Istorie fiorentine/Libro sesto/Capitolo 13

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Libro sesto

Capitolo 13

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Era morto papa Eugenio, e creato per suo successore Niccola V, e il Conte aveva già tutto lo esercito a Cutignuola per passare in Lombardia, quando gli venne avviso Filippo essere morto, che correva l’anno 1447, all’ultimo di agosto. Questa nuova riempié di affanni il Conte; perché non gli pareva che le sue genti fussero ad ordine, per non avere avuto lo intero pagamento; temeva de’ Viniziani, per essere in su l’armi e suoi nimici, avendo di fresco lasciati quelli e accostatosi al Duca; temeva di Alfonso, suo perpetuo nimico; non sperava nel Papa né ne’ Fiorentini: in questi, per essere collegati con i Viniziani; in quello, per essere delle terre della Chiesa possessore. Pure deliberò di mostrare il viso alla fortuna, e secondo gli accidenti di quella consigliarsi; perché molte volte, operando, si scuoprono quelli consigli che, standosi, sempre si nasconderebbono. Davagli grande speranza il credere che, se i Milanesi dalla ambizione de’ Viniziani si volessero difendere, che non potessero ad altre armi che alle sue rivolgersi. Onde che, fatto buono animo, passò nel Bolognese; e passato di poi Modena e Reggio, si fermò con le genti in su la Lenza, e a Milano mandò a offerirsi. De i Milanesi, morto il Duca parte volevono vivere liberi, parte sotto uno principe: di quelli che amavano il principe l’una parte voleva il Conte l’altra il re Alfonso. Per tanto, sendo quelli che amavano la libertà più uniti, prevalsono agli altri, e ordinorono a loro modo una republica, la quale da molte città del Ducato non fu ubbidita, giudicando ancora quelle potere, come Milano, la loro libertà godere; e quelle che a quella non aspiravano, la signoria de’ Milanesi non volevono. Lodi adunque e Piacenza si dierono a’ Viniziani, Pavia e Parma si feciono libere. Le quali confusioni sentendo il Conte, se ne andò a Cremona; dove i suoi oratori insieme con oratori milanesi vennono, con la conclusione che fusse capitano de’ Milanesi con quelli capitoli che ultimamente con il duca Filippo aveva fatti. A’ quali aggiunsono che Brescia fusse del Conte, e acquistandosi Verona, fusse sua quella, e Brescia restituisse.