La danza degli gnomi e altre fiabe/Il Reuccio gamberino/IV

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Il Reuccio gamberino - Capitolo IV

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Il Reuccio gamberino - III La danza degli gnomi

Il Reuccio Sansonetto ebbe libero il passo nel regno di Marsilio. Cercò nei giardini; trovò il luogo indicato dal fenicottero.

Ma in cinque anni il nocciolo era diventato un ciliegio altissimo, tutto carico di frutti rossi e lucenti come rubini.

Sansonetto ne mangiò uno, poi un altro, e un altro ancora; e osservò i noccioli, e ogni nocciolo portava inciso attorno: «grano dell’irriverenza»...

Ad un tratto il Reuccio ebbe come una specie di vertigine e socchiuse gli occhi.

Quando li riaprì si trovò dinanzi alla casetta della Fata Nasuta e la vecchietta gli sorrideva.

Si guardò, si palpò, era ritornato come alla vigilia delle nozze, con la sua alta statura diciottenne e i piccoli nascenti baffetti biondi. Provò a dare qualche passo: era risanato della buffa andatura gamberina.

- Il tuo errore è espiato - disse la vecchietta - conserva i noccioli del ciliegio salvatore, e seminali nei tuoi giardini.

- Grazie, vecchietta mia!

Il Reuccio baciò la buona fata, ma sentiva l’anello donatogli da Biancabella di Pameria stringergli il dito.

- Ah! fata mia, la fedeltà della mia sposa corre pericolo.

- Forse. Ma fa’ cuore, mettiti in armi e corri alla Corte. Dal canto mio t’aiuterò.

Sansonetto s’armò di tutto punto e partì di gran galoppo.

Sentiva l’anello stringergli, stringergli il dito sempre più...

- Si sarà stancata di questa lunga attesa! Purché io arrivi in tempo ancora!

Giunse in Pameria e vide la capitale imbandierata e festante. Chiese perché.

- Da una settimana è aperto un torneo a Palazzo Reale. Il Re ha imposto alla figlia la scelta d’uno sposo. E cento cavalieri si contendono la mano di Biancabella. Ma v’è un cavaliere sconosciuto che li abbatte tutti; e si prevede che pel tramonto di quest’oggi avrà sbaragliato i rivali.

Sansonetto accorse alla giostra, scese tra gli spettatori. Il cavaliere misterioso, tutto rivestito di una corazza d’acciaio chermisi, stava sbalzando di sella l’ultimo avversario e già il popolo lo proclamava di diritto sposo di Biancabella. Ma Sansonetto calò la visiera e, fra lo stupore generale, scese in lizza. Ed ecco che al primo colpo di Sansonetto l’invincibile campione chermisi dà un suono metallico e cupo e cade disteso.

Fu scosso, rialzato, aperto. Era vuoto.

Il cavaliere chermisi era una semplice corazza che la buona Fata Nasuta aveva animata d’uno spirito benigno e inviata alla giostra per sopprimere gli altri combattenti e dar modo al Reuccio di giungere in tempo. Il Reuccio Sansonetto alzò la visiera, e s’inchinò sugli arcioni, dinanzi alla loggia della sposa. Biancabella quasi venne meno dalla gioia improvvisa; e il Re abbracciò come figliuolo il giovinetto risanato.

Furono celebrate nozze splendidissime.

E i noccioli favolosi, seminati nei giardini reali, crebbero con gli anni e formarono un boschetto detto dell’«irriverenza».