L'Utopia (1863)/Libro secondo/Delle città e specialmente di Amauroto

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Delle città e specialmente di Amauroto

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Tommaso Moro - L'Utopia (1516)
Traduzione dal latino di Anonimo (1863)
Delle città e specialmente di Amauroto
Libro secondo Libro secondo - Dei magistrati
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Delle città e specialmente di Amauroto.


Chi ha veduto una di quelle città, le ha vedute tutte, tanto sono una all’altra simili, ove la natura del luogo lo consente. Ne dipingerò adunque una; e benchè non importi descrivere più questa che quella, nondimeno ragionerò di Amauroto come più degna. La quale, per avervi il senato, è da tutte le altre onorata; ed io ho di quella maggior cognizione, perchè vi sono stato circa anni cinque. Amauroto è situata in una costa di monte, ed è quasi quadrata, perchè la sua larghezza comincia poco di sotto dalla cima del colle, e per duemila passi si stende al fiume Anidro 1, lungo la ripa del quale alquanto più si stende. Anidro sorge da picciol fonte ottanta miglia sopra Amauroto; ma dal concorso d’altri fiumi accresciuto, passa avanti Amauroto largo cinquecento passi, ed indi poi slargandosi a seicento, mette nell’Oceano. In questo spazio di alquante miglia, tra il mare e la città, l’acqua va e torna con molta fretta ogni sei ore.

Il mare, quando v’entra, occupa il letto del fiume per trenta miglia, e caccia indietro le acque di quello: e alle fiate le corrompe col salso. Ma tornando poi addietro, il fiume all’usato corre con dolci acque irriganti la città: ed un ponte non di travi o legnami, ma di pietra egregiamente lavorata, serve per passarlo a quella parte, che è più dal mare lontana, acciocchè le navi possano trascorrere innanzi a quel luogo della città senza pericolo. Hanno ancora un altro fiume, non già grande, ma tranquillo e piacevole, il quale sorgendo [p. 37 modifica]del monte ove la città è fabbricata, passa per mezzo di quella, e mette nell’Anidro. Gli Amaurotani hanno tolto dentro nella città la fonte di questo fiume, che non era molto lontana, e fortificatola, acciocché non potessero i nimici divertire l’acqua o corromperla. Indi con cannoni di pietra cotta derivano l'acqua alle più basse parti: ed ove per il luogo non si può condurla, fanno cisterne, nelle quali si raccoglie la pioggia, e ne pigliano i popoli il medesimo comodo. Il muro largo ed alto cinge la città con torri e rivellini: la fossa secca, ma larga e profonda, e con spine e siepi, da tre bande circuisce le mura; e dalla quarta il fiume serve per fossa. Le piazze sono fatte acconciamente e per condurvi le cose necessarie, e perchè siano sicure dai venti: gli edificj non vili e tirati al dritto, quanto è lungo ogni borgo, con le case a rimpetto una dell’altra: le fronti dei borghi hanno tra loro una via larga venti piedi. Dietro le case, quanto è largo il borgo, è l’orto largo e rinchiuso dalle muraglie di dietro dei borghi: ogni casa ha la porta di dietro e davanti, la quale si apre agevolmente in due parti, e si chiude da sè stessa: ognuno vi può entrare. Tanto hanno ogni lor cosa comune, che ancora mutano le case ogni dieci anni. Fanno gran stima degli orti, nei quali piantano viti, frutti, erbe e fiori con grande ordine e vaghezza. Gareggiano i borghi uno con l’altro di aver orti più belli: nè hanno cosa, dalla quale piglino più diletto e comodo, che di questi; dei quali pare che avesse più cura il loro autore, che di qualunque altra cosa. Perchè dicono Utopo da principio aver descritto questa forma della città, lasciando poi la cura di ornarla ai discendenti. Nelle loro istorie da quel tempo che fu presa l’isola, che comprende anni mille settecento e sessanta, le quali conservano molto diligentemente, leggesi che le case erano basse come tugurj, fatte di ogni sorta di legnami che potevano avere: le pareti lutate, e la coperta di strami levata nel mezzo. Ma ora le case hanno tre palchi, i muri di selice o mattoni con calce [p. 38 modifica]incrostati, e ripieni di rottami. I tetti piani e rassodati in guisa, che non portano pericolo del fuoco, sono coperti di piombo per tollerar le pioggie. Le finestre di vetro, che hanno bellissimo, li difendono dai venti; usano ancora a questo tele sottili unte d’olio lucidissimo o di ambra; e indi hanno più chiara luce, e sono dal vento meglio difesi.


Note

  1. Sembra così detto per antitesi, poichè significa senz’acqua.