L'Adramiteno dramma anfibio e le Favole di Esofago da Cetego/Che cosa sia una Trebaziata

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Che cosa sia una Trebaziata

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CHE COSA SIA UNA TREBAZIATA.




Donde traesse l’Autore questa voce, e perchè l’appropriasse alle sue lepidezze, se ne consulti la satira I. del libro II. di Orazio. A nuovo genere di scrivere in baja cercò egli nuovo nome; e con bene addatta allusione derivandolo da Trebazio, che viene ivi a consulta col Satiro di Venosa, e l’esorta ad astenersi dalla satirica mordacità, se brama vita tranquilla, vuol, che s’interpreti, ch’egli nelle sue Trebaziate il consiglio appunto seguì di quell’antico Giureconsulto. Di fatti che altro son elleno, se non

                              Versi lepidi innocenti
                              Per far ridere le genti?

Vero è, che un tal nome assegnava egli più in particolare a quelle dicerie in burla, per più in prosa, ed estemporanee, che in occasioni privilegiate, e ne’ di del miglior umore faceva nelle adunanze d’amici; nelle quali scorrendo egli su mille soggetti, e rapidamente passando d’una in altra vaga sì, ma non triviale erudizione, senza accostatura, nè diritto filo di sentimento, l’arte avea di tenerli piacevolmente a bada, interessando anche con garbo or questo, or quello della conversazione, e tenendo tutti in continua aspettazione di cose grandi, senza che potessero cavarne alcun costrutto: Talchè strabiliando essi, e tacendo, occupati delle tante, e sì varie cose, che avevano udito, restavano al fin della cicalata più di se, che di lui ammirati, che nulla ne avessero inteso.

Vero esempio di Trebaziata, ma breve, è il qui annesso penultimo Sonetto. In chi n’è in qualche modo prevenuto, o il lesse di già, non produce sempre il desiderato effetto: Ma fu spesso osservato, che persone anco addottrinate, e di gusto, la prima volta, che il lessero, o il sentirono a recitare, abbagliate, e sorprese da quell’alto principio, che dispone l’uditore a idee maggiori, e da quell’intreccio di erudizione posta alla sfilata, ma che sempre [p. xiv modifica]interessa, e da quel grave andamento di tutto il sonetto, stettero in dubbio di se, e sospese fino alla chiusa. E veramente un ammasso di tanti anacronismi, e di così inenarrabili stranezze, chi se lo aspetterebbe da un personaggio di tal senno, e dottrina? Ma da questa stessa perplessità, e sorpresa eccitata con arte e dalla nobiltà del cominciamento, che tanto promette, e da quel guazzabuglio di erudizione antica, e soprattutto dalla maestà, ed armonia del verso, quanta forza riceve poi l’innocente facezia, con cui termina l’Autore il componimento? La chiusa è alfin quella, che libera dalla sospensione l’uditore. Perocchè da questa sola ei s’accorge, che il Poeta burlava; La quale quanto più giugne inaspettata, tanto più muove a riso, non essendo essa, che un colpo all’aria, non diretto ad alcuno, ma che può riceverlo soltanto chi vuole: per modo che un musaico di tante stravaganze, pari alle quali non sognerebbe un infermo, non però senza spirito accozzate, e di un bello stil rivestite, che altro alfin rappresenta, che il vero mostro Oraziano ridotto ad arte, che produce appunto l’effetto statogli dal Poeta attribuito? Perocchè introdotti a vederlo,

Potran gli amici trattener le risa?

Ecco pertanto, che cosa è una Trebaziata: Ella è un modo di cicalare, in cui l’Autore saltando, come si dice, di palo in frasca, e d’Arno in bacchilione, passa con qualche artifizio d’uno in altro soggetto, ma senza tessitura, nè ordinamento alcuno di materia: o, direm meglio, ella è un vergato di mostruose stranezze, che sostenendosi per la varietà dell’erudizione, e per la bella dicitura, ha forza d’intertenere piacevolmente l’uditore senza stancarlo. Ed io questa sorta di frottolare, in cui non mancano al nostro Autore imitatori anche oggidì, persone distinte, e capaci di ricreare con molto spirito ogni colta assemblea, non che singolare, era egli unico a’ tempi suoi, e le improvvisava eziandio con facilità, e con un profluvio di erudizione d’ogni genere, durando in esse pur lungamente senza offender persona, con dolce trattenimento, e con meraviglia di tutti.