L'ultimo rifugio di Dante Alighieri/Parte prima/I

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Parte prima Parte prima - II
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DANTE E I POLENTANI


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Sino ad oggi intorno a Guido Novello da Polenta si sono ripetute poche e poco esatte notizie. Le cronache romagnole e i documenti dei primi trent’anni del secolo xiv sono invece più che sufficienti ad una sicura e bastevole biografia. Il primo ricordo di Guido, del 3 aprile 1301, si trova registrato da Vincenzo Carrari nella sua Storia di Romagna che si conserva inedita nella Biblioteca di Classe in Ravenna. Egli riassume l’atto che proibiva d’estrarre il frumento da qualsiasi luogo senza licenza del Podestà succeduto a Lamberto Polentano, ossia di Lello di Acquasparta «vescovo di Porto et di Santa Ruffina, della sede apostolica Legato, [vicario] generale et rettore in spirituale et temporale di Romagna.»1 Presiedette alla rogazione dell’atto, fatta in Ravenna, Andrello di Francesco da Todi vicario e furono presenti i Savi Guido e Lamberto da Polenta suo figlio, «Guido che fu d’Ostasio pur Polentano, Albertuccio Berardengo giudice, Livio de’ Balbi, Nicolò de’ Vivii, Vitale de’ Carnevali et Melchisedecco notari, Borgognone de’ Badai et Guido di Aldrovandino.» Nel rogito si [p. 4 modifica]chiamarono in vigore altre ed antecedenti disposizioni sullo stesso argomento, e fu detto e determinato «che gli ordini altre volte fatti, in materia de’ frumenti che si portassero in Ravenna, fossero osservati: che non si potesse estrahere da un loco all’altro senza licenza del Podestà o suo Vicario, in pena della perdita di quello, dando termine a’ contadini a darlo in nota, et finalmente che il frumento, non dato in nota nè da essi contadini nel termine assegnato, nè da’ cittadini, s’intendesse subito pubblicato ed incorporato al Comune di Ravenna.»

Guido che fu d’Ostasio non era altri che Guido Novello. Ostasio, nel 1301, era morto forse da tre anni. Lo si trova ancora nominato nella sentenza di condanna contro Guglielmo e Pietro de’ Traversari, contro Alberico ed altri da Polenta, Malvicino di Bagnacavallo, Giovanni Duca degli Onesti ecc.;nota e questa sentenza è del 25 giugno 1296. Nell’autunno del medesimo anno va in aiuto de’ Bolognesi contro le milizie unite del marchese d’Este e di Maghinardo Pagani. Riesce infatti ad arrestare costui nel castello di Razzano con quattrocento cavalli e mille fanti. Maghinardo e i suoi resistono tre giorni mangiando carne equina; poi s’arrendono al comune di Bologna salve le robe e le persone. Ostasio, insieme a Malatestino Malatesta, si spinge poi sotto Belforte e l’espugna con mangani e trabocchi.

Sull’esordio dell’anno seguente (1297), mentre fu eletto Podestà di Ravenna Francesco de’ Samaritani bolognese, Ostasio e Lamberto furono nominati Consoli, «perciò che - scrive il Carrari - Ravenna allora era governata da Consoli, Podestà et dal Consiglio de’ suoi, et ciascun Console reggeva quindici giorni» poi cedeva il posto all’altro, per riprenderlo scaduti altri (|uinclici giorni. Agli otto di marzo Osta’> Fantuzzi, Monumenti rai’ennati (Venezi.!, 1801-804). Tom. Ili, pag. 168. — Carrari, Storia di Romagtia, incd., ad .inn.

-) Bartolomeo dalle Pu’GLIOle (ncW I/istoria miscella edita dal Muratori nei Krriim ital.

script., Tom. XVIII, col. 300) invece <li Ostasio mette Rambi-rto da Polenta. Incerto fra i due, per qucH’asscrjsionc, si manifesta Cherubino Ghirardacci (Dell’Ifist. di Boi., Part. I, Bologna, isyfi, P-fi- 33")’ Il nome A’ Ostasio t asserito invece negli Annales ca-scnates (sempre nei Rcr. Hai. script., XIV, Il 14). — Cfr. .nnchc gli Annali-s fcrolivienses (Rer. ital. script., XXII, 171) e V. Carrart.

.SVor. cil. a<l ann.

■l’.Stor. di Romagna. - (ìirolamo Rossi, Ilist. rm (Venezia, l.iS»)), p. 41)8.

[p. 5 modifica]sio, che compiva il suo terzo turno, ordinò « che si facesse provisione di pagar il debito, che haveva fatto questo Comune (juando mandò i suoi soldati a cavallo in servizio de’ Bolognesi all’esercito, al castello di Razzano, et anco per pagar la fattura del Palazzo et la campana del Comune di questa città. » In consiglio alcuni s’ opposero a pagar la colta generale e solo valse e piacque il parere di Paolo Bigaro « che propose doversi pagare detta colta, la metà della quale da distribuirsi a quelli del piano di Ravenna, l’ altra metà alla città et a (juelli della riviera del Po, da distribuirsi per otto homini da bene d’ eleggersi per esso console. »

Nell’aprile era Podestà Bernardino de’ Conti da Cunio, che (primo de’ suoi atti) ordinò che in Ravenna « fossero sempre in pronto cinquanta cavalli et nel territorio altrettanti per gli bisogni del Comune: ma fu ridotto al Consiglio de’ Savi o di Credenza il modo di trovar denari, per ciò che Guido, Ostasio et Lamberto Polentani promettessero la fede loro con dieci huomini di Ravenna, cin(|ue de’ nobili et cinque del popolo, che dan’ano a’ suoi tempi la prestanza a’ sudditi che havessero tenuto cavalli. »

Dopo questa decisione il nome d’ Ostasio scompare dalla storia dei Polentani e di Ravenna. Certo egli morì poco dopo e ne fa fede, oltre al silenzio de’ documenti relativi alla sua famiglia, anche il fatto che subito nell’anno successivo vediamo raccolti nel solo Lamberto gli uffici di Rettore e Console di Ravenna, costituenti nell’insieme r assoluta signoria !

A’ suoi fianchi cresceva intanto Guido Novello che già nel 1301, come abbiam visto, era Aq^ Savi o Consighcri, e testimoniava. Doveva dunque avere circa venticinque anni ed esser nato intorno al 1275.

Ignoto è il nome di sua madre, ma si sanno quelli de’ suoi fratelli, Azzo e Geremia morti prima del 13 16, Samaritana ricordata ancora nel 133 1, Rainaldo e Giovanni di cui dovremo parlare più avanti.

Ma tornando al 1301 troviamo altre notizie che ci provano come Guido fosse a dirittura entrato nella vita pubblica. Il Comune di Ravenna riscotcva da ’enezia certe paghe come dazi perpetui delle [p. 6 modifica]mercanzie che uscivano o passavano da Ravenna alla volta della città di S. Marco. Nell’aprile il Doge Pietro Gradenigo disse al giudice Ariverio de’ Malpaghini, ambasciator ravennate, che prima di versar le paghe decorse intendeva che il Comune «lasciasse passare per le sue acque i mercanti venetiani col sale secondo la forma de’ patti. . . . e i mercanti di Venezia et di Chioggia col Tormento comprato et estratto da Ravenna et suo distretto.» A pronunziare un parere o una decisione, Ravenna elesse allora un consiglio di ben venti autorevoli persone, in testa alle quali sono nominati Guido da Polenta, Lamberto suo figlio e Guido lor nipote. Questo consiglio si mostrò contrario alle pretese del Doge, anche per la grande carestia e miseria in cui languiva allora il popolo ravennate, carestia e miseria che suggerirono la strana determinazione «che per tutto il mese di maggio non fosse dato ricapito ad huomo né a donna forastiera, et che non gli fosse dato pane né altra cosa a vivere: segno evidente delle genti che soleano concorrere a questa città.»2

Intanto il popolo cesenate scacciava dalla sua città Federico da Montefeltro, Uguccione della Faggiuola e Zapitino Ubertini, distruggendo il castello poco dianzi ristaurato.3 V’accorse tosto da Rimini il Cardinal d'Acquasparta Rettore di Romagna, cui i Ravennati mandarono oratore Signorello di Lancilotto, perchè procurasse di risolvere certa quistione del Comune intorno la taglia dei soldati. Si venne presto all’accordo e i deputati alla provvisione furono diecisette, primi de’quali Guido da Polenta, Lamberto suo figliuolo e Guido d’Ostasio.4

Note

  1. Il Carrari non lasciò forse della sua Storia di Romagna altro che le schede che il poeta Giulio Morigi, suo concittadino, contemporaneo ed amico, ricopiò non sempre esattamente, nè sempre ordinatamente. Il Carrari riassunse quanti più potè documenti, in qualche parte oggi periti o dispersi. L’esatto riscontro dei documenti che restano fa fede dell’onestà del nostro storico rispetto a quelli perduti. L’opera sua è quindi di grande importanza, e già attendiamo alla sua pubblicazione.
  2. Carrari, St. di Romagna, ad ann.
  3. Annales cæsenates cit. (Rer. ital. script., XIV, 1121).
  4. Carrari, Op. cit, ad ann.