Istorie fiorentine/Libro primo/Capitolo 4

Da Wikisource.
Libro primo

Capitolo 4

../Capitolo 3 ../Capitolo 5 IncludiIntestazione 31 agosto 2009 75% Storia

Libro primo - Capitolo 3 Libro primo - Capitolo 5

Era pertanto, in questi tempi, lo imperio antico romano ridutto sotto questi principi: Zenone, regnando in Gonstantinopoli, comandava a tutto lo imperio orientale; gli Ostrogoti Mesia e Pannonia signoreggiavano; i Visigoti, Suevi e Alani la Guascogna tenevano e la Spagna; i Vandali l’Affrica, i Franchi e Burgundi la Francia, gli Eruli e i Turingi la Italia. Era il regno degli Ostrogoti pervenuto a Teoderico nipote di Velamir, il quale, tenendo amicizia con Zenone imperadore orientale, gli scrisse come a’ suoi Ostrogoti pareva cosa ingiusta, sendo superiori di virtù a tutti gli altri popoli, essere inferiori di imperio, e come egli era impossibile poterli tenere ristretti dentro a’ termini di Pannonia, tale che, veggendo come gli era necessario lasciare loro pigliare l’armi e ire a cercare nuove terre, voleva prima farlo intendere a lui, acciò che potesse provedervi, concedendo loro qualche paese, dove con sua buona grazia potessero più onestamente e con loro maggiore comodità vivere. Onde che Zenone, parte per paura, parte per il desiderio aveva di cacciare di Italia Odeacre, concesse a Teoderigo il venire contro a quello e pigliare la possessione di Italia. Il quale subito partì di Pannonia, dove lasciò i Zepidi, popoli suoi amici; e venuto in Italia, ammazzò Odeacre e il figliuolo, e con l’esemplo di quello, prese il titulo di re di Italia; e pose la sua sedia in Ravenna, mosso da quelle cagioni che feciono già a Valentiniano imperadore abitarvi. Fu Teoderigo uomo nella guerra e nella pace eccellentissimo, donde nell’una fu sempre vincitore, nell’altra benificò grandemente le città e i popoli suoi. Divise costui gli Ostrogoti per le terre, con i capi loro, acciò che nella guerra gli comandassero e nella pace gli correggessero; accrebbe Ravenna, instaurò Roma, ed eccetto che la disciplina militare, rendé a’ Romani ogni altro onore; contenne dentro ai termini loro, e sanza alcuno tumulto di guerra, ma solo con la sua autorità, tutti i re barbari occupatori dello Imperio; edificò terre e fortezze intra la punta del mare Adriatico e le Alpi, per impedire più facilmente il passo ai nuovi barbari che volessero assalire la Italia. E se tante virtù non fussero state bruttate, nell’ultimo della sua vita, da alcune crudeltà causate da varii sospetti del regno suo come la morte di Simmaco e di Boezio, uomini santissimi, dimostrano, sarebbe al tutto la sua memoria degna da ogni parte di qualunque onore, perché, mediante la virtù e bontà sua, non solamente Roma e Italia, ma tutte le altre parti dello occidentale imperio, libere dalle continue battiture che per tanti anni, da tante inundazione di barbari avevano sopportate, si sollevorono, e in buono ordine e assai felice stato si ridussero.