Istorie fiorentine/Libro secondo/Capitolo 18

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Libro secondo

Capitolo 18

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Essendo per tanto tutti gli animi degli uomini sollevati, occorse che ad uno mortoro trovandosi assai de’ Cerchi e de’ Donati vennono insieme a parole, e da quelle alle armi; dalle quali, per allora, non nacque altro che tumulti. E tornato ciascuno alle sue case, deliberorono i Cerchi di assaltare i Donati, e con gran numero di gente gli andorono a trovare; ma per la virtù di messer Corso furono ributtati e gran parte di loro feriti. Era la città tutta in arme; i Signori e le leggi erano dalla furia de’ potenti vinte; i più savi e migliori cittadini pieni di sospetto vivevano. I Donati e la parte loro temevono più, perché potevono meno; donde che, per provedere alle cose loro, si ragunò messer Corso con gli altri capi neri e i Capitani di parte; e convennono che si domandasse al Papa uno di sangue reale, che venisse a riformare Firenze, pensando che per questo mezzo si potesse superare i Bianchi. Questa ragunata e deliberazione fu a’ Priori notificata, e dalla parte avversa come una congiura contro al viver libero aggravata. E trovandosi in arme ambedue le parti, i Signori, de’ quali era in quel tempo Dante, per il consiglio e prudenza sua presono animo e feciono armare il popolo, al quale molti del contado aggiunsono; e di poi forzorono i capi delle parti a posare le armi, e confinorono messer Corso Donati con molti di parte nera; e per mostrare di essere in questo giudizio neutrali, confinorono ancora alcuni di parte bianca, i quali poco di poi, sotto colore di oneste cagioni, tornorono.