15 modifica]nome protetta, quanto per dare al pubblico qualche attestato della mia verso di Voi sincerissima venerazione.

Non è quì, o Signore, il Cittadino sì sconoscente, non è sì cieco l’Amator delle Lettere, che non ravvisi la grandezza di vostra mente nell’eccitare da varie sorgenti la felicità di quesia Metropoli. È voce comune che l’amore alle Muse è nato con Voi, e da Voi il buon gusto, perciocchè amandole in tempi, in cui spogliate per anco delle natie lor grazie pressochè nulla potevano i cuori altrui allettare, Voi le sapeste con tanto decoro abbellire, che allo splendido esempio vostro pochi non furono felici Spiriti, che ne rimasero innamorati. V’ha eziandio, chi l’eccellenza rammemora de’ vostri latini versi, ne’ quali, chiunque per buona sorte gli ha uditi, potuto ha con piacere assaporare, e con [p. 16 modifica]ragione ammirare la finezza del miglior secolo. Tutti poi gloriosa ricordanza ancor fanno del magnanimo pensier vostro di ricoverare presso di Voi la nobilissima Colonia degli Arcadi, immaginandovi, che dietro la poetica facoltà, da que’ Pastori con Sommo ardor coltivata, sarebbero l’altre scienze venute cotanto all’umana società vantaggiose. San raccontare, che incanto del pari agli orecchi facevano i versi armoniosi de’ leggiadrissimi Vati se maraviglia agli occhi degli Uditori le da Voi raccolte, preziose Pitture, quando nell’ampia Sala per l’algente Stagion radunavansi; e quando nella più fiorita, e ridente goder potevasi l’amenità del dilettoso giardino, gl’innumerabili, e scelti fiori, i pellegrini Cedri, e il ben disposto vagbissimo pergolato. Ammirano in Voi l’universalità delle vostre pregevoli [p. 17 modifica]cure nell’insigne Museo da Voi dispendiosamente formato delle più rare, ed eccellenti Medaglie degli anticbi, e de’ bassi tempi. A Forestieri san dire, che la doviziosa Biblioteca vostra non meno per la quantità de Volumi, che per la scelta degli Autori, e dell’edizioni, può gareggiare colle più rinomate, e ricche d’Italia. Tra se medesimi rimembran di spesso, che chiamato in Vienna Reggente di quel Supremo Consiglio non vi toglieste del tutto alla nostra Città, che anzi nell’amarla costante, e a beneficarla più autorevolmente inteso, quantunque volte la pubblica utilità richiedeva, pronto al maggior uopo accorreste, esattamente le parti adempiendo e d’amorevole Cittadino, e d’impareggiabil Ministro. Chi poi non sentissi d’allegrezza ripieno, vedendovi dopo qualche anno restituito alla Patria con tai caratteri [p. 18 modifica]luminosi, onde splendore non solo a Voi medesimo accresceste, ma foste il sollievo della a que’ tempi molestata Città? Chi or non vi giudica, unitamente agli altri infervorati Maestri di questa Metropoli, mandato appunto dal Cielo, e per sua providenza infinita sì lungamente tra noi conservato, affine di stabilirci vieppiù nel giocondo possedimento della presente quiete?

Or io, tratto dalla mia egualmente, e dalla universale opinione, quante volte co’ miei pensieri la vostra gloriosa Vita accompagno, e ravvisandovi nella più fresca non meno, che in cotesta compita età sì robusto, e perfetto, quante volte non mi sentii tutto acceso di far Eco pubblicamente alla voce del grato popolo, e de’ Letterati da Voi protetti? Osservo questa Città, in cui nacqui, mirabilmente beneficata [p. 19 modifica]da Voi, ed assaissimo per opera vostra ne’ begli studj illustrata, e unisco al le pubbliche le proprie obbligazioni, che vi professo, d’avermi sovente am messo ne’ vostri dolcissimi, ed eruditi ragionamenti. E affinchè congiunto io vi sia sempre più d’inclinazione, e di stima, mi risovvengono ad un tempo le infinite, che ho, a quel vostro Fratel degnissimo, e mio zelante, ed amoroso Pastore, Monsignor Don Francesco Vescovo di Pavia e a quella umanissima vostra Figlia, Consorte meritevolissima d’uno de’ più ornati Cavalieri di questa Città Marchesa Donna Margherita Trivulzia. Non dovendosi adunque più da me differire questo doveroso atto di sincerissima estimazione, bo giudicato di non poter meglio farlo, che offerendovi la presente fatica, contenente l’italiana versione di due greche Orazioni intorno ad Elena, e varie [p. 20 modifica]osservazioni al già da me pubblicato Coluto. L’aver già Voi accettata per questo Eccellentissimo Senato la tenue offerta di quel mio Volgarizzamento, m’ha l’obbligo imposto di consecrare a Voi queste Aggiunte; a Voi, che con lode indicibile, e con singolare integrità lo reggete. Continovate pur lungamente a vivere, Signore Eccellentissimo, non già per accrescervi in terra la felicità, e la gloria: che Padre di ragguardevole Prole, Benemerito di vostra Patria, caro a vostri Sovrani, da tutti amato, Protettor delle Lettere, distinto dell’alta Carica, già dal vostro Genitor sostenuta, di Presidente d’un Senato potentissimo, Consigliere Intimo, ed Attuale di Stato della gloriosissima Imperatrice, e Reina, e prima d’un Augustissimo Cesare, di maggior non siete capace: ma lungamente vivete per assicurare il pubblico bene, e per [p. 21 modifica]appagare i Voti comuni; onde anch’io, l’efficacia sentendo del vostro Patrocinio, resti sempre più ne’ miei fortunati studj, a Voi accetti, graziosamente incoraggito, e con vigor Sostenuto.