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La fondazion di Venezia/Azione V

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Azione V

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AZIONE QUINTA.

Besso e detti.

Besso. Ohimè! coss’è sta cossa?

Donca no xe segura
Gnanca la nostra povertà infelice
Dall’ingordisia 1 vostra? In ste lagune
Cossa spereu trovar? Qua no ghe nasce,
Oltre i frutti del mar, che poche erbette,
Cibo anca scarso à zente poverette.
Adrasto. Quietatevi, buon vecchio: io ve lo giuro,
Cupidigia crudel noi qui non tragge;
Abbiam oro, abbiam gemme,
Voi ne sarete a parte.
Besso.   A prezzo d’oro
La nostra libertà nu no vendemo;
Liberi semo nati,
Liberi moriremo.
Oronte. Come franco ragiona in sua favella!
Lisaura. Oh cara libertà, tu sei pur bella.
Adrasto. La deità tutelare,
Che la vostra innocenza ama e difende,
A vostro pro quivi ne scorta: avrete
In noi fidi compagni, e non nemici.
Liberi voi, liberi noi, godremo
Quell’armonia beata
Che invidia non ammette, o gara, o fasto;
Se non che sarà nostro
Di difenderla il peso, e il frutto vostro.
Besso. Quando la xe cussì, sbasso la testa
Al decreto del Ciel; ma perchè mai
Aveu lassà le vostr’alte fortune

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Per abitar in povere lagune?

Oronte. Fortuna è sol dove la pace alberga;
Quanti credon l’impero
Esser degno d’invidia, e non è vero.
Lisaura. Fortuna è solo dov’è il cor contento;
Quanti credono un regno
Esser felicitade, ed è tormento.
Adrasto. Arde l’Italia tutta
D’empio foco crudel, che l’ira accese;
Il povero paese
Geme sotto il gran peso
Delle barbare schiere, onde scuotendo
Il tirannico giogo,
Quivi siam scorti a stabilir la sede
D’una reggia felice
Sovra i cardini suoi: Giustizia e Fede.
  Regnerem, ma il nostro impero
  Sarà giusto, e non severo.
  Il vassallo dal Regnante
  Sarà lungi un brieve istante,
  Anzi parte di quel soglio
  Senz’orgoglio - anch’egli avrà.
Ma chi è colei, che in rozzi panni avvolta,
Tanta ostenta beltade e leggiadria?
Quella che a noi sen vien...
Besso.   Quella è mia fia.
Adrasto. Qual Venere novella,
Ebbe il natal fra le sals’onde anch’ella.

  1. Zatta: Ingordigia.