La santa alleanza dei popoli (Mazzini)/La santa alleanza dei popoli/VII

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Qual èFonte/commento: vedi la prossima riga tra gli uomini della democrazia in Europa che non convenga in siffatte credenze? Qual è tra le scuole che tengono il campo, che non intenda sottomettere l’adozione del proprio sistema, del proprio programma, al libero voto del popolo? E perchè non potremmo d’una in altra contrada affratellarci su questo terreno comune, lasciando al tempo ed agli studii individuali lo sviluppo delle opinioni che prevarranno intorno ai modi d’applicare le credenze intorno ai particolari dell’edificio sociale che i popoli inalzeranno?

Affratellarci, diciamo, praticamente. Le aspirazioni, le [p. 13 modifica]testimonianze d’affetto, le simpatie che emergono a sbalzi, interrottamente, davanti a grandi fatti impreveduti da un popolo all’altro, non bastano. È tempo che relazioni regolari, continue, avviate, dirette da un solo centro, da un nucleo d’uomini noti per fede, virtù, energia e costanza provata, rannodino, da un punto all’altro d’Europa e d’America, quanti combattono e sperano per la santa causa della libertà, quanti adorano il nostro ideale, quanti accettano la nostra formula: un solo padrone, Dio: una legge sola, progresso: un solo interprete della legge di dio sulla terra, il popolo: duci la Virtù e il Genio.

La nostra fu, sino ad oggi, guerra di partigiani: è tempo che cominci la guerra regolare, la guerra per masse.

La democrazia non conquisterà, per trasformarla, l’Europa, se prima non si ordina a forma di stato, o governo, nucleo primitivo della Europa dei popoli, e manifestazione collettiva del pensiero generale, che dominerà l’avvenire.

Noi non possiamo inalzare il tempio, il Panteon della fede invocata: lo inalzeranno i popoli quando che sia; ma noi possiamo e dobbiamo fondare la Chiesa dei precursori.

Noi vagheggiamo d’antico il pensiero di una vasta associazione che, divisa in altrettante sezioni e abbracciando in Fonte/commento: vedi pag. 4 tutte quante le manifestazioni dell’attività umana, schierasse affratellati e ordinati a seconda delle tendenze e delle capacità individuali tutti i credenti nella nuova êra, e nei principii già conquistati che accennammo più sopra, e ne avviasse con un disegno generale i lavori. Pochi uomini venerandi per dottrina e virtù, per intelletto ed amore, per sacrificii intrepidamente durati a pro della fede comune, nelle diverse contrade d’Europa e d’America, formerebbero il consiglio supremo dell’associazione, la loro parola escirebbe sempre collettiva e sintetica al mondo. Altri uomini più intimamente affratellati per comunanza d’origine col pensiero e colle tendenze di ciascun popolo, constituirebbero una serie di consigli nazionali presieduti, a tutelare l’unità del concetto, ciascuno da un membro del consiglio supremo, appartenente alla nazione rappresentata. Nel consiglio supremo avrebbe espressione il concetto della missione generale dei popoli; nei consigli nazionali, quello della missione speciale che spetta ad ogni nazione. Il primo rappresenterebbe il principio, in virtù del [p. 14 modifica]quale l’umanità s’agita in cerca d’una nuova sintesi e i termini essenziali dello sviluppo avvenire: i secondi, le applicazioni del principio ai diversi popoli, e i mezzi coi quali le nazioni possono concordi raggiungere il fine. E sotto l’impulso di quella doppia direzione s’ordinerebbero a poco a poco i lavori degli uomini che darebbero il loro nome all’associazione: gli uni nella sfera della scienza, gli altri in quella della realità. Mentre i consigli nazionali raccoglierebbero i titoli dei popoli a sedere liberi ed eguali nella grande federazione delle nazioni, e trasmetterebbero ad essi il pensiero europeo; mentre il Consiglio supremo segnerebbe la nuova mappa d’Europa, promoverebbe la santa alleanza degli oppressi contro gli oppressori, accennerebbe, senza confinarsi per entro i limiti di un sistema assoluto, alle grandi vie del progresso, e armonizzerebbe i moti e le imprese dei diversi popoli, come si armonizzano i moti delle colonne formanti un esercito; s’inizierebbe, rinata la fiducia negli animi sconfidati, l’imposta della democrazia, una parte della quale convertita in istituzione di credito ai popolani, si verserebbe negli stabilimenti d’industria agricola e manifatturiera che, disseminati ove fosse stimato opportuno, esibirebbero praticamente i metodi, i frutti, e la moralità delle associazioni: — l’altra alimenterebbe la stampa e l’insegnamento popolare non limitato, come oggi, ai pochi grandi centri di popolazione, ma ripartito secondo i bisogni delle varie località: la terza s’accumulerebbe, deposito sacro agli aiuti fraterni richiesti dai popoli sorti a rivendicare il proprio diritto. Il pensiero e l’azione, due aspetti inseparabili dell’unità umana, che oggi vivono, con pericoli gravi per l’avvenire, pur troppo sovente disgiunti, si riconoscerebbero uniti, come in tutte le grandi epoche della umanità, a nuova vita nella associazione; e le moltitudini oggi, più che altri non crede, sospettose dei pensatori, si rinfrancherebbero nella fiducia e nella conscienza di un’autorità non dispotica, non arbitraria, ma fondata sull’amore e sulle opere.

Quanta parte di siffatto disegno possa mai verificarsi nel campo della democrazia, noi nol sappiamo. Ma sappiamo che la democrazia deve verificarne quanta più parte è possibile, o trascinarsi per lunga pezza ancora sopra una via di tentativi isolati, sorgente di martirio glorioso e giovevole esso pure all’umanità, ma non di vittoria. I nostri fratelli [p. 15 modifica]ci pensino. Pretendere che i più s’intendano su tutto il da farsi nel futuro prima di agire è un condannarsi a rompere contro, non diremo la necessità di lunghi anni d’indugio; — poco importerebbe il tempo in un’impresa come la nostra, — ma contro l’impossibilità di trasformare una gente che vive forzatamente in una atmosfera di egoismo e di corruttele. Toglietela a quelle influenze mortali: conducetela all’aperto in un elemento più puro, sotto il cielo di Dio. Rompetele i sonni con una scossa violenta, le abitudini coll’entusiasmo della battaglia: otterrete allora, nel concitamento di tutte le facoltà, un getto di vita potente e volente, e la verità scenderà più rapida sul popolo congregato a fecondare quella vita. Operate, insomma: l’azione è rivelazione alle moltitudini. E ad operare efficacemente, dacchè levarsi senza speranza ragionevole di trionfo sarebbe in oggi colpa gravissima, bisogna unirsi. Unitevi, dunque. I momenti corrono gravi di eventi. I tristi governi che pesano a guisa d’incubo sulle vostre facoltà, e sull’anima delle nazioni, vi hanno dato in Baden, in Ungheria, a Roma, il loro programma: alleanza ad opprimere. Sia il vostro: alleanza ad emancipare. Pubblicamente o secretamente, a seconda dei luoghi, rannodiamoci, intendiamoci, prepariamoci. Il giorno in cui, simili ai primi cristiani, potremo dire: nel nome di Dio e del Popolo, noi siamo uno, i nuovi pagani saranno impotenti, il vecchio mondo sarà vinto da noi. Dio c’inspirerà poi le vie del futuro.