L'amor coniugale e le poesie d'argomento affine/De amore coniugali/Libro I/IX

Da Wikisource.
IX. Alla moglie

../VII ../X IncludiIntestazione 3 ottobre 2017 100% Da definire

Libro I - VII Libro I - X
[p. 39 modifica]

IX

ALLA MOGLIE


Sull’educazione dei figli

(1482-1484)


Questi tre pegni d’amore con quali parole affidarti,1
quando già tanto, o cara, so che ti stanno a cuore?

Saggia ti so: l’affetto è pari al materno dovere,
d’uopo non à il tuo zelo del marital consiglio.4

Pure il diritto di padre e insieme il dovere seguendo,
per dimostrarmi, assente, memore della casa

questi il mio cuor fedele consigli, o mia cara, t’invia,
onde sicura guida sian dell’ufficio tuo.8


Primo il rispetto sia dovuto all’Eterno e a’ suoi templi
questo che prima impari la prole nostra guarda.

Pura sen vada al tempio e doni piissimi e voti
casti vi rechi, piace semplice il modo a Dio.12

Volgano all’arti antiche l’amore e all’esempio materno:
giú dal pennecchio il filo tolga la pronta mano;

[p. 40 modifica]


sia tra le dita l’ago, davanti il paniere tessuto
di vimini, e gli stami torti col lieve fuso.16

Questo lavor Tanaquilla,2 quest’ebbe costume Lucrezia,3
Penelope e la moglie del Filacide4 ancora.

Possono molte cose trasfonder nei figli i parenti:
il diritto dell’avo passa al tardo nipote;20

ma di natura il germe con opra costante s’afforzi
e l’abito felice vesta del buon costume.

L’arte abbisogna: l’uso attento anche l’arte ammaestra
l’arte che fa perfetto ciò che la mente trova.24

Anche la terra, feconda per sé, rinnovarsi dovendo,
gode a la desïata opra dell’aratore;

rami la bacchica vite da sé d’ogni parte diffonde,
ma d’uopo à dell’attenta falce del potatore.28

Sterile ogni albero cresce ai liberi vènti, ma i frutti
solo l’innesto porta ne’ suoi fecondi rami.

Giovasi la natura dell’arte, al cui cenno sagace
usi ed amor diversi seguono i nostri cuori.32

Domo il giovenco, avvezzo già solo all’aratro, il padrone
pone ai sonanti carri lungo la bianca via.

Domo il puledro impara a correre incontro al nemico
quando l’audace squillo bellica tromba suona.36

[p. 41 modifica]


Tenera età sopporta e semplice cuore un maestro:
tempo è che allora apprenda l’arte che deve ognuno.

Dunque nei cuori ancor molli, imprimi tu, madre, il suggello
che la pietà e la giusta legge e il pudore vuole.40

Anche se molti pregi fan belle le nostre figliole,
d’una signora è vanto la pudicizia sola.

Breve è bellezza: il pregio dell’animo solo rimane,
splendida può mostrarsi solo una regia nuora.44

Serio il pudor conviene e giusta la vita severa
a noi, l’opera insonne, la tavola frugale.

L’ozio trascina nel vizio, dà il lusso agli amori alimento:
di Venere ai piaceri, crudel Lieo, conduci.48


Dicesi amasse le fonti e i numi di pure sorgenti
la dea che à la tutela della verginità:5

dicesi odiasse i succhi lenèi, le coppe di Bacco,
coppe cosí dannose alle vergini sue.52

Orsa perché Callisto6 errava per gli arcadi campi?
Narrano che lasciato il suo divino coro,

recar soleasi il giorno di Naiadi ai fondi recessi,
e lunghe chiacchierando vi trascorreva l’ore,56

[p. 42 modifica]


Quivi conobbe d’Enone7 e Paride i miseri amori;
seppe gli dèi proclivi ai clandestini affetti:

seppe d’Evèno8 la figlia rapita tra l’armi pugnaci
essersi scelto il letto d’Ida: il divino Apollo60

della fanciulla amata soffrir la ripulsa, ed Eveno
nel vorticoso gorgo cercar la triste fine.

Mentre le narrano questo le ninfe dai facili amori,
arde Callisto e piega vinta all’amor di Giove.64


L’osceno detto il puro costume corrompe ed il cuore,
spesso allo scherzo turpe seguono i turpi fatti.

Dunque allontana, o sposa, parole e compagni lascivi,
con diligente affetto, dalle tue figlie care.68

Certo Penelope mai, né corse la casta Lucrezia
scenico attor, né il canto molle dei cori a udire.

Anche la chiesa macchia un cuore pudico, se presto
non esce, ché l’indugio essergli può nocivo.72

Rozza non siami, troppo delicata mia figlia non sia,
sebben possa rozzezza essere senza macchia.

La delicata è procace e presta ad amare i diletti,
lungi, ben lungi sia tale figliola a me!76

[p. 43 modifica]


Quali danzar non apprese Laodàmia ritmiche danze,
ma quali lane trarre dalle conocchie piene.

Mentre Scipione trasse legate al suo carro le genti
e celebrò sue feste la liberata Roma,80

giovani insieme a matrone danzaron pe’ trivii: s’udiva
misto coi canti il suono vario del lidio flauto.

“O Emilia,9 diceva Scipione, or suonaci gl’inni di Roma,
e tu, straniero, prova le nostre melodie.”84

Dunque non tutti i canti conoscan né tutte le danze,
solo le danze oneste, solo le oneste note.


Narran che appena osava Argia10 dalla casa paterna
uscir, sol per recarsi presso le care amiche.88

Ama la donna casta le stanze e il paterno suo lare:
nuoce la gente, parla sempre di brutte cose.

Sia ben pulito il viso, ed abbiano cura ai capelli:
opra dovuta e bella che, trascurata, spiace.92

Piacque quest’ornamento a Evadne ed a Marzia,11 sebbene
non seguissero certo delle eleganze strane.

D’Elena prima giammai compraronsi trecce le donne,
Troia mostrò di quanto quella bellezza giova;96

[p. 44 modifica]


e non sapeano ancora il collo acconciarsi ed il viso
e le rotonde gote tingersi di porpora.

Prime le scaltre Sirene12 dettâr l’eleganze negate,
ma nuova pena afflisse questo delitto nuovo.100


Come raccomandarti di chiudere sempre le imposte?
Dalle finestre aperte entra talor la colpa.

Libera sia la mente, ma gli occhi ne sian prigionieri:
tristo piacer di quelli sceglie pel cor la via.104

Gli occhi chiudete fallaci, che il cuore non erri, si perde
facile nell’inganno la libertà sí cara.

Allontanate l’esca dal fuoco, estinguete le prime
fiamme; corona e gloria restano a chi trionfa.108


Questi consigli, o cara, non come preghiere t’invio
né ammonimenti: frutto sol del pensier costante.

Segui l’oprar: la cura dei figli conduci a buon fine,
se la fatica è grande, grande mercede avrai.112


Note

  1. I figli sono tre e già grandicelli. È dunque già morta Lucia e da qualche anno, restando Aurelia Eugenia e Lucietto, tutti tra i venti e i tredici anni.
  2. Moglie di Tarquinio Prisco.
  3. Moglie di Collatino.
  4. Protesilao, tanto amato dalla moglie Laodamia.
  5. Diana.
  6. Callisto, figlia di Licaone re d’Arcadia, amata da Zeus, trasformata da Era in orsa e di nuovo da Zeus in costellazione. Secondo il P. si sarebbe traviata udendo dalle Naiadi racconti di amori clandestini.
  7. Moglie infelice, ma fedele, di Paride.
  8. Marpessa, figlia di Eveno, re dell’Etolia, che fu rapita, chi dice da Ida, chi da Apollo. Il padre, inseguendo i fuggenti e non potendoli raggiungere, si gettò nel fiume che da lui prese il nome. Ida ed Apollo si batterono per lei, che, arbitro Zeus, scelse a marito Ida.
  9. Figlia di Paolo Emilio, moglie del primo Africano e madre di Cornelia.
  10. Figlia di Adrasto e moglie affettuosa di Polinice.
  11. Moglie di Catone e di Ortensio.
  12. Le sirene mutate per la loro sfacciata eleganza in mostri marini. (V. nota introduttiva al libro II)