Istorie fiorentine/Libro settimo/Capitolo 32

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Libro settimo

Capitolo 32

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Di Braccio da Perugia, uomo, come più volte abbiamo dimostro, nella guerra reputatissimo, rimasono duoi figliuoli: Oddo e Carlo. Questi era di tenera età, quell’altro fu dagli uomini di Val di Lamona ammazzato, come di sopra mostrammo; ma Carlo, poi che fu agli anni militari pervenuto, fu dai Viniziani, per la memoria del padre e per la speranza che di lui si aveva, intra i condottieri di quella republica ricevuto. Era venuto, in questi tempi, il fine della sua condotta; e quello non volle che per allora da quel senato gli fusse confermata; anzi deliberò vedere se, con il nome suo e riputazione del padre, ritornare negli stati suoi di Perugia poteva. A che i Viniziani facilmente consentirono, come quelli che nelle innovazioni delle cose sempre solevano accrescere lo imperio loro. Venne per tanto Carlo in Toscana; e trovando le cose di Perugia difficili, per essere in lega con i Fiorentini, e volendo che questa sua mossa partorisse qualche cosa degna di memoria, assaltò i Sanesi, allegando essere quelli debitori suoi per servizi avuti da suo padre nelli affari di quella repubblica, e per ciò volerne essere sodisfatto, e con tanta furia gli assaltò, che quasi tutto il dominio loro mandò sottosopra. Quegli cittadini, veggendo tale insulto, come eglino sono facili a credere male de’ Fiorentini, si persuasono tutto essere con loro consenso esequito, e il Papa e il Re di rammarichii riempierono. Mandorono ancora oratori a Firenze; i quali si dolfono di tanta ingiuria, e destramente mostrorono che, sanza essere suvvenuto, Carlo non arebbe potuto con tanta securtà ingiuriargli. Di che i Fiorentini si escusorono, affermando essere per fare ogni opera che Carlo si astenesse da lo offendergli; e in quel modo che gli oratori vollono, a Carlo comandorono che da lo offendere i Sanesi si astenesse. Di che Carlo si dolfe, mostrando che i Fiorentini, per non lo suvvenire, si erano privi d’un grande acquisto e avieno privo lui d’una gran gloria: perché, in poco tempo, prometteva loro la possessione di quella terra: tanta viltà aveva trovata in essa, e tanti pochi ordini alla difesa. Partissi adunque Carlo e alli stipendi usati de’ Viniziani si ritornò, e i Sanesi, ancora che mediante i Fiorentini fussero da tanti danni liberi rimasono non di meno pieni di sdegno contro a quelli, perché non pareva loro avere alcuno obligo con coloro che gli avessero d’un male di che prima fussero stati cagione liberati.