L'amor coniugale e le poesie d'argomento affine/De amore coniugali/Libro III/II

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II. Alla moglie

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II

ALLA MOGLIE


Senza di me il Natale e senza di me il Capodanno
triste e l’Epifania senza di me tu fai.

Triste nel tempio ai santi uffici tu assisti devota,
triste dal tempio, o sposa, alla tua casa torni.4

Là del marito assente t’attendono i molti ricordi,
malinconia del cuore, lagrime agli occhi tuoi:

là quel deserto letto ricorda il piacer dell’amore:
resta il suo posto vuoto, presso la sponda sua.8

Cresce il dolor nel cuore, ti duole l’acuta ferita,
vinta tu pieghi, o sposa, sotto il tuo grave duolo.

Non della cara sorella e non delle figlie la voce,
solo il tuo nato appena toglierti può dal pianto.12

Lascia, ten prego, o Ariadna, i nuovi infiniti lamenti,
altri sofferse ed altri questo dolore, o cara.

Tale destino ancora negli anni tuoi primi da forte
tu sopportasti e bimba lode di donna avevi.16

Arduo è il penar, ma pure in esso ogni lode s’acquista,
piú lieve è il duol, se avvezza sei nel soffrire, o sposa.

Noto l’esempio tuo fu all’altre fanciulle, ricordi?
or del pudore esempio resti per l’altre spose:20

degna davver dell’amplesso del caro marito: la dolce
casa ed il noto letto ben di goder sei degna.

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Splende alle dure prove la bella virtú: la pudica
sposa buon nome acquista come Penelopèa.24

Son poche cose in pregio: ma nulla è nel mondo piú raro
della virtú: agli dèi, essa ci rende eguali.

Sposa, rallégrati dunque: non v’è d’una mente pudica
nulla piú raro, questa Dio coi suoi voti piega.28

D’uopo non ài tu certo di questi consigli, o diletta:
sai l’ufficio di sposa, l’opra di madre sai.

Presto è il Natal del Signore: fai cuore, o mia buona, ti voglio,
se non per te, o lontana, lieta pe’ figli tuoi.32

Poi che al mattino l’opre insieme alle figlie ài compiuto,
volgi agli dèi le giuste preci e per te li placa.

Prega pel figlio e prega pel misero sposo: che Marte
l’odio feral deponga, torni la dolce quiete.36

Buoni gli dèi e giuste le preci: già vedo che Giove
stesso col capo accenna per l’esaudita prece.

Con tale voto ritorna dal tempio e la casa risplenda
tutta pei dí festivi, liberi d’ogni nube.40

Tutto per te nella casa sia lieto: l’augurio felice
l’anno che ben comincia segua nel suo cammino.

Cura la mensa, anch’essa per nulla sconviene alle figlie:
semplice, senza lusso, ricca di molti cibi.44

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Abbia la mensa il suo diletto, ma spesso del padre,
spesso del caro sposo s’oda l’amato nome.

Cura vi sia del rito paterno e dell’uso vetusto
che stabiliva il regno dell’imbandita mensa.48

Rito felice e fausto: chi avrà della sorte il favore?
Certo l’avrai, o figlio, la regia sorte tu.

Legna sul fuoco ardente gettate: ed il mirto ed il lauro
e il rosmarino, ed altre coppe di vin recate.52

Versa, o fanciullo, l’anno ben venga e ritorni la pace
lieta. Oh, verrà: risplende sparso sul fuoco il vino.

Versa di nuovo: à tre guizzi la fiamma che crepita e odora,
tre volte il lauro adusto mossesi al vivo fuoco.56

Ecco la pace: le insegne che in patria ritornan già scorgo.
Corri, fanciullo, e porta l’urne del vecchio vino.

Ospite, allegro sia: il giorno è ormai senza nube:
renda l’affaccendata turba al mio vino onore.60

Date a me assente il vino di Chio e al re quello di Creta:
bevano i commensali dal vacillante passo.

E tu, mia moglie cara, tu sol quest’onor mi farai:
reca un bicchier dorato alle tue labbra molli.64

Memore allor dirai, brindando al lontano marito:
“Questi baci t’invio che affretteranno i tuoi.”

Dolci sospir rinnova e sorgerà presto quel giorno
che d’un caro ritorno ti porterà la nuova.68