L'amor coniugale e le poesie d'argomento affine/De amore coniugali/Libro III/I

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I. Celebra i Peligni e i campi di Sulmona

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I. Celebra i Peligni e i campi di Sulmona
De amore coniugali - Libro III De amore coniugali - II
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I

CELEBRA I PELIGNI E I CAMPI DI SULMONA


Delle fanciulle aonie1 son queste le care sorgenti,
questi i nativi luoghi son del peligno veglio?2

Ecco i suoi laghi e gli antri. Qui stavi, o scrittor degli amori?
Sacri non son or questi, ai Mani tuoi, poeta?4

Porta una Driade amata i rustici doni al suo vate,
ed il mirto ed i gigli e le vïole brune,

l’edera porta e del maggio i doni fiorenti. Corinna3
stessa tra il verde appare, canta del fiume all’aure.8

“Erriamo, o Amor, pei prati, non v’è chi disturbi gli amanti,
può la fanciulla presso stare al diletto suo.

Teneramente abbracciati sull’erba l’auretta ci sfiora,
(lieve l’Amor trasvola) con un battito d’ale.12

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Qual bosco mai, qual ombra, gli amori lontani ricorda?
Vieni, o Nasone amato, vieni al mio dolce seno.”

Egli risponde: “Vieni, o cara piú d’ogni fanciulla,
ai rilucenti laghi, bella Corinna, vieni:16

qui il mormorio dell’acque, qui l’ombra del lauro oblïosa:
copron le fronde opache lo strepere dell’onde.

Molle è la terra in fiore: il mirto s’intreccia al tuo serto,
tutto il giardino irriguo per te fiorisce e odora.20

Qui, certo, amor ti attende.” Ei disse e la vergine tosto
verso i già noti luoghi mosse i suoi nivei piedi;

e, denudato il seno, il collo gli cinse: le labbra
e gli occhi e il petto e il cuore tenero amore univa:24

ed i sospiri e i baci e gl’intimi sensi congiunti
dalla lor doppia bocca un sol respiro uscia.

Calde divenner l’ombre accese dal fuoco novello,
l’una all’altra la dolce opra d’amore chiede.28

Godete, ombre felici, un solo piacere vi resta,
un solo amor congiunge i desolati cuori.

E tu, ninfa, che i mirti da me già piantati proteggi,
tu che i giardin governi, Antinïana, miei,32

poche alla mia diletta, che legga lei stessa, parole
reca: al suo vecchio sposo piú Citerea non diede.

Chi nel mio vecchio cuore gli amori già morti riaccende?
Qual vento mai le faci quasi già spente scuote?36

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Causa di tanto incendio novella tu sei? dell’acceso
cuore è la voce, o sposa, sono i sospiri tuoi?

Qui dal tuo cuore arriva un soffio d’amore novello,
sorge dal vecchio fuoco fuoco novello ancora:40

arde la fiamma e ascende vorace: la moglie i sospiri
desta: la mutua fiamma arde pel mutuo amore.

Arde l’amor lontano, crescendo pel vano desio,
esca alla dolce pena l’uno dall’altro prende.44

Vieni a’ miei sogni la notte e il fuoco tu apprendi al mio petto:
sopra le rosse fiamme geme l’adusto cuore:

anche di giorno vieni davanti a’ miei occhi, e la fiamma
diurna alle vene il fuoco spira del cuore anelo.48

Rutile già le faville si parton dal cuore infocato,
di tra l’ossa consunte splende l’adusta face:

già nelle vene scende, già penetra l’ime midolle
il fuoco, ahi tutto il corpo sola una fiamma involge.52

Tu che mi guardi, ti scosta, che il fuoco anche a te non
                                                                                               s’apprenda:
la fiamma vïolenta muove qua e là i suoi coni.

Or tra le faci e le fiamme io parto già in fuoco mutato:
ardiamo entrambi e ormai fiamma e non altro siamo.56


Note

  1. Le Muse.
  2. Ovidio, di Sulmona, città dei Peligni.
  3. Cantata da Ovidio negli Amores.