L'uomo delinquente/Parte prima/IV

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CAPITOLO IV. Il delitto secondo la nuova scuola penale

L'uomo delinquente/Parte prima/III L'uomo delinquente/Parte seconda/I IncludiIntestazione 12 maggio 2012 75% Criminologia

CAPITOLO IV. Il delitto secondo la nuova scuola penale
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Scuola classica di diritto penale e le Scuole filosofiche spiritualiste


« Il furto, l’incesto, l’infanticidio, il parricidio, tutto ha avuto il suo posto tra le azioni virtuose », ha detto Pascal; e noi li abbiamo infatti, trovati come manifestazioni normali tra i popoli primitivi e tra i selvaggi, ma, grazie al senso morale progredito, essi sono ormai riprovati come delitti e non vengono più commessi che da uno scarso numero di individui i quali consideriamo e trattiamo come « criminali ». La Scuola classica di diritto penale e le Scuole filosofiche spiritualiste ammettono che i criminali siano dotati, meno in certi oasi estremi, di intelligenza e di sentimenti uguali a quelli degli uomini normali e che perciò compiano il male per un atto cosciente e libero di volontà malvagia; tutto il sistema penale attuale prende quindi come base della pena l’atto materiale delittuoso e ne punisce l’autore a seconda della sua gravità Invece la Scuola positiva cli diritto penale sostiene che i criminali non già delinquano per atto cosciente e libero di volontà malvagia, ma perché hanno tendenze malvagie, tendenze che ripetono la loro origine da una organizzazione fisica e psichica diversa da quella dell’uomo normale, per cui la Nuova Scuola studia, invece che il delitto astratto, il delinquente, e prende per base del diritto della società ad agire contro di esso, non la sua malvagità, ma la sua pericolosità. L’esame del delinquente in rapporto alla sua costituzione organica e psichica e alla sua vita sociale e di relazione, studia l’Antropologia criminale che ho così denominata perché ripete pel delinquente lo studio che l’Antropologia ha già fatto per l’uomo in generale e per la varie razze umane. L’esame del delinquente fatto dall’antropologia criminale ha stabilito trovarsi in questi, massime nel suo tipo più caratteristico, una quantità di caratteri abnormi, anatomici, biologici e psicologici, molti dei quali hanno significato atavico, perché ripetono le forme proprie degli antenati anche pre-umani dell’uomo. E siccome a questi caratteri atavici si associano tendenze e manifestazioni criminose, e queste sono, come abbiamo, veduto, normali e frequentissime negli animali e nei popoli primitivi e selvaggi, così è legittimo conchiudere che anche nei criminali queste tendenze siano naturali, nel senso che dipendono necessariamente dalla loro organizzazione, analoga, per inferiorità di struttura e di funzioni fisiche e psichiche, a quella dei popoli primitivi e dei selvaggi e qualche volta degli animali. Ma l’esame antropologico del delinquente non ci ha rivelato soltanto l’esistenza in esso di numrosi caratteri atavici, bensì anche di numerosi caratteri patologici e morbosi. L’applicazione più importante e nuova di tale influenza della malattia sulle manifestazioni degenerative ataviche è stata fatta da me riferendo all’epilessia cioè a disturbi della struttura e della funzionalità dei centri superiori psicomotori, la causa prima più frequente e più profonda della criminalità. La malattia specialmente fetale farebbe regredire l’individuo a forme somatiche e psichiche ancestrali. E quindi anche l’epilessia non contrasta coll’atavismo, anzi lo include; infatti già da moltissimo tempo si sono osservati negli epilettici delle abitudini animalesche. Oltre a questo duplice ordine di cause degenerative e morbose che sono intrinseche nel delinquente, la Scuola positiva di diritto penale ne riconoscé molte altre che dipendono da fattori fisici, economici e sociali, che studieremo minutamente nella eziologia del delitto. Prima di studiare i caratteri della delinquenza negli adulti, dobbiamo ben ricordare che sarebbe un grandissimo errore il confondere in uno stesso quadro le varie specie di delinquenti, le quali notevolmente differiscono l’una dall’altra. Noi non avendo, come già abbiamo detto, in mira il reato, ma i rei, non li distinguiamo, come fa la legge, a seconda semplicemente dell’entità e della sorta del reato commesso, ma a seconda dell’intima natura loro e quindi del grado di temibilità che ne dipende a seconda del modo con cui l’hanno compiuto e degli stimoli da cui furono spinti. Dobbiamo dunque distinguere anzitutto:

1. Il delinquente che diremo antropologico, quello che è nato con attivi istinti e che non è possibile modificare: « il delinquente nato »; 2. Il delinquente occasionale; 3. Il delinquente pazzo; 4. Il delinquente per passione; 5. Il delinquente d'aibitudine.

Naturalmente in ciascuna di queste grandi divisioni vi sono, come al solito, gradazioni che costituiscono forme di passaggio da una all’altra varietà in una stessa classe. Delle più importanti sarà tenuto conto nella trattazione speciale di ciascuna classe di criminali.