L'amor coniugale e le poesie d'argomento affine/De amore coniugali/Libro I/III

Da Wikisource.
III. Carme nuziale

../II ../IV IncludiIntestazione 19 luglio 2017 100% Da definire

Libro I - II Libro I - IV
[p. 20 modifica]

III

CARME NUZIALE1


Ad Espero

(31 gennaio 1462)


Sorgi, o del cielo amore, desio degli sposi giocondi,
sul talamo diffondi, Espero, il tuo splendore.

Venere accogli l’invito e i passeri aggioga volanti,
porta le faci avanti fulgide al sacro rito;4

e poi che gl’imenei congiungere suoli invocata,
guida la sposa amata ai desiderî miei.

Fa’ ch’essa piú non tema, gli scrupoli volgi in piacere,
insegnale a godere la voluttà suprema.8

Fede e Concordia sorelle dell’inclite Grazie e d’Amore,
caste dei sogni all’ore splendan virginee stelle.

[p. 21 modifica]


L’ora felice il tardo suo passo qui fermi ed il santo
Genio del crine il vanto sparga di molle nardo.12

Espero sorge: viva la luce di tede s’effonde:
e un sol grido risponde: “Evviva Imene, evviva!”

Ecco lo stesso Imene, spargendo il giacinto e la rosa,
presso sí bella sposa lieto al suo ufficio viene.16

Viene e le faci avviva. Su, tutti acclamate ad Imene:
dite tre volte assieme: “Evviva Imene, evviva!”

Dalla sua bocca spira profumo d’arabo aroma,
madida è la sua chioma della fragranza assira.20

Venner dai mari eritrei per l’onde, per gli arsi deserti,
a’ suoi fragranti serti i balsami sabei.

Ecco egli guida i cori col piede seguendo le note,
fra vorticose ruote d’agili danzatori.24


Tutti acclamate alla diva sembianza del dio che ci onora,
dite tre volte ancora: “Evviva Imene, evviva!”


Giunge una ninfa: il dio la guida e le idalie sorelle:
la guidano le belle nove castalie dive.28

Tutta la casa segreta già sembran conoscere e amare:
rivedono le care stanze del lor poeta.

Muove la schiera divina segnando la trama dell’orme:
plaude la turba enorme, plaude la scossa lira.32

[p. 22 modifica]



Oh! nel fervor delle danze tra i suoni osannanti alla diva
“Evviva Imene, evviva!” echeggino le stanze.


Ecco la sposa novella: cessate dai suoni e dai canti,
al limitar davanti esita ancor la bella.36

Ecco: i suoi passi già lenti sofferma: è rossa nel viso:
d’Erato il dolce riso mescesi ai cari accenti.

“Non esitare, o figlia, solleva il tuo piede; c’è un nido
per te: uno sposo fido: entra: è la tua famiglia.40

Casa felice avrai di santi penati ricetto:
in pace sul tuo letto candido dormirai.

Sposo tu avrai che l’oro di Creso o dell’Ermo le arene
vili al confronto tiene: sola gli sei tesoro.”44


Disse. Elegia frattanto s’appressa, è adorna nel crine,
bianca le membra e fine sotto purpureo manto.

“Piangi? le lacrime, o bella, offuscan degli occhi il fulgore,
felicità d’amore quivi godrai novella.48

T’attendon la dolce quïete, il lungo sereno diletto,
del soffice tuo letto le voluttà segrete.

E piangi ancor? Ti fisa con trepido sguardo il tuo sposo
e al pianto doloroso l’alma à da sé divisa.52

[p. 23 modifica]


Pietà non senti?2 vieta quest’oggi di piangere Imene:
di delizie serene presso è la notte lieta.

Non differire ancora l’amplesso del caro marito
verso il felice rito muovi il tuo passo: è l’ora.56

Bene varcasti, o diva: la soglia dei quieti suoi lari
bene alla destra pari, la destra tua s’univa.

Andate, abbracciatevi stretti, cingetevi il collo beati,
premio i futuri nati sïano de’ vostri amplessi.360

.     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .

Stretti com’edera al ramo: le braccia alle membra avvinghiate
e le bocche baciate mormoreranno: t’amo!64

.     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .

Chiudete le porte: già il letto riceve i due giovani amanti,
occhi non vuol davanti il tenero diletto.68

Solo tu assisti, o Imene nuziale, alle lacrime, al riso,
al mormorio diviso, al combattuto bene.

Sposi, fin che alla terra il sole non torni, godete.
Desïata quïete, dopo sí lunga guerra!”72


Note

  1. Una versione di quest’elegia è stata pubblicata nel 1915 a Fabriano da Romualdo Sassi (nozze Malvaioli-Mancini). È in distici non rimati. Ad essa segue l’elegia decima che anch’io aveva già tradotto senza rime, e che lascio immutata, non contenendo la poesia tale elemento fantastico da esser suscettibile di una piú elegante e piú elaborata versione. Le due versioni del Sassi, assai accurate e fedeli, non dimostrano però sufficiente dimestichezza con simile forma poetica. Migliore è la versione dell’elegia decima. Perché si veda qual differenza passa tra una versione con rime e una senza rime, riporto i primi quattro versi della terza:

    Espero, sorgi e il raggio gradito ai talami spandi,
    invocato desio di giovinette e sposi;

    scendi tu pure, Ericina, gli augelli canori aggiogati:
    al dolce rito, e porta le rutilanti faci.

  2. Nel testo manca qui il punto interrogativo, senza il quale la frase “Di lui pietà non ti muova” come traduce il Sassi, non ha senso, o lo à.... a rovescio.
  3. Si tralasciano due versi: piú sotto altri due.