La birba/Nota storica

Da Wikisource.
Nota storica

../Appendice IncludiIntestazione 17 luglio 2023 75% Da definire

Appendice

[p. 165 modifica]

NOTA STORICA

Durante la stagione d’autunno del 1734 il Goldoni preparò per il carnovale una tragedia, la Rosmonda, e un altro intermezzo, la Birba. La tragedia non ebbe vera fortuna nel teatro di San Samuele, ma l’intermezzo cantato dall’Imer (Orazio), dalla Zanetta Casanova (Cecchino) e dalla brava Agnese (Lindora) "sorpassò di molto l’incontro della Pupilla e si terminò il carnovale con esso" (voi. 1 della presente edizione, pag. 106 e Mémoires, P. I, ch. 36).

L’autore ci racconta come gli venisse l’idea di scrivere questo libretto. Trattenendomi di quando in quando nella Piazza di San Marco, in quella parte che dicesi la Piazzetta, e veggendo ed attentamente osservando quella prodigiosa quantità di vagabondi, che cantando, suonando o elemosinando, vivono del soave mestier della birba, mi venne in mente di trar da coloro il soggetto di un intermezzo giocoso; e mi riuscì a maraviglia" (vol. I, pag. 106 e Mémoires, P. I, ch. 35). Della musica, che anche questa volta dovette comporre il maestro Giacomo Maccari, nulla sappiamo.

Toma opportuno ricordare come la sera dei 28 agosto del 1733 il pubblico del teatro di S. Bartolomeo, a Napoli, ammirasse per la prima volta la Serva padrona del Pergolesi. Il primo grande trionfo della commedia musicale è segnato non propriamente da un’opera buffa napoletana, ma da un umile intermezzo di un poeta di Napoli (Gennarantonio Federico) a cui le note mirabili di un giovane della Marca d’Ancona, appena ventitreenne, infusero vita immortale. Con un’azione drammatica ingenua, di poche scene, a due soli personaggi parlanti e uno muto, "con un’orchestra composta, si può dire, del solo quartetto d’archi, giacchè soltanto in qualche punto si odono alcune armonie di corni, e, nel finale, alcuni squilli di trombe, con una armonizzazione ridotta quasi a due parti poichè i violini primi suonano all’ottava dei secondi e le viole camminano insieme coi bassi, Giovanni Battista Pergolesi ha saputo creare un capolavoro di grazia squisita, di giocondità scintillante e di sentimento patetico" (A. Bonaventura, G. B. Pergolesi nel 2° centenario della sua nascita, in Nuova Antologia, fase. 913, 1 genn. 1910, p. 101. Sulla Serva padrona mi accontento di citare F. De Villars, La "Serva padrona": son apparition à Paris en 1752 ecc., Paris, 1863; Camille Bellaigue, in Revue des deux mondes, 1 sett. 1895, pp. 88-91; Edgardo Fiorilli, in Marzocco, XV, n. 17, 24 apr. 1910; e principalmente Giuseppe Radiciotti. G. B. Pergolesi ecc., Roma, 1910, p. 72 e sgg.; e Andrea Della Corte, L’opera comica italiana nel 1700, Bari, 1923, vol. I, pp. 55-66, dove si trova una minuta analisi anche del libretto). Questo meraviglioso intermezzo ch’é già musicalmente "una perfetta opera comica" (Della Corte) si diffuse con lentezza per tutta Italia e conquistò poi le capitali d’Europa. Poichè la caratteristica opera buffa napoletana o commedeja pe mmuseca restò fedelmente fissa al suo mare, [p. 166 modifica]mentre qualche umile intermezzo osava passare le Alpi segnando il cammino all’opera giocosa italiana nella seconda metà del Settecento.

Nel libretto del Federico c’è più unità e vivacità d’azione; ma poeticamente la Serva padrona non supera il Pimpinone del Panati o la Melissa o il Parpagnacco, di cui ignoro l’autore, o l’Impresario delle Canarie del Metastasio. Nella Pupilla e nella Birba il Goldoni diede all’intermezzo maggior sviluppo: tre sono i personaggi che parlano e tre gli atti o parti, nell’ediz. primitiva. Tenue l’intreccio della Birba. Sono scene legate da un filo sottile che servono a rappresentare la vita caratteristica dei ciarlatani di piazza ossia delle birbe, come dice il titolo: sono quadretti originali di un aspetto caratteristico della Piazza e dei campi di Venezia, specialmente durante il carnovale, nel Settecento (Ortolani, Voci e visioni del Settecento Veneziano, Bologna, 1926, pp. 62-63): il finto mercante schiavone, il finto tartaglia, la finta cavamacchie bolognese, la finta orbetta veneziana, il finto storpio napoletano, il finto cenciaiolo, il cantambanco. Nè manca qualche spunto satirico del tempo (Ortolani, Settecento - L’Abate Chiari, Venezia, 1905, p. 421).

Mario Penna chiama addirittura la Birba "un piccolo capolavoro del genere" e vi ritrova la gioia del Goldoni nel rivedere, dopo due anni di traversie e d’amarezze, la sua bella Venezia. L’elemento popolare del Gondoliere "si spiega ora con efficacia tanto maggiore", perfino i travestimenti “trovano una certa ragione logica”.” Ma v’ha di più: accanto a quest’elemento, che, derivandogli da un vivo senso di realtà, costituirà una delle basi del suo teatro - ora un altro si va delineando - vago ed impreciso ancora, ma che sarà fecondo delle migliori attuazioni. Qui fra le beghe della strada intravvediamo altre beghe, quelle domestiche: la moglie ed il marito che si rovinano spassandosela allegramente e poi a vicenda s’incolpano della sopraggiunta miseria e le due cognate che litigano". "E così i personaggi di questa composizioncina sono animati da un soffio inusitato di verità e di vita”.

Qui certamente non ci troviamo ancora innanzi ad una pittura di carattere, ma vediamo già colta una situazione vera e vissuta, dalla quale avranno vita due dei primi caratteri del Teatro Goldoniano: Ottavio e Rosaura della Donna di garbo". "Qui è già innegabile l’attitudine a creare un carattere, non descrivendolo, ma rappresentandone i segni più immediatamente sensibili: il che è il segreto dell’arte comica”: Il noviziato di C. Goldoni, Torino, 1925, pp. 53-56.

La signora Marchini-Capasso ci dà, più che tutto, il riassunto del vivace intermezzo, ma avverte un "primo accenno" del Goldoni "alle spese smodate che conducono a rovina, e alla smania del divertimento”. Lindora "è una figura tolta, sia pur rozzamente, dal vero, lontana precorritrice delle tante donne di testa debole" del teatro goldoniano: Goldoni e la commedia dell’arte, Napoli, 1912, pp. 56-57 e 188-190. Nota pure, come il Penna, l’affinità col teatro dell’Arte, che io non riesco bene a scoprire.

Ricorderò piuttosto per la somiglianza del titolo, non per altro, una commedia di Gennaro Antonio Federico, Li birbe, scritta nel 1728 (Scherillo, L’opera buffa napoletana, in Collezione Settecentesca, 1916, pp. 207 e 208) e un Intermezzo, I birbi (o Li birbi: v. Wiel), che non ho potuto vedere, recitato nel teatro di Sant’Angiolo a Venezia nel 1732, con musica del [p. 167 modifica]maestro Fini, attribuito dai continuatori della Drammaturgia Allacci ad Antonio Zanetti. Credo poi inutile rammentare anche Gli stroppiati, commedia del dott. Virgilio Verrucci romano, edita più volte a Venezia (1611, 1612, 1637).

La Birba del Goldoni ebbe un esito felicissimo nel teatro di S. Samuele. "...L’Intermezzo sorpassò di molto l’incontrò della Pupilla" ricorda l’autore nelle memorie italiane (vol. I, p. 106) " e si terminò il Carnovale con esso".

E nelle memorie francesi conferma: "La Birba fit le plus grand plaisir: cette bagatelle, très-comique et très-gaie, soutint Rosimonde pendant quatre autres représentations; mais il fallut revenir à Bélisaire... Et Bélisaire et la Birba furent joués ensemble jusqu’ au mardi gras, et firent la clôture du carnaval" (P. I. ch. 36).

Forse non per colpa della musica, ma del genere stesso dialettale e veneziano, la Birba non ebbe quella fortuna che si meritava oltre le lagune di Rialto: certo fu recitata anche a Padova, nella primavera del 1735 (vol. I, p. 109 e Brunelli, I teatri di Padova, Padova, 1921, p. 125) e nell’estate ad Udine, poi probabilmente a Genova, nella primavera del 1736; e poi, come appare dalle stampe, a Bassano e ancora, nel 1743, a Milano. Furono queste le principali edizioni del Settecento:

LA BIRBA | INTERMEZZO | per musica | Venezia | 1735 | per Alvise Valvasense (in 12°, pp. 24, presso il Civico Museo Correr di Venezia).

LA BIRBA | INTERERMEZZO | PER musica | Diviso in tre parti | In Venetia, et in Bassano (s. d., in 12°, pp. 24).

La BIRBA | INTERMEZZO | PER MUSICA | Diviso in tre parti. | DA RAPPRESENTARSI | Nel Regio Ducal Teatro di Milano | Nell’Estate dell’Anno 1743. | IN MILANO, MDCCXLIII | Per Carlo Giuseppe Ghislandi | in Contrada di S. Margarita (in 12°, pp. 24).

LA BIRBA | INTERMEZZO | in Opere Drammatiche Giocose di Polisseno Fegejo P. A., t. IV, Venezia, appresso Giovanni Tevernin, 1753.

Fu pure ristampata nel t. IV delle Opere Drammatiche Giocose del signor dottore Carlo Goldoni ecc., Torino, 1757, a spese di Agostino Olzati; nel t. VIII delle Opere Drammatiche Giocose del sig. dott. C. Goldoni, Venezia, 1770, presso Agostino Savioli; e finalmente nel t. I dei Drammi Giocosi, quarta classe delle Opere Teatrali del sig. avvocato C. Goldoni, Venezia, 1794, Antonio Zatta e figli, con questa intestazione:

LA BIRBA | INTERMEZZO | DI DUE PARTI PER MUSICA. | Rappresentato per la prima volta in Venezia il | carnovale dell’anno MDCCXXXIV.

G. O.