La Cicceide legittima/I/CXXII

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Sonetti

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I - CXXI I - CXXIII
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Il medesimo appiggionato ad un Cortellinaro.
Al Sig. Conte Ronchi.

cxxii.
I
N quella stanza, ove acquistò sì chiaro

     Nome D. Ciccio, e titoli sì belli,
     Ove si trattan mantici, e martelli
     4Per man d’un miserabil Bottegaro;
Poichè per ricavarne alcun danaro,
     Ei l’ha data in affitto ad un di quelli,
     Che lavoran di lame di Cortelli,
     8E d’altri arnesi simili d’acciaro.
Or, Conte, io ti confesso avanti a Dio,
     Che in caso tal mi tribolo, e travaglio
     11Del mal di lui, come se fosse il mio;
Che non può non sentir pena, e travaglio
     Un tenero di cuor, qual mi son io,
     14Nel veder i C.... vicini al taglio.