La mia vita, ricordi autobiografici/Prima di entrare in discorso

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Prima di entrare in discorso

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Dedica I
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Prima di entrare in discorso


... Comincio subito col dichiarare che nessun sentimento di vanità m’ha spinto a scrivere questo libro: e ho il diritto di esser creduta perchè tutta la mia vita. trascorsa, vita di silenzio, di lavoro, troppo spesso di lacrime, è una prova convincente della mia profonda antipatia per tutto quanto sa di pubblicità, di ostentazione e — per dirla con la solita barbara voce moderna — di réclame. Scrivo queste pagine non tanto per appagare il bisogno imperioso di sincerità che, su per giù, è in tutte le anime affaticate e dolenti che poco han chiesto alla vita e che molto le hanno dato: quanto per rivelarmi, tal quale io mi sono, a persona che io amo più di me stessa e alla quale desidero di lasciare questa geniale compiuta rivelazione d’una individualità femminile moderna.

E avverto pure i lettori (e ne avrò di certo perchè i curiosi non mancano) che questo non è un libro d’arte: e che anderebbero quindi [p. 8 modifica] grandemente grati se vi cercassero i soliti lenocinii di forma e le solite belle pagine da trascriversi più tardi nelle famose Antologie scolastiche, ove, a difetto di belle e compiute figure, s’imbandiscono ai giovani dei pezzetti di mosaico, incollati insieme Dio sa come!

Questo libro, dunque, se non potrà chiamarsi una confessione vera e propria — non ci si confessa che a Dio — sarà almeno un libro sincero, onesto, che mi guadagnerà qualche simpatia da chi, come me, non chiede nè spera molto dagli uomini e considera l’esistenza per quello che veramente è: una via, più o meno comoda, più o meno soleggiata, per giungere ad altre vie, ad altre altezze.

Ho avuto anche in mente, scrivendo, di aggruppare intorno a me — raggi luminosi sprigionantisi, per meravigliosa virtù, da un nucleo oscuro — fatti e personaggi che ebbero il loro quarto d’ora di celebrità: fatti nei quali sostenni un’umile parte, personaggi a cui mi avvinsero rapporti di affari, di simpatia o d’affetto.

Ho, detto quanto dovevo dire. Avanti dunque, che la via lunga... ne sospinge.

Ida Baccini.

Primavera del 1902.