La rettorica delle puttane/Signore gentilissime

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Signore gentilissime

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L'Auttore a chi legge
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Signore gentilissime.


NN
On ad altri, che a voi deve dedicarsi questo libro, se è vero, che il tutto s’indrizza naturalmente alla sua sfera. Questo è un registro de vostri trionfi, mentre si esercita da voi perfettamente nella prattica tutto ciò che quivi per theorica si propone. Tra le altre sempre vi dimostrate insigne nelli artificii proprii della vostra professione, e però ragionevolmente destinansi le colorite tele di questi fogli a prender chiarezza maggiore sotto l’ombra del vostro nome. Havrà l’arià propria questo quadro; mentre chi legge a prima vista ivi contrarà voi di prospettiva. Non però pretendo di consecrarvi questa compositione, come degna delle vostre glorie, più tosto, che di sottoparla al vostro sindicato come manchevole in molte parti, e piena d’errori, che dovranno corregersi con le vostre regole. Protesto di non poter scrivere quanto voi sapete operare, nè io sò chimerizare tante fintioni, e furberie quanto pratticansi da voi per uso ordinario. Aggiungete quel più che offre il vostro talento molto superiore alla debolezza del mio ingegno. Ricordatevi, che già vi dedicò il cuore, chi hora dona questo libro. Aggraditelo dunque come regalo affettuoso di chi v’ama. E se bene non [p. 4 modifica]apprezansi da voi le carte, se non quando ravvolgonsi in quelle dalli amanti monete d’oro sdegnar però non dovete le presenti ben apprendendo ciò ch’in esse si rappresenta con questi inchiostri havrete minere pretiose, onde fruttificheranno per voi abbondanti ricchezze. Giudicate questo volume quasi un fascio di carte da gioco di poco, o niun valsente, atto però al fare si che vi provecchiare con insoliti guadagni. Habbia dunque merito appresso di voi la mia buona volontà, e rimuneratemi tale volta col porre, gratis, sù la stostra bolletta in guisa, che io habbia il transito libero a godimenti senza spesa. Escusatemi dal rigoroso dacio, quale convien pagare a chi conpera un bocconcino delle vostre carni, & ancorche puzzino tal hora, sempre almen sian poco buone il prezzo è ingordo. Quando procediate meco liberamente mi regolarò al proverbio, che vieta di guardar in bocca di cavallo donato, e cosi non mi curerò d’haver petto, panzetta, o altra parte di peggior taglio, che come suol dirsi, habbia cattiva qualità quasi carne di collo. Se in somma corrisponderete con la prodigalità delle amorose dolcezze ad un amichevole volere, prenderò il tutto per bello, e per buono, mentre ricusarete di gratificarmi con un poco di sotto schena.

Di Città buona per voi adi 25 Agosto mese molto cattivo; poiche la carne puzza. L’anno 1642. Vostro cordialissimo.

Quello che ben sapete.