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In gioi mi tegno tutta la mia pena

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Rinaldo d'Aquino

XIII secolo poesie duecento In gioi mi tegno tutta la mia pena Intestazione 12 settembre 2008 75% poesie

 
In gioi mi tegno tut[t]a la mia pena
e contolami in gran bonaventura;
come Parisi quando amav’ Alena,
così fac[c]io, membrando per ogn’ura.
Non cura - lo meo cor s’à pene,5
membrando gioi che vene,
quanto più dole ed ell’a[ve] più dura.
Null’omo credo c’ami lealmente
che tema pene inver sua donna c’ama:
amante è che ama falsamente10
quandunque vede un poco e che più brama,
e chiama - tut[t]avia mercede,
e già mai non si crede
c’Amor conosca il male c’altrui inflama.
Però la tegno grande scanoscenza15
chi rimprocc[i]a a l’Amore i suo’ tormenti,
chè non è gioi che si venda in credenza
nè per forza di pene c’altrui senti.
Non menti - a quelli che son suoi,
anti li dona gioi,20
come fa buon segnore a suo serventi.
Dunque, madonna, ben facc[i]o ragione
s’io vi conto le pene ch’io patia.
Ancora chi agia avuto guiderdone
de la più ric[c]a gioia che ’n voi sia,25
vor[r]ia, - bella, a poco a poco
con voi rintrare in gioco,
com’io son vostro e voi, madonna mia.
Or ti rimembri, bella, a quello punto
ched io ti presi ad amare [a] coragio:30
da poi che gravemente m’agie punto,
tut[t]a la pena ben mi pare chi agio.
Ben agio, - amore, e vo’ serviri,
e tragendo martiri,
e non cangio per nulla gioia c’agio.35