Istorie fiorentine/Libro sesto/Capitolo 14

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Libro sesto

Capitolo 14

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Avanti che il Duca morisse, papa Niccola, dopo la sua assunzione al pontificato, cercò di creare pace intra i principi italiani; e per questo operò, con gli oratori che i Fiorentini gli mandorono nella creazione sua, che si facesse una dieta a Ferrara, per trattare o lunga triegua o ferma pace. Convennono adunque, in quella città, il legato del Papa, gli oratori viniziani, ducali e fiorentini; quelli del re Alfonso non v’intervennono. Trovavasi costui a Tiboli, con assai genti a piè e a cavallo, e di quivi favoriva il Duca; e si crede che, poi ch’eglino ebbono tirato da il canto loro il Conte, che volessino apertamente i Fiorentini e i Viniziani assalire, e in quel tanto che l’indugiavano le genti del Conte ad essere in Lombardia, intrattenere la pratica della pace a Ferrara; dove il Re non mandò, affermando che ratificherebbe a quanto da il Duca si concludesse. Fu la pace molti giorni praticata; e dopo molte dispute, si concluse o una pace per sempre o una tregua per cinque anni, quale di queste dua al Duca piacesse; ed essendo iti gli oratori ducali a Milano per intendere la sua volontà, lo trovorono morto. Volevono, non ostante la sua morte, i Milanesi seguire lo accordo; ma i Viniziani non vollono, come quelli che presono speranza grandissima di occupar quello stato, veggendo massime che Lodi e Piacenza, subito dopo la morte del Duca, si erano loro arrese; tale che li speravano, o per forza o per accordo, potere in breve tempo spogliare Milano di tutto lo stato, e quello di poi in modo opprimere, che ancora esso si arrendesse prima che alcuno, lo suvvenisse; e tanto più si persuasono questo, quando viddono i Fiorentini implicarsi in guerra con il re Alfonso.