Istorie fiorentine/Libro sesto/Capitolo 32

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Libro sesto

Capitolo 32

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La partita del Re fece che il Duca volentieri si voltò alla pace; e i Viniziani, Alfonso e i Fiorentini, per essere tutti stracchi, la desideravano, e il Papa ancora con ogni demostrazione la aveva desiderata e desiderava, perché questo medesimo anno Maumetto Gran Turco aveva preso Gostantinopoli e al tutto di Grecia insignoritosi. Il quale acquisto sbigottì tutti i cristiani, e più che ciascuno altro i Viniziani e il Papa, parendo a ciascuno già di questi sentire le sue armi in Italia. Il Papa per tanto pregò i potentati italiani gli mandassero oratori, con autorità di fermare una universale pace. I quali tutti ubbidirono; e venuti insieme a’ meriti della cosa, vi si trovava nel trattarla assai difficultà: voleva il Re che i Fiorentini lo rifacessero delle spese fatte in quella guerra, e i Fiorentini volevono esserne sodisfatti loro, i Viniziani domandavano al Duca Cremona, il Duca a loro Bergamo, Brescia e Crema; tal che pareva che queste difficultà fussero a risolvere impossibile. Non di meno, quello che a Roma fra molti pareva difficile a fare, a Milano e a Vinegia infra duoi fu facilissimo; perché, mentre che le pratiche a Roma della pace si tenevano, il Duca e i Viniziani, a dì 9 di aprile, nel 1454, la conclusono. Per virtù della quale ciascuno ritornò nelle terre possedeva avanti la guerra, e al Duca fu concesso potere recuperare le terre gli avieno occupate i principi di Monferrato e di Savoia; e agli altri italiani principi fu uno mese a ratificarla concesso. Il Papa e i Fiorentini, e con loro Sanesi e altri minori potenti, fra il tempo la ratificorono; né contenti a questo, si fermò fra i Fiorentini, Duca e Viniziani pace per anni venticinque. Mostrò solamente il re Alfonso, delli principi di Italia, essere di questa pace mal contento, parendogli fusse fatta con poca sua reputazione, avendo, non come principale, ma come aderente ad essere ricevuto in quella; e per ciò stette molto tempo sospeso, sanza lasciarsi intendere. Pure, sendogli state mandate, dal Papa e dagli altri principi molte solenne ambascerie, si lasciò da quelli, e massime dal Pontefice, persuadere, ed entrò in questa lega, con il figliuolo, per anni trenta; e ferono insieme il Duca e il Re doppio parentado e doppie nozze, dando e togliendo la figliuola l’uno dell’altro per i loro figliuoli. Non di meno, acciò che in Italia restassero i semi della guerra, non consentì fare la pace, se prima dai collegati non gli fu concessa licenzia di potere, sanza loro ingiuria, fare guerra a’ Genovesi, a Gismondo Malatesti e ad Astor principe di Faenza. E fatto questo accordo, Ferrando suo figliuolo, il quale si trovava a Siena, se ne tornò nel Regno, avendo fatto, per la venuta sua in Toscana, niuno acquisto di imperio, e assai perdita di sue genti.