Invito a Lesbia Cidonia ed altre poesie/All'ornatissima donna

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All’ornatissima donna Paolina Secco Suardo Grismondi

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All’ornatissima donna Paolina Secco Suardo Grismondi
Gli attributi di Dio All'abate don Aurelio De' Giorgi Bertola
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all’ornatissima donna

PAOLINA SECCO SUARDO GRISMONDI

mandandole le Nuove ricerche sull’equilibrio delle Volte.

(1786).


Vanne, mio libro: ornai, sottratto il fianco
Allo stridulo torchio, ed al pesante
Maglio, e reciso, ed annodato in schietta
Candida veste, ti presenta al giorno.
5Fermo sostieni l’erudita lente,
Che ai novelli volumi avida corre,
Larga di pronte rigide censure.
Da te sen fuggiranno, aperto a caso
Sol una volta, e nelle rotte righe
10Trovato scabro d’Algebra importuna,
I molli cacciator di molli detti,
Di colorite istorie e di piccanti
Critiche; e tutto il vago stuol di Pindo,
Innamorato di canore corde.
15Non lagnarti però. Ma l’ale aperte
Ad un più ardito vol, Pimpla sormonta:
Sormonta l’ardue nubi, e nell’immenso
Vano regno degli astri, alcun rintraccia
De i fuggitivi della terra figli
20Scopritori del cielo. A lor t’appressa,
Se mai cessando d’inseguir per poco
Le sanguinose rapide comete,
Docili al fren de’ numeri britanni,
Si ricordano ancor d’esser mortali.
25Felice te, se un breve sguardo impetri!
Tu d’ellittiche vie non segni il corso,
Né quasi in note musiche prescrivi
A i minor globi intorno al Sol rotanti
Le leggi e i moti dell’eterna danza.
30Di Venere gli error tu non accusi.
Né del massimo Giove, allor che il tardo
Padre Saturno ancor assa e, e tenta
Trarlo a cader dalla più alta sfera.
Dove coll’astronomiche conquiste
35Lo riposero in tron novi giganti.
Tropp’alto è ancor per te l’ultimo Urano,
II ritrovato padre di Saturno,
Già smarrito per secoli. Tu intanto,
Ch’altri coll’occhio il curvo ciel misura,

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40Visiti in terra col fidato lume,
Che già accese Archimede, e il buon Toscano
Accrebbe di vivissime faville,
Cupole ed archi, e gran palagi e templi,
Ond’ergano sicuri al ciel la fronte:
45Non volgar vanto di volgar fatica.
Fu desso il Ver, che mi si pose a lato,
E in brevi tratti colle franche dita
Segnò le carte di curvate volte;
E più che bronzo, e più che marmo saldo,
50Diè lor d’arcani numeri sostegno.
Ma tuo primo dover, tua prima cura,
Mio libro, sia dov’arde il di più puro,
Visitar d’una Diva il sacro albergo.
L’inclita Lesbia tu vedrai, che, aggiunta
55Quarta alle Grazie e decima alle Muse,
I buon cantor sotto al suo lauro accoglie.
Ivi t’accetteran facili e liete
L’alme cortesi, ed a ben far sol nate,
Pezzoli e Beltramelli, onde orgoglioso
60Tu porti nome sulla fronte impresso.
Tu dietro lor t’avanza, e da vicino
Mira il bel Sole, che l’Orobia illustra,
E sopra le bell’arti amico splende.
Di questo Sol dietro ad un raggio, devi
65L’alpe varcare e la superba Senna
Veder, se saggio e fortunato sei.
Segui la lunga luminosa via,
Dove Lesbia passò, quando le piacque
Per brev’ora lasciar le patrie sponde.
70E colla sua presenza altrui far fede
Della nostra ricchezza. Oh quante volte
Il genio della Diva ancor si gode
Ire e tornar di lei sulle care orme;
Ed auree prose e nuove elette rime
75Versar d’Ausonia e della Gallia in seno!
Tu non aspira ad altro, altro non chiedi
Fuor solo che a’ tuoi giudici severi
Te così dotta e gentil man presenti.