La danza degli gnomi e altre fiabe/Il Re Porcaro/VI

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Il Re Porcaro - Capitolo VI

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Il Re Porcaro - V Il Reuccio gamberino

Giunte al regno del padre, le sorelle si travestirono da pellegrine, per non essere riconosciute dalla matrigna che le credeva morte; e col volto coperto d’un velo fitto e il petto adorno di conchiglie e d’amuleti si presentarono a palazzo.

Il Re le ricevette nella sala del trono. Accanto a lui sedeva la matrigna e le tre scrofe usurpatrici, vestite di stoffe preziose, adorne d’oro e di gemme.

- Sire! Siamo pellegrine reduci di Terra Santa. Abbiamo portato dai paesi del Gran Turco un’acqua dilettosa che vogliamo offrire alla Maestà Vostra.

E Chiaretta trasse fuori l’ampolla, la sturò, la depose ai piedi del trono.

Subito ne balzò fuori l’acqua fatata, fece un inchino e cominciò a salire i gradini del trono danzando e cantando al suono di una musica lontana. La sua canzone narrava di tre principesse perseguitate dalla matrigna e d’un Re insanito per un filtro malvagio, narrava tutta l’istoria pietosa delle tre giovinette.

La matrigna fece per ghermire e disperdere l’acqua delatrice ma la toccò appena che restò di marmo.

Al Re fu come cadesse dagli occhi una benda; vide le tre bestie immonde sedute sui seggi delle figlie rinnegate, capì, e scese a braccia aperte stringendo le tre pellegrine che si erano scoperte il viso.

La Corte acclamava il Re rinsavito e le principesse redivive.

Queste, pietose, vollero ritornare in vita la Regina pietrificata, e cercarono la coda di lucertola, ma la coda non c’era più.

E la matrigna di marmo, col volto furente e le mani protese, fu collocata su un piedistallo, nell’atrio del palazzo, e vi restò nei secolo come statua della malvagità.