Il sociologo, la sociologia e il software libero: open source tra società e comunità/Capitolo 2/6

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2.6 Rischio, fiducia, ri-aggregazione, riappropriazione e accesso ai saperi esperti

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2.6 Rischio, fiducia, ri-aggregazione, riappropriazione e accesso ai saperi esperti
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Non possiamo dire per ora quanto il tipo di modello organizzativo influisca sulla “qualità” del software, ma ci dice qualcosa di molto importante sulla “non qualità” del software in genere sia esso libero, open source o proprietario. Il presupposto da cui partano Minich, Muehlbauer e Wentze è:

[...] lo sviluppo software è … lento e costoso, e genera prodotti che contengono seri problemi che causano problemi di usabilità, affidabilità, performance e sicurezza

C'è un assunto scientificamente onesto di consapevolezza di una criticità che non può essere facilmente evitata e che riguarda il software in genere sia esso proprietario o libero. La stessa consapevolezza è insita nel software libero, tant'è che le liste dei difetti, le cosiddette bugs' list, vengono continuamente aggiornate con la scoperta di nuovi bugs e la soluzione di altri. Il software libero non ha alcun timore di pubblicare i propri difetti, ne è consapevole e rende altrettanto consapevoli gli utenti. Questo modo di pulire i panni sporchi in pubblico è possibile perché il software libero non è privato, è un bene collettivo di cui la collettività, cioè la community, si prende carico. Si possono lavare in pubblico i panni pubblici, ma non si possono lavare in pubblico i panni privati. Anzi, il bug diventa veicolo di interazioni, di discussioni, di confronto, di possibilità di azione. Il bug non viene nascosto, ma altrettanto bene è resa pubblica la soluzione. È l'occasione per aggiungere un punto al proprio curriculum, per dimostrare abilità, per farsi una reputazione o per mantenerla.

Come abbiamo già visto il focus resta sull'oggetto sacro, il bug è una minaccia nel vivo del tempio che la comunità è chiamata a sventare. Attraverso il bug la community osserva se stessa, si auto-descrive, rafforza i legami, amplia le relazioni. Un difetto di funzionamento è spesso l'occasione per avvicinarsi maggiormente al progetto, per conoscerlo meglio. È un'occasione per stabilire nuove relazione. Ciò che alla fine attrae è quindi il rapporto prodotto/utente più che il prodotto in sé, ma è pur vero che spesso si testimonia maggiore stabilità, informazioni, istruzioni d'uso rispetto ad analoghi software proprietari. In definitiva l'informatica è un fattore di rischio notevole per chi la usa e per chi la produce e necessita pertanto di fiducia. La differenza tra software proprietario e software libero sta nella modalità con cui viene gestita la fiducia.

Tutto questo avviene in uno spazio virtuale, un luogo estrapolato dalla rete, uno spazio sociologico transnazionale (Beck, 1999) ma che si definisce community, cioè una comunità morale (Durkheim, 1962), dove non è facile determinare se prevalgono forme di solidarietà meccanica e se ciò che unisce sia l'uguaglianza, piuttosto che forme di solidarietà organica dove ciò che unisce è la divisione dei ruoli, cioè la diversità. Sono compresenti entrambi questi aspetti, Antony Giddens direbbe che è un'ambivalenza della modernità radicale, una ri-aggregazione in un mondo disgregato. Nel terzo e nel quarto principio delle libertà digitali fondamentali la solidarietà non è codificata come obbligo ma in senso positivo cioè come libertà di essere solidale, che corrispondono, in senso informatico, al principio due e tre, essendo che nella programmazione software la numerazione parte da zero e non da uno.

0. Libertà di eseguire il programma per qualsiasi scopo.

1. Libertà di studiare il programma e modificarlo.

2. Libertà di ridistribuire copie del programma in modo da aiutare il prossimo.

3. Libertà di migliorare il programma e di distribuirne pubblicamente i miglioramenti, in modo tale che tutta la comunità ne tragga beneficio.

È pertanto un fenomeno sociologicamente rilevante in termini di rischio, fiducia, solidarietà che rende più plausibile il sussistere di tali elementi all'interno delle dinamiche di globalizzazione. Smentisce, da questo punto di vista, l'assunto che la globalizzazione sia solo un prodotto ideologico del mercato. Il software libero mostra come la globalizzazione non si dispieghi solo attraverso il mercato. Nonostante la sua trans-nazionalità riesce a mantenere quegli elementi finanche della sociologia classica come la solidarietà, la razionalità, ed in generale la leggibilità fenomenologica o costruttivista. Rimane rilevante dal punto di vista organizzativo e produttivo. Questo fenomeno non è semplicemente un fenomeno globale rilevante sociologicamente perché condiziona o è condizionato dal locale, anche se questo avviene, non è solo un fenomeno glocale (Robertson 1995, 1999), ma si definisce nel locale quanto nel globale. In questo senso si può affermare che nel globale prevale l'assenza del luogo nello spazio fisico, mentre nel locale il luogo assume anche importanza in merito ad organizzazione di eventi, di compresenza fisica, di manifestazioni, di iniziative patrocinate da istituzioni come le scuole o gli enti pubblici.

Pur senza luogo la dimensione globale non rinuncia alla compresenza. La Debconf si svolge ogni anno in luglio in luoghi diversi del pianeta, quella del 2010 si è svolta a New York, Gnu/Linux Conference Australia si svolge ogni anno a Sidney, Fosdem ha dimensioni europee e si svolge a Bruxelles tutti gli anni. Ciò che è interessante, soprattutto per la Debconf, conferenza della comunità Debian, molto osservata dall'antropologa americana Gabriella Coleman, è che prevale la funzione di compresenza più che di luogo. In pratica la città dove si svolge indica l'evento non il luogo, il tempo più che lo spazio, evoca una situazione di effervescenza in compresenza ma estranea al luogo, o meglio, il luogo potrebbe essere qualsiasi luogo. New York ad esempio indica l'evento del 2010. Con ciò verrebbe meno l'idea di luogo sacro che ospita i simboli e gli oggetti sacri. In realtà nonostante la compresenza resta sempre una dimensione virtuale inevitabile che è quella del luogo sacro che contiene i simboli sacri e questa è la rete, lo spazio WEB, lo spazio FTP la memoria di massa che contiene il progetto, i dati, le firme digitali, le discussioni, la storia della comunità e i suoi guardiani:

[...] C'è un gruppo chiamato FTP masters, che sono quelli responsabili su cosa entra nell'archivio software Debian e cosa no, e che hanno un potere molto significativo, nel senso che sono quelli che decidono al momento quali sono le licenza che sono accettabili nell'archivio Debian, decidono quando un pacchetto non raggiunge i criteri minimi di qualità per entrare nell'archivio e tutte 'ste cose qua (intervista a Stefano Zacchiroli del 17 agosto 2010)

Quello che rende particolarmente interessante il fenomeno software libero è proprio la sua capacità di rimanere allo stesso tempo globale e socialmente rilevante. Diversamente dall'aspetto glocale descritto da Robertson (1995, 1999), per quanto attiene il software libero, il globale non agisce sul locale e viceversa attraverso dinamiche dialogiche, come per fenomeni di differenziazione su base locale di prodotti industriali globali, di mediazione culturale tra globale e locale. Non esiste una qualche differenziazione tra un sistema globale ed uno locale tale per cui il primo possa penetrarsi con il secondo. La dinamica del fenomeno software libero si dispiega globalmente e si addensa territorialmente. Questo aspetto può essere compreso meglio ponendo in negativo il concetto di ri-localizzazione della tradizione (Giddens, 1995). In questa prospettiva non si tratta di riappropriazione del territorio allocando il capitale simbolico nello spazio che diventa luogo, ma si tratta di riappropriazione della tecnologia attraverso l'allocazione di simboli nello spazio virtuale. La sua peculiarità sta quindi nella capacità di conquistare lo spazio globale, perché è il solo fenomeno in grado di allocare simboli nel virtuale e quindi in una dimensione altra rispetto al territorio. La densità territoriale riguarda, come si è già detto, solo la compresenza, anche se, in una certa misura, la densità territoriale entra in relazione anche con il locale in forma dialogica con la quale si può compenetrare, ad esempio nell'organizzazione di eventi da parte dei Gnu/Linux User Group organizzati localmente:

[...] Attualmente stiamo cercando di stabilizzare la parrocchia di San Lazzaro come una sede stabile di incontri, il che ovviamente non esclude altre modalità di aggregazione sociale.

io stasera BirraCrua (CountryClub),... San Lazzaro va bene se ci sono incontri particolari o talk, per trovarsi a smanettare un po' e fare 2 chiacchiere personalmente mi trovo meglio in qualche locale, ovvio che sarebbe ottimo trovarne uno che ci permetta di coniugare anche i talk con una bruschetta/pizza (quello che era possibile fare alla Zanza una volta). Ne approfitto per chiedere consigli agli "indigeni" su quale/i locale/i di Vicenza potrebbe/ro essere adeguato/i alle nostre esigenze. ( Dialogo tratto da www.vicenza.linux.it/ il 20 settembre 2010 )

È importante sottolineare come in questo dialogo lo spazio venga negoziato in relazione al criterio del luogo virtuale. Questo è implicito, non viene nemmeno menzionato tanto è scontato. Devono esserci le chiacchiere, la pizza, il luogo per il talk1, le macchine su cui “smanettare” ma questo non è il tutto necessario per costruire il luogo, ciò che veramente fa diventare questo spazio un territorio idoneo a diventare luogo è la connettività, l'accesso alla rete, lo spazio virtuale che ospita i simboli virtuali. Altri fenomeni globali legati alla tecnologia non riescono a fare altrettanto. Facebook non ospita manufatti in grado di diventare simboli come può essere un progetto software condiviso. Su YouTube si possono allocare dei manufatti come video e immagini ma non si tratta di oggetti sacri prodotti da una comunità, non contengono una storia condivisa. Attraverso i social forums è possibile coordinarsi, progettare ma non costruire qualcosa di socialmente rilevante in un luogo virtuale autonomo dalla spazio fisico. Il luogo ed i simboli sacri, così come sono stati esposti rappresentano, in questa cornice metodologica, degli ideal-tipi cioè una costruzione teorica che estremizza in senso unilaterale quei tratti che meglio spiegano il fenomeno. Quindi ciò non toglie che la sola connettività sia sufficiente, è necessaria la bruschetta/pizza, la birra. Accanto al rituale dello “smanettare” sopravvive il rituale più tradizionale del “raccontarsi storie”, cioè il talk e questo ovviamente è tipicamente locale. Il software libero quindi pone i suoi simboli sullo spazio virtuale ma non esclude il luogo di incontro tradizionale. Ma ciò che si vuole sottolineare è che è possibile il “luogo virtuale” come peculiarità del software libero.

Si è visto precedentemente un diverso stile di gestione della fiducia nel software libero e nel software proprietario. Si sono evidenziati i fattori di rischio che domandano fiducia, mentre è chiaro in questo contesto il ruolo che hanno quelli che Giddens chiama nodi di accesso ai saperi esperti che come vedremo sono anche i nodi dove diverge la gestione della fiducia del software libero rispetto al software proprietario. Il presupposto è il concetto di “modernità radicale” di Giddens in contrapposizione a quello di post-modernità.

La sua modernità è evidente in quanto si esprime con la tecnologia ed esprime tecnologia. La tecnologia informatica è lo strumento per governare i processi istituzionali e produttivi tipici della modernità. Ma è propria la sua scontatezza di modernità ad essere critica. È proprio la sua supposta modernità a fargli assumere una certa rilevanza simbolica della modernità. Ad esempio vediamo spesso come la cronaca racconti le operazioni delle forze dell'ordine impegnate nelle operazioni di lotta alla criminalità attraverso immagini dove sono presenti le gerarchie con accanto un monitor di un computer dove compare il logo del corpo di polizia con il titolo dell'operazione. Emerge, a livello di osservazioni etnografiche, che i committenti chiedono tecnologia per governare dei processi in senso generico senza specificare esattamente un bisogno. Altre volte invece gli sviluppatori lamentano richieste di automazione di processi assurde e senza senso la cui conseguenze sono la complicazione anziché l'assorbimento di complessità da parte della tecnologia. Da molte testimonianze emerge poi tutto il senso di frustrazione di programmatori ed esperti di sistemi nel vedere macchine tecnologicamente avanzate come mai prima nella storia ridotte a “simboli” di modernità più che “fattori” di modernità, a “mostrare” più che a “calcolare”. Questo doppio significato può essere letto come ambivalenza della modernità: emblema simbolico e sistema esperto (Giddens, 1994). Dal punto di vista della teoria della società di Luhmann la sua dimensione moderna è data dalla conseguenza irrazionale della razionalità (Niklas Luhman, 1991, p.330).

L'informatica rimane comunque anche un sistema esperto e come tale necessita di fiducia. Come abbiamo anticipato questa viene gestita diversamente nel contesto libero rispetto al contesto proprietario. I nodi di accesso ai saperi esperti rappresentano il terreno dove questa divergenza si manifesta. I nodi di accesso ai sistemi astratti sono secondo Giddens le occasioni in cui gli attori comuni vengono in contatto con i portatori di saperi esperti. Quindi medici, hostess di aerei, avvocati, dentisti e via dicendo. Sono coloro che mediano tra le persone e la complessità della modernità. Questi nodi di accesso hanno però dei punti deboli poiché gli esperti potrebbero commettere degli errori, cioè fraintendere o ignorare le competenze che dovrebbero avere. In qualche modo questi esperti devono sostenere il loro ruolo sulla ribalta, devono distinguere il retroscena dalla scena (Goffman, 1988).

Il software libero adotta un'altra strategia, mette in gioco un'altra risorsa per la gestione della fiducia che è la lealtà. Elimina la separazione tra scena e retroscena, ( o “scienza e retroscienza” nel senso del principio di falsificabilità di Popper ) e parte dal presupposto che il software ha sempre e comunque dei difetti. Il software libero essendo consapevole della complessità e delle scarsità di competenze non può far altro che ammettere i propri limiti nella speranza che sia la società, o una parte di essa, a prendersene carico ed è ciò che viene espresso dalla legge di Linus: “Dato un sufficiente numero di occhi tutti i bugs vengono a galla”. La partita della fiducia viene giocata, per così dire, a carte scoperte, la separazione tra scena e retroscena impedisce la soluzione dei problemi. Il software libero non fornisce garanzie sul prodotto ma informazione sul prodotto. Nonostante ciò resta il concetto di accesso ai sistemi esperti che sono i mantainers (mantenitori dei pacchetti), gli esperti ed in genere la comunity stessa.

Questo è proprio il caso in cui il software libero è in grado di mettere in campo competenze sociologiche. Nemmeno questa, in ogni caso, è prerogativa esclusiva del software libero:

[...] la cucina non è soggetta ad una totale introversione: al contrario diventa momento e occasione di comunicazione dello chef, grazie ad una parete di vetro totalmente trasparente che la separa dalla sala senza individuare una barriera visiva. La parete sembra piuttosto inquadrare ciò che accade dietro le quinte, ponendo i movimenti dei cuochi e dei camerieri al centro della scena. La cucina si apre così alla sala di ristorazione, si mostra nella sua valenza tecnica e funzionale, sembra voler avvicinare le persone alla ricerca sottesa ai singoli piatti che verranno serviti, portando gli ospiti a pregustarli, a immaginarli, a carpirne mentalmente i processi di lavorazione. (www.ghigos.com/wp/?p=767 26 settembre 2010).

Sarebbe però riduttivo affermare una totale trasparenza. Più che eliminazione del retroscena si tratta di una rielaborazione di questo. Spazi altri possono essere recuperati come retroscena, alcuni angoli possono comunque restare fuori dalla portata degli sguardi dei non addetti ai lavori ma, più interessante ancora, è che la ribalta può essere preparata prima dell'apertura dell'arrivo dei clienti e quindi la separazione può essere giocata sul tempo anziché sullo spazio. Nello specifico del software libero, accade spesso che prima di intervenire nella mailing list ufficiale della comunità ci si confronti in forma privata con altri prima di decidere cosa scrivere:

[...]L'orario va benissimo, non penso di avere problemi, il titolo anche se non trovo qualcosa più ad effetto. In particolare mi piacerebbe fare del benchmarking con il sw pp2, dipende anche da quello che riesco a mettere assieme. scusami se non ti ho dato conferme, ma in ogni caso seguo la lista e se ci sono problemi mi faccio sentire. Devo preparare una scaletta?

la scaletta non serve, quel giorno sai che hai 45 minuti e te la gestisci tu. se riesci a trovare un bel titolo che sia capibile dalla gente comune sarebbe meglio. io purtroppo non conoscendo bene la questione faccio fatica a proporne uno... "mappe aperte con il software libero"?

(diario 20 settembre 2010)

In questo modo il retroscena diviene un concetto più articolato ed elaborato, diventa pertanto più complesso da gestire. In qualche modo, anche in questa dinamica, si verifica da un punto di vista funzional-strutturalista3, come si vedrà più avanti, una semplificazione ambientale che comporta la complessificazione interna al sistema. Ciò che esternamente può essere visto come una semplificazione attraverso l'eliminazione di barriere, comporta una complessificazione dell'assetto organizzativo interno al sistema. Questo non significa che vengono spese energie per mantenere comunque un retroscena in ogni caso indispensabile e che sostanzialmente non cambi nulla. In realtà si verifica una cosa molto importante: il sistema è in grado di spostarsi su livelli di maggiore complessità assorbendo complessità ambientale. Come si vedrà più avanti, il compito dell'informatica è proprio quello di assorbire complessità.

Note

  1. Discorso su di un argomento di cui si è esperti rivolto agli altri partecipanti.
  2. oftware proprietario
  3. Ci si riferisce al funzionalismo di Luhmann