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La Canzone del Paradiso/IV. Il Re morto

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III. Il Sole V. Il Consiglio del Popolo
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IV.
IL RE MORTO

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Nella città con la canestra in capo
va sotto i neri portici e le torri
dal sole accese, appiedi dei palagi
cinti di merli, ingombri di baltresche,
5in mezzo al rombo di campane a festa.
In una piazza ella riposa un poco,
depone un poco la canestra, e guarda.
In alto guarda, e si ravvia sul capo
          i ricci pésti dal corollo.

10Dalla finestra uno la chiama: «Eh! tosa!»
S’avvia la tosa con le dolci frutta
e con li odori, e sulla porta un vecchio
vestito a festa: «Va pur su» le dice:
«è misèr Piero, Pier de li Asinelli».
15Dice Zuam Toso; ed ella ascende, ed entra

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in una sala piena di signori,
seduti, in piedi; e ode basse voci
          gridare, Azar! a tavoliere.

Sur una panca giace un cavaliere,
20con gli occhi chiusi, bianco il viso, bionde
ciocche scorrenti tutto intorno a onde.
«Re Falconello?» ella domanda; e Piero,
scegliendo fiori e frutta: «Falconello,
coi geti al piede!» Dorme il re: d’un tratto
25sente un odore di verziere e d’orto,
e vede fiori frutta alberi strade,
          e vede campi e fiumi, e il sole!

Sorride un poco, apre le nari, e dorme.
E Flor d’uliva scende più leggiera
30e più pensosa. Pensa al Falconello
coi geti al piede, così bello e blondo.
Ritorna, e canta nel ritorno, e in cielo
soffiano i lampi e qualche tuon bombisce.
E dice alcuno che il maltempo esplora:
35«Par di sentire l’allodetta santa,
          che in cielo, tra due tuoni, canta».
          
Lunga è la via, non è la via dell’orto!
          Deh! la gran pieta del Re morto!

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          Elli era bello, or è più bello.
          Zase scoperto in t’un lavello;40
               una fontana i geme appresso.
          E sul lavello un arcipresso
          tene una secchia appesa ai rami,
          che dice: Vuoi ch’e’ viva e t’ami?
               empi me di lagrime amare.45

Cascano già gocciole rare e grosse.
          Chi ha tante lagrime amare?
          Ed ecco un dì vene una sclava,
          e vede il Re morto che amava,
               nè il Re lo seppe a la so vita.50
          Prende la secchia intarmolita,
          e se la pone tra i ginocli:
          tre dì vi mesce giò da li ocli,
               l’ha quasi empita del so planto.

Rimbalza su la polvere che odora.55
          Si specchia allora nel so planto:
          si vede sozza, scarna, trista.
          «Deh! como sosterrà mia vista?
               Eo vuo’ lavarmi alla fontana».
          Vi va, chè la non è lontana;60
          si lava: anche i cavelli scioglie;

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          si mira; anche due flori coglie;
               flori di menta e di ginestra.

La pioggia scroscia sulle larghe foglie.
          65Flori di timo e di ginestra,
          flori per una ghirlandetta;
          poi torna al so gran planto, in fretta,
               che forse non ne manca un dito...
          La secchia è colma, il Re sparito!
          70Un’altra sul suo pianto ha pianto;
          ha tratto il morto Re d’incanto,
          con quattro lagrimette stente.
               Con quattro lagrimette stente
          s’è tolta ’l blondo Re ch’ell’ama,
          75ed ella, oisè dolente e grama!
               le ha plante, per l’amor suo, tutte.
          Non plange più, le ha plante tutte
          dal core per l’amor so bello:
          rimane lì presso ’l lavello,
          80con le so lagrime rimane:
               ...le so lagrime vane.