La Torre del Duomo di Teramo/Visita alla Torre/Le prime rampe di scale

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Le prime rampe di scale

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Superata la porta in legno della Torre, si apre dinanzi uno spazio di dimensioni assai ridotte, privo di aperture e illuminato solo attraverso luci elettriche, costante che ricorrerà nella struttura sino a quando non si raggiungeranno le prime finestre sull’esterno, proprio sotto la stanza dell’orologio. Il soffitto, piuttosto basso, è interrotto nel punto in cui la scala, che da qui prende avvio, oltrepassa il solaio per raggiungere il livello superiore, realizzato in muratura, che fungeva da base di appoggio per i pesi che scendevano dalla stanza dell’orologio e che servivano per il funzionamento dell’antico meccanismo di questo. Da questo piccolo vano, guardando verso l’alto, si riconosce a stento, data l’oscurità derivante dall’assenza di finestre, la struttura dei passaggi, delle scale e delle travi di supporto dei camminamenti. È facilmente evidenziabile, invece, il perimetro delle pareti portanti della Torre. La scalinata della Torre è realizzata in metallo ed è stata interamente ricostruita durante gli interventi di restauro degli anni ’30. L’antica scala in legno, in pessimo stato, come si evince dalla relazione comunale del 29 maggio 1892, fu smantellata e furono innestati appoggi metallici per la nuova scala in ferro e per i pavimenti dei vari livelli della Torre, anch’essi in metallo, ad eccezione di quello del piccolo vano d’ingresso, dell’appoggio dei pesi dell’orologio e, come si vedrà, della stanza dell’orologio. A differenza di questi ultimi, i camminamenti interni della Torre sono oggi tutti in metallo, agganciati alle pareti portanti della struttura o poggianti sulle grandi travi in legno che, oggi come allora, sostengono l’intero complesso dei manufatti interni. L’ultima copertura in muratura è rappresentata dal solaio della stanza dell’orologio, corrispondente al pavimento della cella campanaria inferiore, situata immediatamente al di sopra: a partire da questo livello e sino alla sommità, le coperture e le passerelle saranno tutte in metallo. Come documentato anche da Fernando Aurini, i gradini della Torre che dal vano d’ingresso conducono sino al prisma ottagonale sono complessivamente circa 400, tutti a percorrenza lineare. Nell’esterno della piramide della cuspide e in una parete della cella campanaria superiore sono tuttora visibili alcune tracce residue di una vecchia scala metallica verticale a pioli. Percorrendo dunque la scala, l’elemento che continua a caratterizzare l’ambiente è una profonda oscurità. L’assenza di aperture esterne, peraltro rilevabile anche ad un esame della struttura effettuato al di fuori, rende l’ambiente piuttosto cupo e questa sensazione è accentuata, d’altro canto, dall’ampia spazialità che caratterizza, parallelamente alla mancanza di finestre, i primi livelli della Torre. Man mano che si ascende, tuttavia, l’architettura muta, come si vedrà meglio in seguito. Il primo ambiente che si incontra, dopo aver lasciato il piccolo vano d’ingresso ed aver percorso le rampe iniziali, è il piano d’appoggio degli antichi pesi che scendono dalla stanza dell’orologio. Questo piano d’appoggio, in muratura, serviva come punto di arresto dei diversi pesi che, legati a funi che attraversavano il pavimento di tale stanza e scendevano in verticale attraverso lo spazio tra le rampe delle scale, consentivano la marcia del meccanismo dell’orologio, sito ai livelli superiori. I pesi, realizzati dalla fabbrica dei Fratelli Miroglio, a Torino, sono tuttora al loro posto, pur se in disuso. Nel momento dell’installazione del primo orologio della Torre, fu demolito il pavimento di un secondo livello, immediatamente superiore a quello di appoggio dei pesi, per permettere il passaggio delle relative funi. Tracce di quel vecchio solaio a volta sono tuttora visibili. Superato l’ambiente dove tuttora giacciono i pesi dell’orologio, la scala prosegue ripida ma, da questo livello in avanti, le prime aperture sui muri della Torre contribuiranno a rendere l’ambiente meno oscuro. Sui tre lati della struttura, difatti, si aprono tre piccole finestre, residuo di antiche bifore successivamente tamponate. La scala dunque prosegue e, man mano che aumenta la luminosità dell’ambiente e la spazialità architettonica della struttura muta aspetto, compare alla vista, poco sopra, la volta che costituisce il pavimento della stanza dell’orologio. Si tratta, come accennato, di una volta in muratura, la penultima avente tale caratteristica, che presenta quattro feritoie rettangolari attraverso le quali scorrono le funi metalliche dei pesi dell’orologio. Si giunge quindi agli ultimi gradini al di sotto della volta in muratura. La scala, a questo punto, si immette nello stretto spazio esistente tra la volta stessa e la parete meridionale della Torre. La stanza dell’orologio, delimitata com’è dalle pareti est, nord ed ovest della struttura, si raggiunge dopo gli ultimi gradini di questa prima parte oscura della Torre. Si tratta di un locale di piccole dimensioni, corrispondente all’area della volta che ne costituisce dunque il pavimento. Vi si accede attraverso una porta situata a destra della scalinata, mentre a sinistra un’altra rampa conduce al piano superiore, dove si trova la prima cella campanaria.