Il sociologo, la sociologia e il software libero: open source tra società e comunità/Capitolo 4/2

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4.2 La dimensione testuale e simbolica nel software libero

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Un algoritmo ben costruito, conciso, magari con soluzioni ricorsive eleganti, scritto in modo ordinato ha un suo fascino per chi è stato socializzato all'utilizzo di determinati mezzi di produzione e che ha un determinato capitale culturale. Lo stile di vita, il gusto sono disposizioni che si acquisiscono con l'interiorizzazione (Boudieau, 2001), attraverso la particolare forma di configurazione delle relazioni operanti nel proprio campo.

Si tratta di vedere cose che chi non ha quel determinato capitale culturale non può vedere. Lo si può apprezzare come un'opera d'arte, o semplicemente come un bel pezzo di artigianato, così come un carpentiere riconosce un mobile fatto bene, o un sommelier riconosce un buon equilibrio tra acidità e astringenza in un vino. Vedere il codice implica, per un hacker, prima ancora di eseguirlo sul computer, eseguirlo interiormente, significa capirne il senso, la sua utilità. Eseguirlo interiormente significa anticiparne il risultato, ed eventualmente anche debugarlo interiormente, cioè prevederne i difetti di funzionamento. Possedere quel determinato capitale culturale significa possedere intellettualmente i mezzi di produzione del software. Benché Weber nel capitolo di introduzione al problema del suo studio sull'etica protestante e lo spirito del capitalismo non imputi alcuna dimensione simbolica ai manufatti e quindi ai mezzi di produzione ne mostra comunque la connessione con la dimensione religiosa in un breve ma significativo passaggio dove dice:

[...] L'avversione e la persecuzione che i lavoratori metodisti subirono da parte dei loro compagni di lavoro nel secolo XVIII non furono solamente e preventivamente in rapporto con le loro eccentricità religiose (l'Inghilterra ne aveva conosciute molte, e più vistose), come suggerisce già quella distruzione dei loro strumenti di lavoro che ritorna così spesso nelle cronache del tempo, - ma era connessa con la «laboriosità» loro specifica, come si direbbe oggi. (Weber ,1997, p. 86)

L'obbiettivo quindi non è solo l'atteggiamento religioso ma il “Beruf” nel suo complesso la cui espressione simbolica sono gli attrezzi da lavoro. Attraverso gli attrezzi da lavoro gli avversari dei metodisti “individuano” i loro nemici, così come è plausibile che i metodisti si identifichino con i loro attrezzi da lavoro. Così un hacker si identifica con il codice, riconosce nel codice i suoi “fratelli”, attraverso il codice si possono misurare le competenze degli altri partecipanti. Il codice aperto è un potente mezzo simbolico e comunicativo che fa tutta la differenza.

Il codice si esprime in modo testuale, non si esprime con icone. Le prime interfacce grafiche della Xerox nel 1981 montate sullo Xerox Star che costava 75.000 $ avevano lo scopo di permettere all'utente di poter far eseguire al sistema una serie di compiti senza bisogno di una conoscenza approfondita sul funzionamento del sistema. Gli hacker ovviamente non necessitano di rinunciare a questa conoscenza perché è proprio sulla base di questa conoscenza che si crea identità. Questo ovviamente comporta un concetto molto importante dal punto di vista del rapporto con i mezzi di produzione, con l'informatica nello specifico, ma anche con il trascendente. Questo rapporto può essere mediato o diretto. Il rapporto diretto comporta necessariamente la conoscenza. Nel caso religioso della riforma luterana i fedeli devono saper leggere per vedere con i loro occhi ciò Dio ha da dirgli attraverso la Bibbia. Nel caso del software libero gli utenti devono poter accedere ai sorgenti testuali. Weber (1997) parla esplicitamente di riappropriazione della salvezza attraverso la diffusione della parola rivelata. Per il software libero si tratta di riappropriazione della tecnologia attraverso la diffusione del codice aperto. La centralità della questione è il processo di riappropriazione e la rivelazione della parola.

La riforma luterana si scaglia contro la mediazione rappresentata dall'istituto della confessione attraverso il quale si vendono le indulgenze, la conoscenza deve avvenire attraverso i testi sacri e non attraverso le icone. La mediazione della GUI (Graphic User Interface) è ciò che impedisce l'accesso ai meccanismi di funzionamento dei sistemi. Sia nella riforma protestante che nel software libero la strategia è quella di consegnare il capitale simbolico, la Bibbia ai credenti nel caso della riforma, il codice sorgente agli utenti nel caso del software libero. Con l'avvento del software libero, ciò che Weber aveva osservato nella riforma protestante riemerge come strategia per organizzare un'alternativa ad una tradizione operante attraverso strutture di potere consolidate. Si tratta, nell'uno come nell'altro caso, di far riappropriare il capitale simbolico all'uomo comune, di volta in volta fedele o utente e quindi richiamare i singoli alla responsabilità di custodirlo, di migliorarlo nel caso del software libero e di renderlo socialmente operativo. Ciò che sembra essere rilevante in questo approccio fenomenologico è l'emergere di una dinamica non più specificatamente propria della riforma protestante, ma in grado di riemergere anche in contesti del tutto diversi ed in tempi diversi. Si è più volte fatto cenno ad un agire ascetico religioso intra-mondano non per imputare una dimensione religiosa al fenomeno del software libero ma perché le categorie Weberiane spiegano ancor oggi queste dinamiche anche se non sono sistematizzate in una prospettiva generalizzabile poiché ciò contraddirebbe lo stesso approccio fenomenologico che le osserva come fenomeni unici.