La FAO/2

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L'evoluzione dal 1946 al 1970

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2. L’EVOLUZIONE DAL 1946 AL 1970

Occorre ora tratteggiare i profili essenziali degli sviluppi dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura in funzione di un triplice ordine di idee: il primo riguarda il mutamento d’indirizzo ‘politico’ di questo istituto specializzato in merito alla pragmaticità delle proprie iniziative, il secondo concerne la metodologia euristica, il terzo la fenomenologia dei risultati.

Il primo punto d’analizzare risulta essere composto da tre iniziative intraprese in maniera esclusiva (oppure in concorso cooperativo) dalla Fao e cioè la ‘Campagna mondiale contro la fame’, il ‘Programma alimentare mondiale’, la creazione dell’Unctad. La ‘Campagna mondiale contro la fame’ può sicuramente considerarsi la risposta diretta della Fao alle problematiche dei primi anni sessanta anche se, come vedremo, i risultati non avranno una apprezzabile portata.

Anzitutto l’enorme adesione a questo progetto da parte di organizzazioni non governative fu il leitmotiv che più distinse l’avvenimento: incontrovertibile testimonianza di una ormai risvegliata coscienza collettiva sensibile alle tematiche affrontate, contribuì anche alla revisione della politica tradizionale di aiuto allo sviluppo, asserendo la assoluta preminenza della necessità di un impegno mirante a sviluppare i fattori umani, sociali, ed istituzionali, su quello di incrementare la produzione agricola.

Di lì a qualche anno però la situazione ripiegò su se stessa: fermi restando i sempre più copiosi costi relativi all’attività d’esecuzione dei progetti di assistenza, la bipartizione (già accennata all’inizio di queste pagine) fra gli Stati vedeva ora contrapposti questi ultimi anche sugli aspetti economici. Ed infatti mentre i paesi in via di sviluppo erano propensi ad incrementare il bilancio della Fao con nuove contribuzioni, altri Stati, che erano i più forti contribuenti (per tutti gli U.S.A. ed il Regno Unito che soli fornivano il 42% delle risorse di bilancio), avversarono tale scelta al fine di avere in cambio una effettiva contropartita. Ciò implicò lo stallo del progetto a causa della mancanza di un concreto e snello riassetto organizzativo.

Il ‘Programma alimentare mondiale’ è il secondo tassello nel mosaico delle iniziative degli anni sessanta. L’esame del Pam richiede però una premessa di carattere generale: l’attività della Fao era, apertis verbis, quella di un mero latore e coordinatore dell’assistenza bilaterale; l’emarginazione al modesto ruolo attribuitole nel palcoscenico internazionale poteva (e doveva) cessare in favore di una costituzione di responsabilità della messa in opera di un programma multilaterale in capo ad un istituto specializzato di questa ultima.

La proposta degli Stati Uniti rappresentava una soluzione di mezzo tra le due tipologie operative sopra esposte: infatti questa nazione intendeva il programma come una unità amministrativa subordinata al Direttore Generale della Fao e dotata di un organo politico alle dipendenze degli organi politici della Fao. Sennonché con la risoluzione 1/61 della Conferenza della Fao approvata dall’Assemblea Generale dell’Onu con risoluzione 1714 (XVI) del 19 dicembre 1961, il Pam acquistò l’ambigua valenza di una istituzione a metà strada tra l’Onu e la Fao, il che restrinse fortemente lo slancio operativo del programma, dovendo passare le attività sotto il vaglio dell’istituito Comitato Intergovernativo delle due Organizzazioni.


Il terzo più rilevante tassello oggetto di studio è la creazione dell’ Unctad, efficace strumento per realizzare politiche e stabilire principi relativi al commercio internazionale di prodotti agricoli. Nata dalla volontà dei paesi in via di sviluppo, la Unctad fece sì che la Fao accelerasse le consultazioni in seno ai gruppi di studio per gli scambi internazionali, stabilizzandole per dieci tipi di prodotti agricoli. Anche se a questo punto e per queste materie la Fao non poteva che ‘raccomandare’ le procedure sugli scambi abituali, non si può disconoscere la sempre maggiore valenza che andavano progressivamente acquisendo tali gruppi. Ancora, considerevole rilievo riveste anche la Commissione del Codex alimentarius creata nel 1963 per attuare il programma congiunto Fao/Who sulle norme alimentari: esso ha ad oggetto la protezione della salute dei consumatori, l’assicurazione della lealtà delle pratiche eseguite nel commercio dei prodotti alimentari e la promozione del coordinamento di tutti i lavori in materia di normativa alimentare svolti da organizzazioni internazionali governative e non. La Commissione, che comprende ventotto organi sussidiari specializzati, ha la responsabilità di mettere a punto le norme e, dopo una valutazione da parte dei governi, pubblicarle come standards regionali o mondiali.

Tirando ora le fila del discorso per ciò che concerne questo primo periodo evolutivo, si può chiaramente notare, senza enfatizzare eccessivamente, come l’Organizzazione fosse diventata una considerevole fonte di attività operative, e, soprattutto, avesse un programma generale di sviluppo economico. Un consistente sviluppo tenendo presente la miriade di problematiche che questo istituto specializzato dell’Onu ha incontrato sul suo (primo) cammino .