L'epopea della bonifica nel Polesine di San Giorgio/10

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Bonifiche minori, progetti maggiori

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La conformazione topografica del Polesine di San Giorgio, abbiamo rilevato costituito da una serie di bacini separati da dossi che li rendono indipendenti, consente di affrontare il prosciugamento di ciascuno in forma relativamente indipendente dal prosciugamento degli altri. E’ la ragione per la quale, avvalendosi della legge 20 marzo 1865, la prima legge sulla bonifica del nuovo Regno, i proprietari dell’area palustre compresa tra Argenta e Filo si costituiscono, nel 1872, in consorzio autonomo, che chiede l’autorizzazione del Prefetto per attuare il prosciugamento dei 6.726 ettari di propria pertinenza. Ricevuta l’autorizzazione, il Consorzio ottiene i fondi necessari dalla Banca delle Romagne, dalla Banca di Ferrara, dal finanziere torinese Geisser, da quello ferrarese Finzi. Realizzata una rete di 93 km di canali, il Consorzio installa a Bando un apparato idrovoro capace di riversare nel Mezzano 154 metri cubi di acqua al minuto. Nel 1878 le opere sono ultimate, l’impianto è funzionante.

Un’esperienza di dimensioni minori, coronata da un esito egualmente felice, ha inizio, due anni più tardi, in un altro lembo del Polesine, il territorio di 2.181 ettari di paludi compreso tra Galavronara e Forcello, dove, costituitisi in consorzio autonomo, i proprietari attuano un progetto che prevede l’elevazione degli antichi argini e l’installazione di un impianto idrovoro, che prosciuga la palude nel 1882.

Mentre nel grande comprensorio si moltiplicano le superfici che le idrovore liberano dalle acque, l’uomo che ha orientato, muovendo, nel teatrino delle paludi, le proprie marionette, la bonifica delle Gallare, Girolamo Chizzolini, propone, nel 1877, un piano generale per il prosciugamento dell’intero Polesine di San Giorgio, della parte settentrionale delle Valli di Comacchio e della bassa Pianura bolognese. Il progetto prevede la costruzione di una “botte” che consentirebbe al canale che convoglierebbe le acque bolognesi di passare al di sotto dell’alveo del Reno.

Chizzolini commissiona all’ingegner Parmiano Parmiani la classificazione delle terre che verrebbero beneficate dal progetto: la condizione per attribuire ai proprietari le spese delle opere. La superficie interessata dal progetto viene ripartita in 23.764 ettari di terre “superiori”, poste, cioè, a quota maggiore di m 2,80 sul livello del mare, in 8.644 ettari di terre “medie”, poste, cioè, tra m 1,80 e m 2,80 sul livello del mare, e 3.848 ettari di terre “inferiori”, poste, cioè, al di sotto di m 1,80 sul mare. Il progetto prevede opere del costo complessivo di due milioni e mezzo di lire.

Alla ricerca di alleati che suscitino l’adesione al progetto dei possidenti e della popolazione, l’ingegner Chizzolini si lega al banditore di tutti i piani di riscatto economico delle paludi, il maggiore Merighi, che il 18 agosto 1876 indirizza alla popolazione di Comacchio, diffidente, se non ostile, verso ogni disegno che minacci le sue valli, e, con le valli, le sue anguille, un bando altisonante:

“Comacchiesi!

Oggi stesso ebbi l’onore di presentare all’Onorevole Vostro Consiglio il nuovo Progetto…della parziale Bonifica della Vostra Laguna…

L’essermi associato alla grande impresa l’Illustre Ingegnere Cav. Girolamo Chizzolini, ed averne invocate da Esso le tecniche discipline, Vi è piena caparra pella più sollecita e scrupolosa esecuzione dell’opera avventurata.

E siccome la Patria è una sola, ed egualmente sacri in essa gli interessi di tutti, così non si scompagni da Voi il pensiero che, vedendo modo di promuovere in equa misura i Vostri interessi, provvedete nel tempo istesso a quelli di quattro Provincie sorelle, ed alla Patria comune.”

Singolare manifestazione della personalità di un idealista cui nessuna sconfitta insegna a curare i propri interessi senza pretendere che con gli interessi propri collimino quelli di migliaia di possidenti, oltre a quelli di banchieri, costruttori e finanzieri, il malaccorto maggiore si rivolge a una popolazione naturalmente avversa alla bonifica pretendendo non solo che accetti il prosciugamento dei propri stagni come il più generoso dei doni, immagina di convincere i Comacchiesi che l’amore di patria li obblighi a promuovere i vantaggi idraulici delle province di Ravenna, Bologna e Modena. E’ superfluo annotare che il sodalizio tra Merighi e Chizzolini si concluderà in una cruda vertenza giudiziaria, che vedrà, palesemente, l’affarista trionfare sulle ragioni del sognatore.