L'amor coniugale e le poesie d'argomento affine/De amore coniugali/Libro I/VII

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VII. All’anima sua

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VII

ALL’ANIMA SUA

(1482-’84)


Andrai, o anima mia, e senza di me. (Con che guida?
dimmi!) L’amor t’arrida, ti mostri amor la via.

Andrai. E l’amor ti sia duce, compagno ad Ariadna l’amore,
ospite grato al cuore teco le si conduce.4

Buon viaggio, o Amor, tu sarai di me piú felice al ritorno:
fosse vicin quel giorno che là mi condurrai!

Misero cuor, che vuoi? un lungo cammin ci separa,
lungi, o Arïadna cara, sono gli amplessi tuoi.8

E monti e fiumi e piani tra noi l’aspro Marte gettò,
e il Reno e l’Arno e il Po, nomi al mio cor lontani.

Via le feroci spade e gli elmi dell’orrida guerra:
lascia, o Marte, la terra: vieni, o candida pace!12

Teco follie d’amanti, cui serto di fiori corona;
vini l’Amore dona, scioglie l’Amore i canti;

quando a l’amica assente si volge il pensier dell’amato,
(plaude all’appassionato canto l’allegra gente)16

le danze s’intrecciano in coro, la nota del flauto risuona,
Bacco la lira intona con il suo plettro d’oro.

Tu con le vigne apriche rallegri le nebbie d’Autunno
frutti dài tu a Vertunno, e a Cerere le spighe.20

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La donna piú al fuso non pensa, lavora al non compro suo vino,
va col marito al tino per la sua dolce mensa:

vèntila al vento e monda da tutta la pula il suo grano,
onde nell’ampio vano del granaio lo asconda.24

Deriva dal torchio potente dei grappoli il dolce sapore,
cuoce il divin liquore sopra la fiamma ardente,

i frutti arborali raccoglie che grato diffondono odore:
(li porta la minore figlia alle care soglie)28

le mele cidonie soavi scegliendo dai penduli rami
lega con brevi stami alle imminenti travi.

Quando la festa ritorna ch’è sacra al podere natio,
esce e il suo voto al dio offre la coppia adorna;32

i molli capretti e le agnelle, i fiori del gregge essa manda,
con la sacra ghirlanda le primizie novelle.

A casa, tra i suoni ed i canti, la coppia felice si rende,
dove la mensa splende di calici spumanti;36

quivi la coppia amata si mesce a vicenda il liquore,
applaude al suo signore la turba affaccendata;

la festa il vino onora, col vino va il sonno e il piacere,
Venere l’origliere noto quel giorno infiora.40


Qual vento mai, qual nembo, o bella Arïadna, qual dio,
reca l’amore mio nel tuo soave grembo?

Tu che a l’amor sincero sai quanto l’assenza sia amara,
portami alla mia cara sul tuo cocchio leggero,44

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o Bacco, e farò la tua lode; tu allevii agli afflitti il dolore,
nulla il mortale cuore senza di te mai gode.

Ti pianterò le viti, se pure con opera lenta,
onde Arïadna intenta agli olmi le mariti;48

con piccoli vimini presso i rami cadenti sollevi,
essa: alle zolle grevi vibrerò il sarchio io stesso;

ché sol dell’uomo lavoro è questo e la falce e i rastrelli:
i corpi tenerelli amano l’opre loro.52

E forse, o Amor, ti piaci premiar la fatica operosa
e alle labbra di rosa rapire i dolci baci,

bello con mani pronte riarzarle un ricciolo fine,
accomodarle il crine intorno alla sua fronte.56


Felici d’Arabia le genti, là dove le mogli i guerrieri
seguon sui lor destrieri rapidi trascorrenti:

recan le lance agli sposi i lor giavellotti ed i pali;
sono al periglio eguali le coppie d’animosi:60

comune ad entrambi la sorte, comune il travaglio di guerra,
mordono insiem la terra nella gloriosa morte.


Oh, se anche a me il cimiero, se l’asta portasse il mio amore,
vedresti il forte cuore del tuo lontan guerriero.64


L’armi porgete: mi piace al suon delle belliche trombe,
là dove l’oste incombe menar la mano audace:

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mentre sí forte m’ardi, o cara, non io temerei:
solo pugnar vorrei contro guerrier gagliardi,68

solo opporre lo scudo di tutti i nemici all’ardore;
se mi difende Amore non avrò il fianco ignudo.”


Ahi, non il freddo o il calore piú scabro il tuo viso non renda,
né la mia lancia offenda di tue mani il candore!72

Oh, non sarebbe tanto gradito il trionfo al mio cuore,
se tu perdessi, o amore, di tua bellezza il vanto.

Come soffrir potrei che t’ardano i soli d’estate,
t’angustin le gelate nevi: o amor mio, non sei76

avvezza alle piogge ed ai venti. Oh lungi la gloria di Marte
volate in altra parte, pugne, terror di genti!


Pace, divina altrice di blandi piaceri, ritorna:
teco l’Amor soggiorna, tutto è con te felice.801


Note

  1. L’elegia VIII “Queritur de expeditione obeunda” non essendo ispirata dall’amor coniugale, né avendo in sé nulla di notevole, è da noi tralasciata. Il Pontano si rivolge ad Apollo ed a Marte lagnandosi di dover andare alla guerra, lui cultore delle muse e amante della placida vita campestre. Due soli versi accennano alla moglie dalla quale non sa come potrà resistere a stare per sí lungo tempo lontano. È anch’essa forse del periodo della guerra di Ferrara.