Invito a Lesbia Cidonia ed altre poesie/Gli attributi di Dio

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Gli attributi di Dio

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Invito a Lesbia Cidonia All'ornatissima donna
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GLI ATTRIBUTI DI DIO

ADOMBRATI NELLE PROPRIETÀ DEL CIRCOLO.


Donde l’antico abitator di Menfi,
Primo cultor di fabricati Dei,
Abbia all’Osiri suo tratta la forma,
In versi esprimerò. Non ci da prima
5L’aglio e la squilla ed i nascenti numi
Nell’orto proprio venerò; vergogna
Ultima di ragion. Ma, grandi idee
Sostituendo al Regnator del cielo,
E a quelle, altre minori, alfin s’indusse
10Ad adorar, con profanato incenso,
I verdi idoli suoi nati a la mensa.
Precipitò così per quella via.
Da cui si deve a Dio salir; chè tutte
Le create nature, in gradi vari,
15Un dell’altro più alti e più perfetti,
Sono scala al fattor, chi ben le stima.
Ne’ simboli d’Egitto, allor che alcuna
Non usavasi ancor lettera o segno,
A dipinger la voce dipintrice
20Dell’umano pensier, il Cerchio tenne
Il primo posto e fu sacrato a Dio.
La semplice figura perfettissima,
Indizio idoneo ai primi Saggi loro.
Parve, quanto esser può, forma creata
25A rimembrar l’Essere eterno e primo.
Dopo, ignorando di quel segno il senso.
Che dipinto vedea, l’incolto Egizio,

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Adorò il segno istesso; in simil guisa
Le lettere alcun rozzo adoreria,
30Onde il nome di Dio santo si forma.
Circolo puro fu da prima, e sgombro
Dell’ale, dopo ad ambi i lati aggiunte:
Nè usciva ancor da lui la vital serpe:
Nè scettro aveva Osiri, od altro segno
35Proprio del Sole; che in quel Cerchio poi
Fu da stolta ignoranza dei nepoti
Riconosciuto, ed adorato nume;
Osiri regnator del vasto mondo.
Or come quella linea, che al centro,
40Per infiniti raggi equidistante,
S’aggira intorno ed in se stessa riede,
Esprimer possa Dio, ridir fa d’uopo.
Sol da sè nasce il Circolo; nè prima
Altra figura, o di figura parte,
45Convien delinear, perch’ei si formi.
Ben da lui nasce l’angolo, che in vari
Gradi, per lui la sua misura acquista;
E dall’angolo poi, qual altra mai
Nasce figura, che su quadro o in polve
50Archimede segnò. Grande sembianza
Di quel Esser che a sè basta ed altrui:
D’ogni esser necessario e solo fonte.
Ne esattamente mai di tal figura
Tu la periferia misurerai;
55Ma quanto andar vorrai più presso al vero,
Il diametro a lei paragonando,
Così multiplicar fia d’uopo i numeri
Per cui di lor la quantità s’esprime:
Che all’infinito pria gli avidi passi
60Portar fia d’uopo, che segnar preciso
Un giusto paragon. Così di Dio,
Che d’apparir degnossi a nostra mente.
Cresce in immenso la grandezza eterna,
Posta fuor di confronto, e senza metro.
65Se tenta alcun di lei segnare i modi.
E quel Saggio, che prima un giorno solo
Cinese a spiegare la divina essenza,
In dimanda di tempo andò crescendo,
Finchè da tanta mole oppresso tacque.
70Principio alcun, nè fin non sia che trovi.
Nè la forma a sè stessa ognor simile;
O l’istesso sarà principio e fine,
Fine e principio. E tu ben vedi in Dio
Quanto nel Cerchio in guisa umil s’adombra:
75Eterno, immenso, senza tempo e luogo.
Ugual sempre a sè stesso, ognor l’istesso.

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Nè, se questa rotonda ugual figura
Intorno al centro suo si gira e muove,
Il sito muta da sè stessa uscendo.
80Altro luogo occupando, od altra forma
Lasciando disegnata in sul suo piano.
E non sai tu, che Dio libero sempre
Nel suo voler in sè, nulla si muta;
Ned altro da quel ch’era esser mai puote?
85Della Teologia riposto nodo.
Venerando a’ mortali! Ei par si muova.
Quando vuol ciò che non voler potrebbe:
Non si muove però; nè da sè stesso
Esce, o in sè stesso un’altra forma acquista.
90Difficile è a spiegar pur, come in Dio,
Mille perfezioni in sè distinte,
In lui sieno una cosa: e ben sai, quanto
Giustizia da bontà diversa sia;
Virtualmente in lui sol si distingue.
95Quanto è perfetto ben, quanto si trova
Di ben creato sulle cose sparso.
In eminenza e non nel proprio aspetto;
Era ab eterno in lui. Or mira, come
Il Circolo di questo un’ombra sia.
100A un regolar poligono equivale
Descritto in esso d’infiniti lati,
O infinite tra lor distinte facce
In realtà d’aspetto: eppure il Cerchio
Poligono non è; che a lui ripugna
105D’angoli il nome e di distinte facce.
Così fanciul con poliedro vetro.
Dell’età giovenil gioco e trastullo,
Un volto replicato in mille mira;
Mentre con lente circolar convessa.
110Un altro osservator l’istesso oggetto
Ingrandito rimira a mille uguale,
Benchè un solo in sè stesso. E dove lascio
Il raro pregio di capire in pari
Circonferenza più d’ogni figura?
115Tutto in Dio, come in mar, cape e contiensi;
Tutto sgorga da lui. Dove la forza
Di gravitare sopra un punto solo,
Con tutta la sua mole? In ogni punto,
Benchè minuto, di stagion, di luogo,
120Siccome in tutti, Iddio presente agisce,
Con tutto l’esser suo. Nè andar cercando,
Colla tua mente altra maggior sembianza,
In una forma ai nostri occhi soggetta,
Di chi non cape in intelletto umano,
125E sol sè stesso, e nullo altro somiglia.

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Ti basti di saper, che infra le varie
Congiunzïon di linee infinite,
Quest’è la più perfetta e la più bella;
E però indegna men di pinger Dio.
130Ardirò ancora d’inoltrar lo sguardo,
Nella, non certo conosciuta un tempo
Al saggio Egizio, Trinità individua?
Chi mi regge lo stil, chi mi conforta,
Se non tu, bella Urania, a la cui lira
135E i celesti archi e le celesti cose
È concesso cantar sì dolcemente?
Or di quel gran mistero ecco liev’ombra.
In una Sfera che dal cerchio nasce,
Ed è del cerchio l’ultimo prodotto,
140Il più perfetto, non potrassi mai
Più di tre cerchi massimi trovare,
I di cui piani fra lor tutti stieno
Posti ad angoli retti. E se sol due
Tu ne formassi, non saria perfetta
145La trina dimension che la circonda.
Nè più di tre, nè meno esser pur ponno
Le ipostasi divine. Or da quel cerchio,
Che della Sfera può dirsi Orizzonte,
S’egli si leva intorno al suo diametro.
150Ch’ha per estremi i Poli; all’angol retto
Il cerchio formerà del Mezzogiorno,
Che ha con quello diametro comune,
Terminante ne’ Poli. Ecco qual nasce
Dal Padre il Figlio, in unita d’essenza.
155Or prendasi di nuovo il diametro,
Che nel Meridïano ha per estremi
Il zenit e il nadir; e ad Orïente
Verso una parte, e ad Occidente all’altra
Si pieghi ad angol retto: ecco formato
160L’Equator, terzo circolo ed estremo;
Che pur si forma in adequato modo,
Se l’Orizzonte sorga sul diametro,
Che ha per estremi suoi zefiro ed euro.
Questo è quello che lega entrambi i cerchi,
165Per un altro diametro formato
Da entrambi i cerchi: come pur ne viene
Per volontà, non già per intelletto,
Il Santo Spirto, che congiunge e lega
In unità d’amor col Figlio il Padre.
170Or se questi pur circoli si girino
Intorno ad un diametro, la Sfera
Descrivono perfetta: uno non meno,
Che gli altri due; che tutti e tre raccolti.
Così il Padre al Figliuolo, al Figlio il Padre.

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175E lo Spirto divino è ad ambi uguale,
Allor che in quella Deità si mirano,
Che da la trina ipostasi risulta.
Questo io diceva, di quel Cerchio in lode,
Che simbolo primier di Dio fu scelto.
180Oh fosse in Ciel voler, che, come tutte
Dalla circonferenza al centro vanno
Le linee che dal centro a lei venire.
Le nostre menti in Dio, se pur da Dio
Venne quell’aura che ne avviva il corpo,
185Ritornin tutte; e in lui posando, vivano
Immobilmente nel lor fine eterne!