Istorie fiorentine/Libro ottavo/Capitolo 25

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Libro ottavo

Capitolo 25

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Onde che alla lega non parve da differire più di porgere gagliardi aiuti a quel signore, e feciono passare a Ferrara il duca di Calavria con le genti sue e con quelle del Papa; e similmente i Fiorentini tutte le loro genti vi mandorono. E per meglio dispensare l’ordine della guerra, fece la lega una dieta a Cremona, dove convenne il legato del Papa con il conte Girolamo, il duca di Calavria, il signore Lodovico e Lorenzo de’ Medici con molti altri principi italiani; nella quale intra questi principi si divisorono tutti i modi della futura guerra. E perché eglino giudicavano che Ferrara non si potesse meglio soccorrere che con il fare una diversione gagliarda, volevano che il signore Lodovico acconsentisse a rompere guerra a’ Viniziani per lo stato del duca di Milano; a che quel signore non voleva acconsentire, dubitando di non si tirare una guerra addosso da non la potere spegnere a sua posta. E per ciò si deliberò di fare alto con tutte le genti a Ferrara; e messo insieme quattro mila uomini d’arme e otto mila fanti, andorono a trovare i Viniziani, i quali avieno dumiladugento uomini d’arme e sei mila fanti. Alla lega parve, la prima cosa, di assalire l’armata che i Viniziani avieno nel Po; e quella assalita, appresso al Bondeno, ruppono con perdita di più che dugento legni; dove rimase prigioniero messer Antonio Iustiniano, provveditore dell’armata. I Viniziani poi che viddono Italia tutta unita loro contro, per darsi più reputazione, avieno condotto il duca dello Reno con dugento uomini d’arme, onde che, avendo ricevuto questo danno della armata, mandorono quello, con parte del loro esercito, a tenere a bada il nimico, e il signore Ruberto da San Severino feciono passare l’Adda con il restante dello esercito loro e accostarsi a Milano, gridando il nome del Duca e di madonna Bona sua madre; perché credettono, per questa via, fare novità in Milano, stimando il signore Lodovico e il governo suo fusse in quella città odiato. Questo assalto portò seco, nel principio, assai terrore, e messe in arme quella città; non di meno partorì fine contrario al disegno de’ Viniziani, perché quello che il signore Lodovico non aveva voluto acconsentire, questa ingiuria fu cagione che gli acconsentisse. E per ciò, lasciato il marchese di Ferrara alla difesa delle cose sue con quattro mila cavagli e due mila fanti, il duca di Calavria con dodici mila cavagli e cinque mila fanti entrò nel Bergamasco, e di quivi nel Bresciano, e di poi nel Veronese; e quelle tre città, sanza che i Viniziani vi potessero fare alcuno rimedio, quasi che di tutti i loro contadi spogliò; perché il signore Ruberto con le sue genti con fatica poteva salvare quelle città. Dall’altra banda ancora il marchese di Ferrara aveva ricuperate gran parte delle cose sue, però che il duca dello Reno, che gli era allo incontro, non poteva opposergli, non avendo più che due mila cavagli e mille fanti. E così tutta quella state dell’anno 1483 si combatté felicemente per la lega.