La leggenda di Tristano/CII
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CII. — Ma lasciamo lo conto di parlare di T., ché bene lo saperemo trovare, quando luogo e tempo sarae. Ma dappoi che T. fue partito, sí come detto è di sopra, tutte fiate Braguina sí s’andava rivolvendo addietro inverso T. E giunse ala terra e introe dentro da Tintoil e andò alo palagio, e quivi ismontoe da cavallo e tornossi ala sua camera. E quand’ella fue nela camera, incominciò a fare lo maggiore pianto che mai fosse fatto per una damigella, e dicea infra se istessa: «Oi lassa me, Braguina, com’è dura questa aventura, quando io veggio la pena e ’l dolore di questi due amanti, li quali sono lo fiore di tutti gli amanti che sono al mondo! E io posso bene dire che quando eglino bevettero lo beveraggio amoroso, quello fu loro dolore e fu la loro morte per tutto tempo dela loro vita, né giamai non fallirae loro cotanto dolore». Or sí lamenta Braguina e dice: «Oi re Marco, maladetto possi tu essere, quando tu hai atteso ali traditori, li quali t’hanno aunito per tutto tempo della tua vita e hanno fatto discacciare di tutta Cornovaglia lo piú prode cavaliere e lo migliore di tutto il mondo, e messa in vergogna la piú bella dama che sia al mondo! Oi lassa madonna Isotta, come voi avrete grande dolore, quando voi saprete che T. sia andato in altro paese e no lo vedrete cosí sovente fiate, sí come voi eravate usata! E egli sofferrá dolore e pene e vergogna oltra misura per tutto tempo». Mai molto si dolea Braguina di questa aventura.