La leggenda di Tristano/LVI

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LVI. —A tanto dá T. uno grande colpo a Blanor in sula testa si ch’egli gli viene ginocchione a piede e poscia va rivescione in terra. E T. dice: «E come è, compagnone, e non combatteremo noi piú?». E lo cavaliere disse: «Per mia fe’ non, ch’io non posso». A tanto sí ne viene T. dinanzi alo re Acanor ed alo re di cento cavalieri e dice: «Segnori, lo cavaliere l’ha sí bene fatta che non si puote biasimare. Ed acciò vi priego che voi dobiate mettere pace da me alo [p. 69 modifica] cavaliere, e diliberate lo re Languis dela querella che aposto gli fue». Allora si trassero a consiglio li due re e dissero: «Ecco lo piú cortese cavaliere e lo migliore del mondo, che vuole pace coll’uomo vinto». Acciò dicono li due re: «Cavaliere, tu se’ segnore d’andare e di stare e lo re Languis è bene diliverato dala sua querella». E allora sí ne viene T. al suo distriere e gittavisi suso sanza mettere piede in istaffa e cola ispada [nuda in mano], e istringe mano al freno e vassine a grandi salti del distriere. Allora disse tutta gente: «Noi credavamo che lo cavaliere fosse molto ferito e brisciato ed egli è in tale maniera montato a cavallo». Allora ciascuno disse: «Questi è lo migliore e ’l piú valentre cavaliere del mondo e non assembra ch’abia combattuto». A tanto sí ne viene lo re Languis d’Irlanda e disse: «Signori, datemi commiato, ché se ’l mio cavaliere si n’andasse sanza me, io no lo potrei poscia trovare». Allora disse Acanor: «Diteci lo nome delo cavaliere e poscia andate con Dio». E lo re Languis disse: «Io no lo so dire per mia fé». Dissero li re: «In tale maniera non v’osate voi partire». Allora disse lo re Languis: «Lo cavaliere si è T. di Cornovaglia ed è figliuolo delo re Meliadus di Leorfis». A tanto si parte lo re Languis e vanne quanto ne puote andare presso a T. con sua gente e a pochi giorni lo giunse. E sono tornati ala marina ali loro padiglioni e trovarono li cavalieri di Cornovaglia, e fanno grande festa, perché sanno com’è incontrato loro. Allora dice lo re Languis a T. che gli pare del’andare o delo stare. E T. pensa in fra se medesimo e pare a lui ch’è meglio ad andare in Irlanda con lui che sanza lui. Allora dice T. allo re Languis che vuole andare con lui in Irlanda. Molto n’è lieto lo re, e montano in loro vaselli e vegnono tanto per loro giornate che sono giunti in Irlanda. Quando la nave giunse al porto, grande allegrezza e grande gioia ne menavano e trassero fuori le ’nsegne del re Languis. Ed allora tutta la gente trae al porto e veggiono molto allegramente lo loro re tornato con sua gente, credendo tutta gente che egli non vi tornasse mai, perch’egli avea a combattere lo re Languis con [p. 70 modifica] cosi buoni cavalieri, e perciò non crediano ched egli mai tornasse a casa. Ed allora lo re si scende in terra con sua gente e con T., e li baroni e li cavalieri e la reina e madonna Isotta la bionda dicendo tutti quanti: «Messer lo re, bene siate tornato, la Dio mercede che vi ci ha rimandato». Ed allora sí risponde lo re e dice: «Sed io ci sono tornato, la grazia e la mercede sí ne rendete a questo cavaliere, imperciò ched io sí ci sono tornato per la sua bontade. E perciò vi dico che voi a costui ne sappiate grado ed ala sua bontade ed ala sua prodezza, ed a me non». Allora sí si ne viene la reina a T. ed anche madonna Isaotta la bionda e tutte le dame e le damigelle e li baroni e li cavalieri, e tutti ne fanno grande festa e grande gioia ne menano a T., e duroe la festa e l’alegrezza ciascuno in suo grado giorni otto. E a tanto si fae radunare lo re per comandamento di T. tutti li baroni d’Irlanda e tutte le dame e le damigelle, e a tanto fuorono assemblati tutti in uno bello palagio. Allora disse T. allo re: «Re, io sí vi voglio domandare io dono, lo quale io vi chiesi». Allora disse lo re: «Domanda tutto ciò che ti piace». E T. disse: «Io voglio madonna Isotta la blonda, che voi la diate per moglie alo re Marco». E lo re disse: «Dimandila tue per te o per lo re Marco?». E T. disse: «Io la voglio pur per lo re Marco». E lo re Languis disse: «Io la voglio dare pur a te e non ad altrui». E T. disse: «Io la voglio pur per lo re Marco, imperciò ch’io gli l’ho promessa». E lo re Languis disse a T. «E promettimi tu queste cose sí come cavaliere?». E T.: disse che sí. Allora sí prese lo re madonna Isotta per mano e T. la sposa per lo re Marco. E poi sí si trasse T. dala parte dele dame, sí come è usanza in quella parte, e dappoi si cominciano ad armeggiare. Grande e riccamente fanno li cavalieri di Cornovaglia e fannone grande festa, perch’è fatta la pace dela guerra ch’egli aveano infra loro; ché n’è molt’allegra tutta gente. E dappoi sí si viene apparechiando T. di ritornare in Cornovaglia cola dama e con sua gente, e apparecchiasi di andare per mare. Allora si donoe la reina a madonna Isotta la blonda molte gioie e di molte guise, sí [p. 71 modifica] come a tale donna si convenia, e menane Braguina madonna Isaotta per sua privada damigella. E quando monta in sula nave messer T. e madonna Isotta, tutti li cavalieri e li scudieri vegnono armeggiando ala marina e faccendo grande gioia, e le dame e le damigelle vegnono faccendo loro sollazzo.