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L'istinto nel regno animale/III

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III. Istinto protettore

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II IV


Gli istinti finora trattati hanno lo scopo di procurare agli animali del nutrimento. Ora havvi un altro istinto, che procura a chi lo possiede una difesa contro i suoi nemici, sia continuamente, sia in determinati periodi della vita.

Dapprima si presenta il Paguro, piccolo animaletto rappresentato nei nostri mari da parecchie specie, che appartiene ai crostacei. La natura provvide tutti i parenti del Paguro di un guscio consistente e robusto, formato di una sostanza simile alla cornea, atto a difendere i possessori non solo da altri animali, ma anche dall’effetto nocivo che potrebbe derivare dagli urti contro gli scogli in mare tempestoso. Il solo Paguro ne va sfornito e dovrebbe perciò soccombere nella lotta per l’esistenza di fronte ai crostacei affini se non fosse munito di un istinto peculiare. Per proteggere il molle suo corpo quest’animaletto va in traccia del guscio delle lumache, nel quale entra con tutto il corpo e cui assegna la funzione di organo difensore. Col tempo il nostro animale cresce e perciò la conchiglia primitiva diviene piccola; allora egli abbandona la casa troppo ristretta e va in traccia di una più vasta. La fantasia dei marinai ha dotato questo piccolo abitatore del mare di un carattere sanguinario, attribuendogli l’abitudine di uccidere il mollusco che abita la conchiglia, il legittimo proprietario di questa, per impadronirsi dell’abitazione altrui. Ma codeste sono calunnie. Anzi il paguro è talora benefico, quantunque suo malgrado, giacchè sulle conchiglie di sua dimora, si fissano spesso degli animali marini (Attinie), che il nostro paguro trascina intorno ovunque. E ciò con reciproco vantaggio, con vantaggio cioè dell’animale trascinato, che gira pel mare sopra bestia da soma, e in pari tempo del paguro, che con tale esercizio meglio cresce e si afforza.

Un istinto più meraviglioso riscontriamo in parecchi articolati e specialmente negli insetti. Questi appena sbucciati dall’uovo non rassomigliano sempre ai loro genitori, ma devono percorrere un certo sviluppo per raggiungere tale rassomiglianza. Durante questa trasformazione o metamorfosi, che si estende, non solo sulle parti esterne, ma anche sugli organi interni, l’insetto assume tre forme e tre nomi ben diversi, che sono quelli di larva, di crisalide e di immagine. Basta che io citi lo svolgimento del baco da seta, perchè tale fenomeno riesca noto a tutti. Nello stadio di crisalide l’animale ha bisogno di essere difeso dalle intemperie e dai suoi nemici, ed è appunto perciò che lo vediamo cuoprirsi di un involucro assai diverso.

Taluno tra gl’insetti non è difeso che dalla cute del corpo indurita; ma altri si ritirano durante la metamorfosi entro il guscio vuoto delle lumache; altri ancora secernono dalla bocca una sostanza vischiosa, colla quale agglutinano insieme delle pietruzze o frammenti vegetali e costruiscono in tal guisa un tubo entro cui abita e si trasforma l’insetto.

Più evidente si manifesta l’istinto protettore nella farfalla. Alcune larve prima di passare allo stato di crisalide secernono un filo con cui si appendono in posizione verticale, colla testa volta in basso; altre emettono, oltre quello, un secondo filo, che gettano attorno al loro corpo e fissano ad un oggetto, per cui la loro posizione risulta orizzontale; altre ancora scavano entro terra una cavità, che tappezzano con fili di seta.

Ma un istinto più perfetto è posseduto dal baco da seta, che ci fornisce quel prezioso materiale serico che conosciamo. Per secernere la seta, il baco ha uno speciale apparato, così detto seriterio, diviso in tre porzioni. La posteriore fornisce la materia serica, mentre la media è il serbatoio di detta materia, e secerne una seconda sostanza glutinosa che si sovrappone alla serica. La terza divisione in fine rappresenta il dotto delle glandole, entro il quale la seta si condensa e si rende atta ad essere ridotta in filo. A questi organi dobbiamo aggiungere due piccole glandole, collocate in prossimità della bocca, secernenti una sostanza cerea resinosa, che si sovrappone alle due precedenti. In tal guisa il filo, che esce da un’apposita filiera, non è semplice, ma risulta composto di tre strati concentrici, l’uno, interno, serico; l’altro, mediano, glutinoso; il terzo esterno, cereo resinoso. Con tale materiale l’insetto costruisce il bozzolo, che l’avvolge interamente, entro cui la crisalide si trasmuta in farfalla.

Fig. 2. Lo Spinarello e il suo nido.